Il ministro della Difesa turco Akar: «Non chiediamo permesso per attaccare i terroristi. Asse con l'Italia sulla sicurezza»

Hulusi Akar: «Sulla Siria esercitiamo il nostro diritto all’autotutela»

Il ministro della Difesa della Turchia Hulusi Akar
di Gianluca Perino
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Lunedì 19 Dicembre 2022, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 15:27

Sulla guerra tra Russia e Ucraina il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha le idee chiare: «Bisogna ripartire da Istanbul» e tornare al dialogo, altrimenti «più a lungo durerà il conflitto, più difficile sarà per entrambe le parti guarire le proprie ferite». E sulla Siria dice: «Non chiederemo il permesso a nessuno per attaccare i terroristi».

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Ministro, il presidente Erdogan si è impegnato molto sul piano diplomatico per risolvere il conflitto tra Russia e Ucraina. Ritiene possibile in tempi brevi la fine della guerra o dobbiamo aspettarci morte e distruzione ancora a lungo?
«Come Turchia, crediamo che per la pace e la stabilità regionale e globale, i problemi possano essere risolti nel quadro del diritto internazionale, del buon vicinato, della reciproca buona volontà e del rispetto, attraverso il dialogo e il negoziato, attraverso metodi pacifici, e agiamo in linea con questo principio. Il nostro approccio alla guerra Russia-Ucraina è stato così sin dal primo giorno. In questo contesto, pur sostenendo tutte le misure e le politiche adottate all’interno della Nato, abbiamo anche condotto un’attiva diplomazia dall’inizio del conflitto. In particolare, ci siamo concentrati su un urgente cessate il fuoco umanitario e su una soluzione diplomatica. Come sa, uno dei risultati più importanti degli sforzi compiuti dalla Turchia sotto la guida del nostro Presidente Erdoğan, è l’aiuto a superare la crisi derivante dalla mancanza di approvvigionamento alimentare che minaccia il mondo intero. Dopo intensi negoziati, siamo giunti a un accordo con la collaborazione dei ministri della Difesa dell’Ucraina e della Federazione Russa e dei rappresentanti delle Nazioni Unite. L’accordo sul grano è stato firmato il 22 luglio e fino ad oggi quasi 14 milioni di tonnellate di grano sono state spedite in sicurezza ai mercati mondiali e ai bisognosi. Proseguire questa iniziativa vitale è la nostra massima priorità. Se questo accordo sul grano non fosse stato concluso, probabilmente ci sarebbe stata più fame in Africa e in altre parti del mondo sarebbero insorte rivolte e instabilità a causa della carenza di beni di prima necessità come il pane. Anche in paesi europei come l’Italia, i prezzi del cibo sarebbero molto più alti di quanto non siano oggi. D’altra parte, grazie alle iniziative e alla mediazione del nostro Paese, è stato effettuato uno scambio di prigionieri tra Ucraina e Federazione Russa di circa 300 soldati. La Turchia è riuscita a mantenere il dialogo con entrambe le parti durante questa crisi. Il nostro Presidente Erdoğan è in costante dialogo con il Presidente dell’Ucraina Zelensky e con il Presidente della Federazione russa Putin. Come Ministero, siamo stati in stretto contatto con le nostre controparti ucraine e russe. Il nostro obiettivo è continuare il processo di Istanbul, in cui le due parti si sono riunite per la prima volta dopo l’inizio del conflitto. Come ha sottolineato il nostro Presidente, siamo pronti a fornire qualsiasi supporto necessario a fermare lo spargimento di sangue e la distruzione nella regione. I nostri intensi sforzi diplomatici in questa direzione continueranno».

Gli Stati Uniti, e non solo, ritengono che l’Ucraina non possa riconquistare tutto il proprio territorio. Crede sia arrivato il momento, per il presidente Zelensky, di mettere in conto l’impossibilità di una vittoria totale e sedersi a un tavolo delle trattative?
«Come abbiamo ribadito sempre, sosteniamo pienamente la sovranità, l’integrità territoriale e l’unità politica dell’Ucraina. A questo proposito, rispettiamo le decisioni del popolo ucraino e del presidente Zelensky. Allo stesso tempo, come ha detto il nostro Presidente, “Non c’è nessun vincitore in una guerra e nessun perdente in una pace giusta.”Più a lungo durerà il conflitto, più difficile sarà per entrambe le parti guarire le proprie ferite. Allo stesso tempo, il prolungarsi dei conflitti aumenterà il rischio della loro diffusione».

Nelle scorse settimane Istanbul ha subito un grave attacco terroristico. Molte persone, compresa l’attentatrice, sono stata arrestate: siete riusciti a capire chi ha pianificato l’attacco?
«Come afferma anche lei, l’autore e i complici dell’attacco sono stati catturati. L’attenta indagine della polizia e le confessioni dei sospettati hanno dimostrato chiaramente che l’attacco era stato pianificato dall’organizzazione terroristica siriana Pkk/Ypg.

Riconosciuto come organizzazione terroristica da Ue, Nato e Usa, il Pkk opera sotto nomi diversi per fuorviare la comunità internazionale. Il punto chiave è che il Pkk e la sua estensione siriana, l’Ypg, sono la stessa organizzazione. Purtroppo, negli ultimi attacchi compiuti dal Pkk/Ypg in quattro diversi punti della Turchia, 14 civili, compresi bambini, hanno perso la vita e 94 sono rimasti feriti. Questa organizzazione terroristica prende di mira la pace e la sicurezza della Turchia. Per la protezione del nostro Paese e dei nostri confini, usiamo il nostro diritto all’autodifesa derivante dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Nel farlo non abbiamo bisogno del permesso di nessuno. Questo e altri attacchi simili dovrebbero ricordare alla comunità internazionale la gravità della minaccia terroristica. D’altra parte, non è moralmente corretto né compatibile con lo spirito di alleanza stabilire una partnership con un’organizzazione terroristica dicendo che è temporanea al fine di distruggerne un’altra. Questo atteggiamento significa anche non essere strategicamente lungimiranti nei confronti della Turchia, che è il Paese più forte e influente della regione. Ci aspettiamo che i nostri amici e alleati interrompano tutti i legami con questa organizzazione terroristica e siano in sincera solidarietà e cooperazione con noi nella nostra lotta contro il flagello del terrorismo. Vorrei anche sottolineare il fatto che non abbiamo problemi con i curdi o con qualsiasi altro gruppo etnico. Le nostre operazioni sono solo contro i terroristi. Nonostante l’intensa disinformazione e propaganda su questo argomento, insistiamo sul seguente punto: proprio come Daesh non è il rappresentante dell’Islam e dei musulmani, l’organizzazione terroristica separatista Pkk/Ypg non è il rappresentante dei curdi».

Considerando quello che ha appena detto, quali sono a questo punto i vostri obiettivi in Siria ed Iraq?
«Il mondo intero, in particolare i nostri alleati europei, sa che la Turchia fa di più per il popolo siriano di qualsiasi altro paese. Da anni ospitiamo in Turchia circa quattro milioni di siriani che si sono rifugiati nel nostro Paese fuggendo dalla guerra. Questo numero equivale a quello della popolazione di Roma, la capitale italiana. Quindi, pensi, è come se tutti gli oltre quattro milioni di romani fossero venuti in Turchia come rifugiati. Forniamo inoltre assistenza a cinque milioni di sfollati, privati dalle loro case all’interno della Siria. Come dico sempre, come Turchia rispettiamo sempre il diritto internazionale, l’integrità territoriale e la sovranità di tutti i nostri vicini. Tuttavia, dovrebbe essere chiaro a tutti che siamo determinati a compiere ogni passo per garantire la sicurezza del nostro Paese. Il punto principale è che la nostra lotta è contro il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, inclusi Daesh, Feto, Al-Qaeda e Pkk/Ypg. In particolare, le forze armate turche sono l’unico esercito che ha combattuto corpo a corpo contro Daesh sul terreno e neutralizzato 4.500 dei suoi terroristi più radicali. Abbiamo anche espulso 9.500 terroristi stranieri dalla Turchia e impedito a più di 100.000 di entrare nel nostro Paese. La prego di non dimenticare inoltre che prestiamo la massima attenzione alla tutela dei civili, dell’ambiente, delle strutture storiche, culturali, religiose e delle infrastrutture civili nelle nostre operazioni contro il terrorismo. Attribuiamo grande importanza alla sicurezza di tutti i gruppi religiosi ed etnici che vivono nella regione, come arabi, curdi, assiri, caldei, aramei, cristiani e yazidi. Come ha affermato il nostro Presidente Erdoğan, prenderemo tutte le misure necessarie per neutralizzare le organizzazioni terroristiche che attaccano la nostra patria, la nostra gente, i nostri confini e le nostre forze di sicurezza. La prego di tenere presente che, in quanto alleato della Nato, la Turchia è l’ultima barriera tra l’Europa e l’afflusso di terrorismo e rifugiati».

La Turchia sta investendo molto per aumentare la propria capacità di produzione di armamenti per rendersi indipendente da altri Paesi. Questa è una buona o una cattiva notizia per la Nato?
«In qualità di alleato forte e affidabile per sette decenni, la Turchia ha sempre dato un contributo vitale alla sicurezza transatlantica. La Turchia è al centro della Nato, l’alleanza di maggior successo della storia, e ne condivide tutti i valori e adempie a tutte le responsabilità. Il ruolo e i contributi della Turchia oggi sono importanti ugualmente o addirittura più importanti che nell’era della guerra fredda. Forniamo supporto alle aree operative dell’Alleanza con le sue capacità sia di potenza “hard” che “soft”. Ampi contributi alle missioni della Nato come la Bosnia-Erzegovina, il Kosovo e l’Afghanistan, dimostrano la nostra volontà e capacità in questa direzione. Inoltre, la Turchia ha il secondo più grande esercito dell’Alleanza ed è il quinto maggior contributore alle missioni e alle operazioni della Nato. In quanto Paese membro della Nato situato in una geografia in cui esiste più di un rischio per la sicurezza, la Turchia cerca sempre di mantenere la pace e la sicurezza regionali e globali. Tuttavia, il contesto di sicurezza imprevedibile e in continua evoluzione richiede una forte industria della difesa nazionale. Indubbiamente, disporre di avanzate capacità di difesa nazionale aumenta anche il potere della Nato. È chiaro che più forti saranno le nostre forze alleate, più forte sarà collettivamente la Nato. Per questo attribuiamo grande importanza alla cooperazione con i nostri alleati, Italia inclusa, nella tecnologia della difesa e nello sviluppo dei prodotti. La nostra preferenza è sempre e soprattutto quella di cooperare con i nostri alleati. Tuttavia, purtroppo, ci troviamo di fronte a restrizioni ingiuste imposte da alcuni dei nostri alleati alla cooperazione nel settore della difesa, che incidono negativamente non solo sulla Turchia ma anche sull’Alleanza. Ci aspettiamo che tutte queste restrizioni vengano revocate. Nonostante tutte queste difficoltà, la Turchia, come sempre, continuerà a adempiere ai propri doveri e responsabilità di fronte a rischi e minacce vecchi e nuovi. In parole povere, una Turchia più forte è sempre necessaria non solo per la Nato ma anche per la sicurezza europea ed euroatlantica. Le forze armate turche forti significano Nato e alleanza forti».

Il presidente Erdogan ha incontrato recentemente il primo ministro italiano Giorgia Meloni. Hanno parlato anche dei sistemi di difesa aerea Samp-T. Come procede la collaborazione Italia-Turchia su questo fronte e, più in generale, sulla sicurezza di tutta l’area del Mediterraneo?
«In quanto due importanti alleati sul fianco meridionale della Nato, la Turchia e l’Italia hanno da tempo tradizioni comuni, valori e una cultura mediterranea comuni. Siamo anche partner strategici dal 2007. La nostra cooperazione e le relazioni bilaterali si stanno sviluppando giorno dopo giorno in quasi tutti i campi come la difesa, il commercio, l’istruzione e la sanità. Abbiamo interessi comuni nella stabilità e sicurezza dei Balcani, del Medio Oriente e del Nord Africa, nonché nella lotta contro l ‘immigrazione irregolare e il terrorismo. Siamo soddisfatti della nostra cooperazione e del nostro lavoro congiunto con l’Italia, non solo nel Mediterraneo ma in tutte le aree e vogliamo svilupparli ulteriormente. In quanto ufficiale che tempo fa ha prestato servizio presso il quartier generale della Nato a Napoli, ho assistito personalmente all’importante ruolo che l’Italia svolge per la Nato nel Mediterraneo e altrove. Gli elicotteri Atak e i progetti satellitari Göktürk sono buoni esempi di ciò che possiamo ottenere quando Turchia e Italia lavorano insieme. Vogliamo assolutamente accelerare il progetto del sistema di difesa aerea Samp-T. Inoltre, i prodotti dell’industria della difesa turca testati sul campo offrono nuove opportunità di cooperazione bilaterale. Ho lavorato a stretto contatto con Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa italiano, e non vedo l’ora di sviluppare ulteriormente questo rapporto con l’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto. Abbiamo già avuto un contatto caloroso e abbiamo concordato di proseguire la nostra cooperazione. Colgo l'occasione per fare tanti auguri per il nuovo anno e buon Natale a tutti gli Italiani!».

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