​Gibilterra, le nozze senza burocrazia. La storia della Las Vegas europea

Gibilterra, le nozze senza burocrazia. La storia della Las Vegas europea
di Benedetto Saccà
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Domenica 4 Ottobre 2020, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 00:27

La Winston Churchill Avenue sembra disegnata dalla mano di Salvador Dalí, piovuta dal paese del surreale. È una strada lunga un chilometro e mezzo – a Gibilterra – e, come tante strade del mondo, a un certo punto è attraversata da un passaggio a livello. A foderarla di fantastico è però la ragione che la rende famosa: dove le altre vie sono interrotte dalla ferrovia, è tagliata dalla pista di un aeroporto. Pazzesco. Uno guida tranquillo, vede le sbarre abbassarsi, aspetta qualche minuto e, nella tranquillità della città, si ritrova un aereo che gli attraversa lo sguardo. Tantissimi sono i voli che ormai arrivano e partono da Gibilterra e, da qualche mese, decine accompagnano coppie di fidanzati di tutto il pianeta non semplicemente in vacanza ma proprio a coronare un sogno: sposarsi. A Gibilterra, da tutto il mondo? A Gibilterra, da tutto il mondo, sì.



Minuscolo territorio d’Oltremare del Regno Unito, Gibilterra si allunga nel mare verso il Marocco, ma è ancorata alla Spagna: tanto per avere un’idea, la Winston Churchill Avenue finisce in Andalusia. E, nel lungo andare della pandemia, il piccolo paese è diventato il salotto dei matrimoni. Come detto, la tendenza è decollata negli ultimi mesi. Considerando che il Covid ha imposto severe restrizioni e lockdown in tutti gli stati, molti promessi sposi si sono dovuti confrontare con il problema del rinvio delle nozze. Alcuni però non si sono lasciati sconfortare e, con apparente ingenuità, hanno chiesto a Google: qual è adesso la nazione in cui è più semplice sposarsi? E il motore di ricerca, nemmeno fosse la Pizia dell’antica Grecia, ha risposto: Gibilterra, ovviamente. Così un’infinità di americani, sudamericani, inglesi e irlandesi ha cominciato a informarsi e a scoprire una realtà che corteggia l’assurdo. Perché sposarsi a Gibilterra, a rifletterci, è facilissimo: non bisogna essere residenti, basta mostrare il passaporto e il certificato di nascita, e provare che si sia trascorsa almeno una notte in loco. Fine. Poi, dopo aver prenotato, si può andare all’ufficio di stato civile e, in appena quindici minuti, celebrare il matrimonio. E non basta. L’atto è valido in ogni nazione e la copia cartacea viene spedita per posta ovunque. Una sorta di Las Vegas europea, giusto per farla facile. Le prenotazioni, com’era immaginabile, sono aumentate del 20 per cento in una manciata di settimane e ora, per trovare un giorno libero, bisogna accontentarsi del dicembre prossimo.

A forza di viaggiare nel mare delle possibilità, però, è un niente scontrarsi con il muro della realtà. E, quindi, la domanda nasce spontanea: e gli assembramenti? È utile sapere che Gibilterra ha registrato appena 428 casi di coronavirus dall’inizio della pandemia. Le limitazioni si sono allentate in breve tempo e oggi, ad esempio, si può organizzare un pranzo di nozze con una relativa tranquillità. Certo, nell’ufficio di stato civile è necessario indossare la mascherina, però alla cerimonia possono assistere fino a 20 persone. E poi passare una riga sopra ai nomi di parenti e amici nella lista degli invitati è sempre spiacevole... Non sono mancati gli italiani. Silvia, italo-brasiliana residente a Dublino, si è sposata sulla Rocca con Marcos a metà agosto: «Esperienza fantastica», racconta. In Irlanda, del resto, pianificare una festa ricca di persone sarebbe stato decisamente più complicato. E, in fondo, un matrimonio a Gibilterra – come quello di John Lennon e Yoko Ono nel ‘69 – sarà sempre una storia da raccontare.
 

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