Jack Sion, si finge giovane con foto rubate per fare colpo. Il finto Casanova dei social rischia 20 anni per stupro

Nizza, l'ex grafico in pensione ha raggirato almeno 350 donne: sentenza attesa domani

Foto rubate per fare colpo. Il finto Casanova dei social rischia 20 anni per stupro
di Francesca Pierantozzi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Ottobre 2021, 22:21 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 10:48

Jack Sion di giorno, Anthony Laroche la notte. Nella vita reale un ex grafico in pensione ultrasessantenne, fisico lasciato andare, pancetta, riportino sulla calvizie cavalcante; sui social e le app di dating, invece, un fustone da un metro e 78, architetto d’interni a Montecarlo, riccioloni neri e folti, pettorali impeccabili. Dottor Sion adescava a parole, prometteva avventure romantiche e notti di passione, nascosto dietro il fisico di Mister Laroche. A cadere nella trappola sono state in tante, circa 350 donne in base all’agenda che la polizia ha sequestrato a casa di Jack Sion. Di queste, tre si sono costituite parte civile, ma numerose sono quelle che hanno accettato di testimoniare al processo che si è aperto due giorni fa a Montpellier. L’accusa è di stupro: le donne pensavano di incontrare Anthony, ma si ritrovavano nelle braccia di Jack.

Lui aveva messo a punto un piano perfetto: dopo l’incontro sui social dietro le fattezze di Anthony, le invitava a casa sua, a Nizza, sulla Promenade des Anglais, e, come d’accordo, inscenava una serata da “Cinquanta sfumature di grigio”: in casa solo candele, massima oscurità, le ragazze erano invitate a spogliarsi e a bendarsi gli occhi, sorseggiando uno champagne (rosé e ben ghiacciato) che lasciava sul tavolo, poi si passava in camera da letto.

Alla fine dell’incontro, con tanto di manette che impedivano – tra l’altro – di togliersi la banda dagli occhi, la verità veniva inesorabilmente a galla: niente Anthony, ma solo Jack.

L'Aquila, lo stupratore ha l'epatite B: contagiata ragazzina di 13 anni

LE VITTIME

Nel 2014 Annie (il nome è di fantasia) ha il coraggio di denunciarlo. All’epoca 33enne, reduce da una storia finita in modo difficile, madre di una bambina di sei anni, Annie comincia a «chiacchierare» con il bell’Anthony, «incontrato» sul sito d’incontri Tilt. Lui è simpatico, gentile, comprensivo, colto. Dai messaggi on line, passano al telefono. La voce è rassicurante, profonda. Lei le racconta di un trauma subito da ragazzina, quando era stata molestata sessualmente, della sua depressione seguita alla separazione. Lui della sua vita a Monaco, del suo lavoro come architetto. «Sei davvero tu sulla foto?», gli chiede lei: «Sì, è un amico che ha fatto lo scatto». In realtà, il ragazzo sulla foto è un modello apparso in diverse pubblicità.

Jack oggi ha 74 anni, è pensionato, si è sposato tre volte, ha un figlio di cui non si è mai occupato, dicono alcuni che lo conoscono. Per altri è «un ossessionato del rimorchio». Quando riesce ad attirare le donne contattate in rete, lo scenario è quasi sempre lo stesso. Annie è timida, poco abituata a messinscena osé, ma si “conoscono” da diversi mesi, si fida. Parlano nel buio, passa la notte, ma quando lei butta via la benda, si trova davanti a un signore anziano: «Poteva essere mio padre, è stato terribile, era disgustoso, ho vomitato, mi sono lavata con la candeggina». Un mese dopo sporge denuncia per «violenza sessuale commessa a sorpresa».

La polizia collega il fatto con altre due denunce simili. A casa di lui trovano le prove, e soprattutto le foto – con commenti e numeri di telefono – di almeno 350 donne, la maggior parte sono rimaste allo stadio on line (ma spesso con scambio di foto intime), una trentina sono andate a casa sua, alcune sono scappate quando hanno intravisto, sotto la benda o nella penombra, le fattezze del falso adone. In un primo tempo, sette anni fa, il tribunale stabilì che non c’era stata violenza.

Le parti civili sono ricorse in Cassazione, e hanno ottenuto la riapertura del procedimento. A Montpellier è sulla nozione di consenso che si concentrerà il dibattimento. Lui continua a dichiararsi innocente: «Non ho mai costretto nessuno, non c’è mai stata violenza» e preferisce parlare di «giochi tra adulti consenzienti». Ma le donne insistono: «noi abbiamo dato il consenso a Anthony Laroche non a Jack Sion». L’avvocato di una delle tre donne ha dichiarato ieri di sperare in una sentenza che riconosca la violenza sessuale e a loro lo status di vittima. La sentenza è attesa per domabi. Sion aka Laroche rischia fino a 20 anni di reclusione.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA