G20,vaccinare i Paesi poveri per fermare le varianti: ecco il Patto di Roma

G20,vaccinare i Paesi poveri per fermare le varianti: ecco il Patto di Roma
di Mauro Evangelisti
5 Minuti di Lettura
Domenica 5 Settembre 2021, 07:37

Per completare la vaccinazione in tutti i Paesi del mondo, compresi quelli più poveri, serviranno altre 6 miliardi di dosi. Le bozze del documento finale sono pronte, ma mancano le ultime limature. L'obiettivo è siglare un «Patto di Roma» in cui i ministri della Salute dei Paesi del G20, riuniti ai Musei Capitolini (molti in presenza, alcuni da remoto) s'impegneranno a perseguire una politica di ridistribuzione dei vaccini anti Covid che raggiunga tutto il pianeta, anche le aree in via di sviluppo.

Green pass obbligatorio, Sileri: «Con il certificato niente mascherina, ma sull'uso forzoso decida l'Europa»


STRATEGIA
Si tratta di un'azione necessaria non solo per ragioni umanitarie e di equità, ma anche perché da una pandemia - ripete sempre il ministro della Salute, Roberto Speranza, promotore del documento - i Paesi del mondo possono uscirne solo tutti insieme. Semplificando: puoi proteggere le Nazioni ricche, ma se nei continenti come l'Africa o parte dell'Asia il virus continua a circolare, la possibilità che si sviluppi una variante in grado di aggirare i vaccini esistenti è alta. Lo si è visto con la Delta in India: il colosso asiatico oggi ha raggiunto una discreta percentuale di popolazione vaccinata, ma fino a qualche mese fa era molto indietro e questo ha fatto esplodere il contagio, con la mutazione nella variante Delta molto più contagiosa. «Dobbiamo vaccinare tutti, nessuno deve restare indietro», ripete Speranza spiegando la filosofia di fondo del documento che dovrà riassumere il senso dei lavori dei ministri della Salute attesi al G20 in piazza del Campidoglio, dove sono state organizzate misure di sicurezza molto rigorose, sia per l'importanza degli invitati sia perché si temono proteste improvvisate dei no-vax. Ieri Speranza ne ha anche parlato con le ministre della Sanità spagnola (Carolina Darias) e argentina (Carla Vizzotti): «Solo lavorando a livello internazionale possiamo garantire una più equa distribuzione globale dei vaccini per il Covid 19». All'incontro c'era una delegazione di Gavi, l'alleanza globale per i vaccini che su scala mondiale svolge un ruolo parallelo a quello di Covax, che punta proprio a una ridistribuzione delle dosi dei vaccini.
Ma perché si parla di un Patto di Roma sul Covid? Oggi, dopo un appuntamento introduttivo dedicato alla salute mentale ai tempi del Covid che si è svolto venerdì, comincerà nella Capitale il G20 della Salute che si concluderà domani con la conferenza stampa finale.

L'Italia è presidente di turno, organizza le riunioni ministeriali sui vari temi e oggi e domani sarà la volta della sanità. Tra i partecipanti attesi, anche il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, il segretario della Salute Usa, Xavier Becerra, il ministro del Regno Unito, Sajid Javid, e quello tedesco Jens Spahn. Ricorda Speranza: «Le tre priorità della presidenza italiana (people, planet, prosperity) indicano come il nostro benessere non possa prescindere dalla tutela dell'ambiente nel quale viviamo». Tre le sessioni dei lavori. La prima riguarda l'impatto del Covid 19 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, la seconda discuterà su come prevenire le pandemie del futuro, la terza - spiegano gli organizzatori - «affronterà il tema dell'individuazione delle migliori strategie globali possibili per sostenere lo sviluppo e l'equo acceso a vaccini, medicinali e diagnostica». E qui si arriva al nodo del documento finale che affronta il problema della carenza di vaccini nei Paesi più poveri mentre, paradossalmente, quelli più ricchi devono combattere contro fake news e no-vax. I numeri di Our World in data spiegano bene cosa sta succedendo nel pianeta: fino ad oggi sono state somministrate, nel mondo, 5,44 miliardi di dosi di vaccino, ogni giorno siamo a circa 35,6 milioni.


DISEGUAGLIANZE
Questo ha consentito di fornire una protezione contro il coronavirus con almeno una iniezione al 40 per cento della popolazione mondiale. Moltissimi, se pensiamo alla situazione di emergenza che si stava vivendo nel 2020 senza che si vedesse uno spiraglio di luce. Ma quel 40 per cento non è spalmato allo stesso modo in tutti i continenti, tanto che nei Paesi a basso reddito appena l'1,8 per cento della popolazione ha ricevuto la vaccinazione. In altri termini: se si guarda la mappa del mondo, Usa, Cina, Unione europea, i ricchi paesi del Golfo e parte dell'America Latina hanno già raggiunto una percentuale significativa della popolazione, Russia e India sono ancora indietro ma più per ragioni culturali che economiche, mentre la quasi totalità dell'Africa è ancora senza protezione. Spiegherà il documento del Patto di Roma: l'emergenza sanitaria non sarà esaurita finché non ne saremo fuori tutti, è necessario assicurare l'accesso più largo possibile ai vaccini da parte della popolazione mondiale, potenziando i meccanismi di collaborazione esistenti, con donazioni di dosi per far fronte alle esigenze più immediate. Questo è un argomento scivoloso: Paesi come l'Italia ora preferiscono usare solo i vaccini mRna. L'Italia non somministrerà più quelli con adenovirus e li donerà ai Paesi poveri. Raccontata così, non suona benissimo.

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA