Jack Sion di giorno, Anthony Laroche la notte. Nella vita reale un ex grafico in pensione ultrasessantenne, fisico lasciato andare, pancetta, riportino sulla calvizie cavalcante; sui social e le app di dating, invece, un fustone da un metro e 78, architetto d’interni a Montecarlo, riccioloni neri e folti, pettorali impeccabili. Dottor Sion adescava a parole, prometteva avventure romantiche e notti di passione, nascosto dietro il fisico di Mister Laroche. A cadere nella trappola sono state in tante, circa 350 donne in base all’agenda che la polizia ha sequestrato a casa di Jack Sion. Di queste, tre si sono costituite parte civile, ma numerose sono quelle che hanno accettato di testimoniare al processo che si è aperto due giorni fa a Montpellier. L’accusa è di stupro: le donne pensavano di incontrare Anthony, ma si ritrovavano nelle braccia di Jack.
Lui aveva messo a punto un piano perfetto: dopo l’incontro sui social dietro le fattezze di Anthony, le invitava a casa sua, a Nizza, sulla Promenade des Anglais, e, come d’accordo, inscenava una serata da “Cinquanta sfumature di grigio”: in casa solo candele, massima oscurità, le ragazze erano invitate a spogliarsi e a bendarsi gli occhi, sorseggiando uno champagne (rosé e ben ghiacciato) che lasciava sul tavolo, poi si passava in camera da letto.
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LE VITTIME
Nel 2014 Annie (il nome è di fantasia) ha il coraggio di denunciarlo. All’epoca 33enne, reduce da una storia finita in modo difficile, madre di una bambina di sei anni, Annie comincia a «chiacchierare» con il bell’Anthony, «incontrato» sul sito d’incontri Tilt. Lui è simpatico, gentile, comprensivo, colto. Dai messaggi on line, passano al telefono. La voce è rassicurante, profonda. Lei le racconta di un trauma subito da ragazzina, quando era stata molestata sessualmente, della sua depressione seguita alla separazione. Lui della sua vita a Monaco, del suo lavoro come architetto. «Sei davvero tu sulla foto?», gli chiede lei: «Sì, è un amico che ha fatto lo scatto». In realtà, il ragazzo sulla foto è un modello apparso in diverse pubblicità.
Jack oggi ha 74 anni, è pensionato, si è sposato tre volte, ha un figlio di cui non si è mai occupato, dicono alcuni che lo conoscono. Per altri è «un ossessionato del rimorchio». Quando riesce ad attirare le donne contattate in rete, lo scenario è quasi sempre lo stesso. Annie è timida, poco abituata a messinscena osé, ma si “conoscono” da diversi mesi, si fida. Parlano nel buio, passa la notte, ma quando lei butta via la benda, si trova davanti a un signore anziano: «Poteva essere mio padre, è stato terribile, era disgustoso, ho vomitato, mi sono lavata con la candeggina». Un mese dopo sporge denuncia per «violenza sessuale commessa a sorpresa».
La polizia collega il fatto con altre due denunce simili. A casa di lui trovano le prove, e soprattutto le foto – con commenti e numeri di telefono – di almeno 350 donne, la maggior parte sono rimaste allo stadio on line (ma spesso con scambio di foto intime), una trentina sono andate a casa sua, alcune sono scappate quando hanno intravisto, sotto la benda o nella penombra, le fattezze del falso adone. In un primo tempo, sette anni fa, il tribunale stabilì che non c’era stata violenza.
Le parti civili sono ricorse in Cassazione, e hanno ottenuto la riapertura del procedimento. A Montpellier è sulla nozione di consenso che si concentrerà il dibattimento. Lui continua a dichiararsi innocente: «Non ho mai costretto nessuno, non c’è mai stata violenza» e preferisce parlare di «giochi tra adulti consenzienti». Ma le donne insistono: «noi abbiamo dato il consenso a Anthony Laroche non a Jack Sion». L’avvocato di una delle tre donne ha dichiarato ieri di sperare in una sentenza che riconosca la violenza sessuale e a loro lo status di vittima. La sentenza è attesa per domabi. Sion aka Laroche rischia fino a 20 anni di reclusione.