G7, una grande coalizione per salvare l'Amazzonia. Ma è scontro sulla Brexit

G7, una grande coalizione per salvare l'Amazzonia. Ma è scontro sulla Brexit
di Francesca Pierantozzi
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Domenica 25 Agosto 2019, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 19:57

Salvare l'Amazzonia per non far morire il pianeta: su questo almeno i paesi del G7 dovrebbero riuscire a non dividersi a Biarritz. Gli incendi della foresta tropicale hanno dato a Emmanuel Macron una crisi che mette tutti almeno sul principio - d'accordo, anche se con Donald Trump il presidente francese ha dovuto precisare che «non si tratta di creare una coalizione anti-Bolsonaro», il presidente brasiliano con cui Trump ha ottimi rapporti, ma di costruire una coalizione utile per far fronte all'emergenza. Non a caso l'Amazzonia è stata scelta come tema di discussione principale per la cena inaugurale di ieri, pericolosamente introdotta dalla Piperade, buonissima e autentica peperonata basca, ma che ad alcuni può risultare indigesta.

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LE PROTESTE
A qualche chilometro, anche i no global, che nel pomeriggio avevano manifestato a migliaia in modo pacifico da Hendaye fino a Irun, hanno cominciato a farsi sentire. A Bayonne ci sono stati i primi scontri durante una manifestazione non autorizzata, con la polizia che ha usato cannoni a acqua. La convergenza nella regione di elementi più determinati è attesa però per oggi. Gruppi organizzati si trovavano ieri sera ancora a Parigi. I leader dei Sette restano comunque confinati a Biarritz, completamente blindata. Scomparsi dalle acque i surfisti e i turisti dalle spiagge. Prima di dare il via alla kermesse, Macron ha scelto di rivolgersi direttamente ai francesi con l'oceano alle spalle. Ha cercato di coinvolgerli in un summit che per molti è ormai obsoleto, ha elencato i temi su cui il mondo deve riuscire a coordinarsi sicurezza, economia, ambiente e ha anche messo le mani avanti: «Su tutti questi argomenti il successo non è per niente assicurato, anzi, fallire è più probabile, non vogliatemene se non otterremo quello che vogliamo Non possiamo decidere tutto da soli, ma vi prometto di fare, a nome vostro, il massimo».
 



In attesa di sapere quali saranno gli impegni in materia di lotta alle disuguaglianze (economiche e di genere), che sono il tema principale del vertice, ieri i leader hanno cominciato a scaldare i muscoli. Sull'Amazzonia, il presidente del Consiglio Donald Tusk ha confermato quanto detto l'altro ieri da Macron: «E' difficile immaginare un processo di ratifica dell'accordo commerciale tra Ue e Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) fino a quando il governo brasiliano consentirà la distruzione» dell'Amazzonia. Per Angela Merkel, anche lei subito in tête à tête con Macron appena sbarcata, il «G7 deve mandare un chiaro appello per fare tutto quello che va fatto affinché la foresta pluviale smetta di bruciare». «Molto preoccupato» si è detto Giuseppe Conte, accolto con particolare affetto dai colleghi europei.

LE SANZIONI
Dal Brasile, Bolsonaro, che ha mobilitato l'esercito per domare le fiamme, continua a protestare, l'altro ieri aveva accusato Macron di essere un colonialista, oggi ha accusato tutti di esagerare: «Gli incendi in corso non sono sopra la media degli ultimi quindici anni e non possono servire da pretesto per imporre sanzioni internazionali». Appena l'attenzione si è spostata sulla Brexit, però, i disaccordi sono tornati al pettine. Finito l'ottimismo circolato dopo gli incontri di Johnson con Merkel a Berlino e Macron a Parigi. A Biarritz si ricomincia da capo: il premier britannico non firmerà nessun accordo il 31 ottobre se la Ue non rinuncerà al backstop, la clausola di salvaguardia sulla frontiera tra la Repubblica d'Irlanda e l'Irlanda del Nord.

LA STOCCATA
«Spero che Mr Johnson non voglia passare alla storia come Mr No Deal» ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. «Se i nostri amici europei non vogliono una Brexit senza accordo, devono lasciar stare il backstop, se Donald Tusk non vuole passare alla storia lui come Mr No Deal, deve tenere a mente questo» ha risposto Johnson. Fonti diplomatiche ieri sera parlavano comunque di «elementi di convergenza» tra Macron e Trump. Altro segno positivo: se Macron ha preferito eliminare la dichiarazione comune finale (troppo a rischio litigi), una conferenza stampa congiunta con Trump è stata annunciata per domani.
 

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