Guerra in Ucraina, Dottori: «Generali uccisi e confusione, Mosca ha perso l'iniziativa. E Zelensky teme il nucleare»

Il consigliere scientifico di Limes: le forze ucraine hanno migliore formazione e armi moderne, con i tank non si vince

Guerra in Ucraina, Dottori: «Generali uccisi e confusione, Mosca ha perso l'iniziativa. E Zelensky teme il nucleare»
di Marco Ventura
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Sabato 19 Marzo 2022, 06:39 - Ultimo aggiornamento: 11:38

La grande incognita si chiama arma tattica, l'arma nucleare progettata per l'impiego sul campo di battaglia. La domanda è: perché Zelensky insiste a chiedere alla Nato la no fly zone sull'Ucraina, visto che comunque i russi non hanno il controllo dei cieli? Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes, una spiegazione ce l'ha. «Il suo retropensiero può essere che se i russi si trovassero in grande difficoltà, Putin potrebbe ordinare l'uso di qualche ordigno tattico, magari una bomba scaricata da un aereo. Non credo che siamo a questo punto e mi auguro che non succeda, eppure Mosca ha fatto propria la vecchia idea della Nato del first use, ovvero il ricorso per primi all'arma nucleare».

Qual è la situazione reale sul terreno?

«I russi rischiano l'osso del collo.

Lo Stato ucraino sta combattendo per la sopravvivenza, le élite del Cremlino anche. Forse dovremmo fare in modo che nessuno vinca. Con il collasso russo può succedere di tutto».

Com'è possibile che quattro generali russi siano stati uccisi?

«Di fronte alle legittime paure di coscritti a volte 18enni che vedono con quanta facilità i tank vengano bruciati dai lanciamissili spalleggiabili Javelin, un comandante che sappia fare il suo mestiere può solo mettersi alla guida delle truppe per infondere il coraggio necessario. Però non è normale. Da almeno tre giorni sembra esserci stabilità o stallo, con piccole limature alle linee dei fronti. Pur essendo gli attaccanti, i russi non hanno più l'iniziativa. E può darsi che nei prossimi giorni gli ucraini passino al contrattacco, segnali già ci sono. Quello sarà il momento critico».

La Russia starebbe spostando truppe dalla Georgia e dall'Armenia.

«Sguarnire quelle regioni espone i russi e i loro alleati al rischio di attacchi degli avversari. Se è vero che Mosca è disposta a creare vulnerabilità in zone sensibili, è perché ha un problema. Un'altra incognita è che in guerra le munizioni vanno via facilmente e alle spalle del dispositivo russo c'è solo l'apparato produttivo della Federazione russa, mentre gli ucraini sono assistiti da molti Paesi. Sarebbero 17mila armi le anti-carro in arrivo».

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Come sta combattendo l'esercito ucraino?

«Con competenza, sembra addestrato secondo lo standard Nato. I russi no. Abbiamo visto soldati ucraini coi palmari, mentre nei tank russi si ritrovano ordini di servizio e di marcia su fogli di carta. L'idea del carro armato che da solo vince le guerre era stata smontata già nel 1973 con la Guerra del Sinai, ora ne esce distrutta. Non c'è più bisogno di un altro tank, un aereo o un cannone per affrontare i carri armati. Basta un uomo con un bazooka moderno».

Da una parte e dall'altra ci sono i mercenari.

«E i mercenari costano. Ma diverso è il caso dei ceceni di Kadyrov, una milizia che negli ultimi anni ha svolto un ruolo importante nella sicurezza presidenziale di Putin, è stata un bastione della sua forza interna, impiegata in Ucraina per la prima volta in modo così vistoso all'estero, se si esclude un po' la Siria. I ceceni hanno un impatto più psicologico che operativo. Non sono slavi ma alieni, fanno solo più paura. Se a fermare i reggimenti corazzati bastano uomini armati di Javelin, la fanteria leggera cecena non è molto significativa, né i russi immaginano di combattere dentro le città».

Quali errori hanno commesso?

«Hanno disperso le forze. Combattono su 5 assi con forze insufficienti e nessun centro di gravità identificato, mentre lo schieramento ucraino che all'inizio sembrava illogico, sta funzionando. Inoltre, i militari ucraini più anziani si sono formati nelle accademie russe e sono poi stati addestrati da americani, inglesi e canadesi. Assistiamo ancora a duelli aerei, i russi non hanno la supremazia aerea assoluta. Credono di più all'artiglieria e alle forze di terra. Usano i missili. Il risultato è quello a cui stiamo assistendo. Si spiega così perché la maggior parte di noi analisti non abbia previsto l'invasione: abbiamo ragionato sull'ipotesi del calcolo strategico bilanciato e razionale, mentre questa è una follia dovuta al fatto che Putin non era stato ben informato, o al peso dei fattori emotivi sulla sua decisione».

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