Foibe: «Viva Istria e Dalmazia italiane», bufera su Tajani

Tajani
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Lunedì 11 Febbraio 2019, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 07:43

Un'autentica bufera politica proveniente da Slovenia e Croazia si è abbattuta oggi sul presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, accusato apertamente di «irredentismo» e «revisionismo storico» per le parole pronunciate ieri alla foiba di Basovizza, dove durante la cerimonia per la Giornata del Ricordo ha esaltato «l'Istria italiana» e la «Dalmazia italiana». Sdegno, critica e condanna hanno accomunato le reazioni dei leader di Lubiana e Zagabria.
 



Tanto da costringere in serata Tajani ad intervenire a Strasburgo per precisare che il suo riferimento «all'Istria e alla Dalmazia italiana non era in alcun modo una rivendicazione territoriale». «Mi riferivo - ha spiegato - agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti, molti dei quali presenti alla cerimonia». Sottolineando come le foibe abbiano rappresentato «una tra le tragedie più efferate del secolo scorso», con «l'orrore di migliaia di persone gettate, spesso ancora vive, nelle profondità delle cavità carsiche», il presidente del Parlamento europeo ha osservato che «proprio ristabilendo la verità storica è stato possibile dare un punto di svolta alle relazioni tra Italia, Croazia e Slovenia, oggi Paesi legati da una salda amicizia».

«Mi spiace se il senso delle mie parole sia stato mal interpretato. Non era mia intenzione offendere nessuno. Volevo solo inviare un messaggio di pace tra i popoli affinché ciò che è accaduto allora non si ripeta mai più», ha concluso Tajani. Chissà se le sue precisazioni serviranno a calmare l'ira dei dirigenti sloveni e croati, che all'unisono per tutto il pomeriggio e con un autentico fuoco incrociato hanno lanciato strali contro il capo del Parlamento europeo. Il premier sloveno Marjan Sarec ha parlato di «revisionismo storico senza precedenti». A suo avviso, «il fascismo era un fatto e aveva lo scopo di distruggere il popolo sloveno».

Il presidente sloveno Borut Pahor, senza far diretto riferimento a Tajani, ha scritto una lettera al capo dello Stato Sergio Mattarella esprimendo preoccupazione per «alcune inaccettabili dichiarazioni di alti rappresentanti della Repubblica Italiana in occasione della Giornata del Ricordo» dalle quali si ricava «l'impressione che gli eventi legati alle foibe siano stati una forma di pulizia etnica». Alcuni media regionali hanno collegato la protesta di Pahor anche alle affermazioni del vicepremier Matteo Salvini, che ieri aveva paragonato i bambini periti nelle foibe a quelli sterminati ad Auschwitz. Se per il capo della diplomazia slovena Miro Cerar le dichiarazioni di Tajani «suscitano paura», molto duro è stato anche il premier croato Andrej Plenkovic, secondo il quale le parole pronunciate a Basovizza contengono «elementi di rivendicazioni territoriali e di revisionismo storico».

Per il suo ministro degli Esteri, Marija Pejcinovic Buric, tale «revisionismo storico» è del tutto inaccettabile considerando che proviene da un alto rappresentante delle istituzioni europee.
Affermazioni a suo avviso contrarie allo spirito della riconciliazione e della convivenza pacifica. Di tenore analogo la reazione sdegnata della presidente croata Kolinda Grabar-Kitarovic. «Respingo e condanno fermamente i tentativi di cambiare la storia e ogni rivendicazione dei territori croati», ha detto, annunciando che intende rivolgersi alle istituzioni italiane e a quelle europee. Tantissime le reazioni di condanna a Tajani anche da parte di eurodeputati sloveni e croati.

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