Francia nel caos: Macron corre ai ripari, si dimette "il monsieur pensioni" Jean Paul Delevoye

Jean Paul Delevoye
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Lunedì 16 Dicembre 2019, 20:17
Dodici giorni di sciopero dei trasporti, a meno di una settimana dal Natale con i parigini e i turisti esasperati,  per i blocchi continui contro la riforma delle pensioni, hanno piegato il governo Macron. A farne le spese  si è dimesso, dopo giorni di polemiche, l'artefice del progetto, «Monsieur pensioni» Jean-Paul Delevoye. Ancora una volta, come successo per Sylvie Goulard proposta da Macron alla Commissione europea, i riflettori hanno inquadrato zone d'ombra e il prescelto ha dovuto rinunciare. Secondo l'ultimo sondaggio il 55% degli intervistati ha definito «inaccettabile» che si blocchi il Paese durante le festività di fine anno ma la prospettiva sembra ora dopo ora farsi più concreta.
La settimana scorsa si era parlato di un tavolo con i sindacati, invitati dal premier Edouard Philippe, per la giornata di oggi: nulla è invece accaduto e forse l'enorme grana delle dimissioni di Delevoye, arrivata alla vigilia della 4/a giornata di manifestazioni, ha spinto il governo a soprassedere. L'uomo di fiducia di Macron, che lo aveva nominato due anni fa per disegnare la riforma delle pensioni, ha parlato di «attacchi violenti» e «falsità» contro di lui ma con l'obiettivo reale di «colpire un progetto essenziale per la Francia». L'Eliseo ha incassato il colpo annunciando subito che «al più presto» Delevoye sarà sostituito. L'ideatore della riforma ha ammesso di aver «dimenticato» di dichiarare la sua carica di amministratore a titolo gratuito in un istituto legato alle assicurazioni. Ma sull'onda di questa scoperta, è finito sotto i riflettori ed è stato costretto ad ammettere che le «dimenticanze» erano state ben 13, pur se in gran parte senza scopo di lucro. Ha, per giunta, ricoperto la funzione governativa pur essendo presidente di un think-tank sull'educazione, una situazione imbarazzante al punto che l'interessato si è subito impegnato a restituire quanto percepito dagli incarichi non autorizzati.
e l'opposizione più radicale ha cantato vittoria per questo smacco al governo, alcuni, come il responsabile dei sindacati autonomi dell'Unsa, Laurent Escure, ha ammesso che «ormai i negoziati e il dialogo si fanno con l'Eliseo e il governo».
Domani, intanto, nuova manifestazione, la 4/a se si conta quella praticamente passata inosservata di giovedì scorso. Di fatto si tratta del terzo appuntamento, sul quale il sindacato punta per mostrare i muscoli alla vigilia della possibile apertura di un tavolo cruciale. Con Laurent Berger, il leader del sindacato riformista CFDT, apertamente contrario allo sciopero ad oltranza durante le feste.
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