Travolto dall'austerity, parabola Alexis da salvatore del popolo a “illusionista”

Travolto dall'austerity, parabola Alexis da salvatore del popolo a “illusionista”
di Mario Ajello
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Lunedì 8 Luglio 2019, 08:26
Da salvatore a carnefice. Ed è la fine, brutale nei numeri, dell'éra di Alexis il Grande. L'immaginario europeo, e le speranze del popolo greco mal ridotto prima e malridotto ora, si sono riempite dal 2015 in poi del mito di Tsipras. L'oltranzista che si fa realista, il ragazzo rosso che per amor di patria si converte al merkelismo post-ideologico, il ribelle contro l'ordine europeo - «Bruxelles vuole affamare il nostro Paese e chiuderlo in una tomba» - che come è capitato ad altri leader di sinistra, basti ricordare il Mitterrand del 1981 che due anni dopo scarica i comunisti dal governo e straccia il libro dei sogni elettorali, approda all'obbedienza incondizionata ai tagli e alle lacrime e sangue imposti dal famoso memorandum. Ecco, venne meno il primo Tsipras socialisteggiante e berlingueriano, ora viene spazzato via il secondo devoto all'austerity e attraverso questo tonfo epocale si capisce perché la Grecia ha voltato pagina. Perché voleva essere salvata dall'amico del popolo ma poi ha visto in lui l'affamatore del popolo e gli ha voltato le spalle.
L'ABBRACCIO
Ora ha scelto un altro demiurgo e taumaturgo questo Paese. S'è sottratto alle vessazioni tecnocratico-europeiste dell'ex ragazzo rosso - imputandogli soprattutto il taglio ai servizi sociali, ma il suo successore ne annuncia ancora di più - e ha puntato sul cinquantunenne Mitsotakis. Ci si aspetta disperatamente che riesca dove Alexis è fallito. Nel dare una ripresa economica vera e fortemente percepita a un Paese che sta crescendo ma poco e che soffre di un aumento delle tasse fino al 60 per cento ai danni del ceto medio in rivolta e a un popolo che, nonostante tutti i sacrifici fatti, impiegherà parecchio tempo per riprendersi. Nell'auspicio che il nuovo premier e leader di Nea Demokratia - non un outsider ma un uomo cresciuto nella politica e nel potere, con buoni agganci a Bruxelles - risolva con la sua rivoluzione liberale ma anche liberista, privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica, riduzione dell'abnorme peso fiscale, l'eterna tragedia greca. Quella in cui, a fronte di parametri economici leggermente migliorati, centinaia di negozi continuano a chiudere, quattro giovani su dieci sono senza lavoro, la previsione di crescita per quest'anno è di 1,5 in meno rispetto alla media europea, la disoccupazione è scesa al 20 per cento ma i lavori sono precari e i salari sono bassi e le stime di aumento del Pil all'1,9 sembrano una pura astrazione a dispetto dei proclami di Tsipras.

Alexis il salvatore mancato va a sbattere su questo e sul non essere stato capace, lui pur così abile in passato a stabilire una connessione sentimentale con i greci, di convincerli di avere ancora un'agenda sociale e progressista. Mollato dai votanti di sinistra - i pochi affezionati che gli rimangono, anche in Italia, intonano un ritornello irriguardoso contro la saggezza e i bisogni della gente: lui stava salvando la Grecia ma i greci sono degli ingrati! - e liquidato dall'esigenza dei cittadini di affidarsi a nuove promesse e a un nuovo titolare di un possibile riscatto nazionale. E speriamo che non finisca come nella celebre commedia di Aristofane, I cavalieri, andata in scena nel 424 a.C., in cui il demos s'affida al populista Paflagone, poi lo molla e sceglie un altro che promette mari e monti ma fallisce. Stavolta non dovrà andare così, perché è un Paese che non si merita continue umiliazioni e povertà. E la riduzione delle tasse al ceto medio potrà essere, insieme alla contrattazione del debito in sede Ue, una boccata d'ossigeno.

IL PENDOLO
E così, la Grecia va sull'altalena. Quello che prima era il vecchio (il centrodestra tradizionale di Nea Demokratia, responsabile insieme ai sindacati e alla sinistra dell'inizio dello sfascio con tanto di conti truccati per ingannare la Ue) e quello che prima era il nuovo (il compagno Tsipras che rovescia il verdetto referendario anti-Ue del 2015 per evitare la Brexit) si scambiano le parti in tragedia. E arriva una lezione da Atene. La destra moderata era diventata sconosciuta in Grecia (come lo è al momento in Italia) ma un leader fresco (sia pure proveniente da una delle più importanti dinastie politiche del Paese, insieme ai Papandreu e ai Karamanlis, e figlio di un ex primo ministro), con pedigree internazionale (Harvard, Stanford, Chase Bank e McKinsey) e con un programma fortemente riformista e liberale può avere la meglio rispetto al populismo o, nel caso di Tsipras, al post-populismo. Bisognerà vedere ora come si muove il pendolo, se verso la restaurazione della vecchia politica sotto un volto nuovo o di una vera modernizzazione. Che è quella che serve a dare alla Grecia, finalmente, una sua normalità dopo tante illusioni.
 
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