Georgia, scontri alla prima del film “And Then We Dancer” candidato all'Oscar: gli anti gay incendiano le bandiere arcobaleno

Georgia, scontri alla prima del film “And Then We Dancer” candidato all'Oscar: gli anti gay incendiano le bandiere arcobaleno
di Alix Amer
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Domenica 10 Novembre 2019, 13:54 - Ultimo aggiornamento: 14:16

La polizia in assetto antisommossa in Georgia ha arrestato più di 25 persone per aver protestato contro il film “And Then We Dancer” a tema gay svedese-georgiano nominato all’Oscar. Al  grido: «lunga vita alla Georgia» e «vergogna», i manifestanti hanno cercato di farsi strada all’interno del cinema Amirani ma sono stati trattenuti. Uno è stato arrestato per aver aggredito una ragazza e altri 24 per teppismo e disordini. «Questo non è solo un film. Questo è un insulto alla nostra fede, alle nostre tradizioni e tutto ciò che è santo per noi», ha detto Guram Damenia, che è venuto vestito con un costume tradizionale georgiano.
 

 


Centinaia di attivisti di estrema destra si sono riuniti per protestare contro “And Then We Dancer”, per la prima nella capitale Tbilisi, con alcuni che bruciavano la bandiera arcobaleno. Il film ambientato nel Paese, è una storia d’amore di due ballerini maschi della compagnia di balletto nazionale della Georgia. La pellicola ha ottenuto il plauso della critica mondiale ma è stato denunciato dall’influente Chiesa ortodossa del paese del Caucaso come un “affronto ai tradizionali valori georgiani”.

Di fronte al cinema Amirani, i manifestanti anti-gay hanno intonato canti e dato fuoco a simboli arcobaleo mentre un prete ortodosso recitava una preghiera. «Il materiale fotografico e video sugli incidenti viene elaborato per identificare i trasgressori e fornire un’adeguata risposta legale», ha affermato il ministero.

Il cinema, che aveva precedentemente pubblicato un video su Facebook di poliziotti che controllavano i posti anche con i cani poliziotto, hanno fatto entrare i possessori dei biglietti e poi chiuso le porte. «La danza popolare georgiana è un esempio dei nostri valori spirituali, non permetteremo loro di contaminare le nostre tradizioni nazionali”, ha detto una delle casalinghe di estrema destra, Teona Gogava.
Maka Kiladze, una coreografa quarantenne che era tra il pubblico del cinema, ha dichiarato: «C’è un grande interesse per il film in Georgia. È un’anomalia che dobbiamo affrontare una folla inferocita per assistere alla proiezione di un film».

All’inizio di questa settimana, Sandro Bregadze, un ex ministro del governo al potere del partito georgiano Dream, ha dichiarato che il suo gruppo nazionalista March non avrebbe permesso che il film fosse proiettato a Tbilisi, definendolo “propaganda della sodomia”. Levan Vasadze, un uomo d’affari georgiano con legami con i gruppi anti-occidentali e di estrema destra della Russia, ha detto che i suoi sostenitori «entreranno nelle sale di proiezione nei sei cinema di Tbilisi e spegneranno i proiettori”, giurando anche di “respingere la polizia se necessario».
 

«Alcuni gruppi di estrema destra e la Chiesa hanno sostanzialmente condannato il film e stanno pianificando di impedire alle persone di entrare nelle proiezioni già tutte esaurite», ha scritto venerdì scorso il regista del film Levan Akin, svedese con origini georgiane. Questi sono «tempi bui in cui viviamo», ha scritto, aggiungendo che è importante «resistere a queste forze oscure in qualsiasi modo possibile». Il ministero degli interni della Georgia ha rilasciato una dichiarazione, promettendo di garantire «la protezione della sicurezza e dell’ordine pubblico, nonché la libertà di espressione». «Ci rivolgiamo a tutti: obbedire alla legge. In caso contrario, la polizia utilizzerà il proprio mandato e sopprimerà immediatamente gli atti illeciti», ha affermato in una nota.

L’omosessualità è ancora fortemente stigmatizzata in Georgia, una nazione socialmente conservatrice del Mar Nero in cui la Chiesa ortodossa immensamente influente si è precedentemente scontrata con i governi occidentali sulle questioni sociali.
L’omosessualità fu bandita nel Paese dopo che fu annesso dall’Unione Sovietica nel 1921. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il divieto non è stato applicato, ma ufficialmente l’omosessualità è stata depenalizzata solo nel 2000, con le leggi antidiscriminazione adottate nel 2006.

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