L’attacco militare di Putin per evitare che l’Ucraina aderisse alla Nato ha portato, come “effetto collaterale indesiderato” e inaspettato, la candidatura di Finlandia e Svezia nell’Alleanza atlantica. Per fermare un Paese che voleva schierarsi militarmente con l’Occidente, Mosca dovrà fare i conti con altri due vicini nordici pronti ad abbandonare decenni di non allineamento. Ma se il popolo finlandese è più convinto, perché vede questa decisione come una necessità, in ottica difensiva; quello svedese – da sempre protetto dal “cuscinetto” dei fratelli scandinavi – è meno entusiasta e più riluttante a rinunciare alla sua neutralità, che negli anni è diventata anche una questione ideologica. I politici finlandesi parlano di un “momento di risveglio nazionale”. Anche quando a gennaio le truppe russe si stavano avvicinando al confine ucraino, il primo ministro finlandese Sanna Marin diceva che era “molto improbabile” che la Finlandia si unisse alla Nato durante il suo mandato. Ma quando il parlamento ha votato sulla questione, questa settimana, solo 8 dei suoi 200 componenti si sono opposti.
Finlandia e Svezia nella Nato, i sondaggi dell'opinione pubblica
Per far capire il radicale e repentino cambiamento nell'opinione pubblica, basta guardare i sondaggi.
L'epoca della neutralità è finita?
La neutralità, dicono gli esperti, è stata sempre e solo funzionale: l'unico modo possibile per affrontare il fatto che condivide un confine di 1.340 chilometri con la Russia. La Finlandia ha ottenuto l'indipendenza da Mosca solo nel 1917, ha respinto due volte l'Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale, ma alla fine fu costretta a cedere il 10% del suo territorio e nel 1948 firmò un trattato di amicizia e cooperazione con l'Unione Sovietica.
La Nato una tutela
Ora però Putin è diventato un vicino inaffidabile e brutale, e i finlandesi – in modo pragmatico - vedono nella difesa collettiva della Nato l’unico strumento che hanno per tutelarsi. Per giunta l'esercito finlandese, con una forza di combattimento di 280.000 soldati e 900.000 riservisti, ha un alto livello di interoperabilità militare con l’Alleanza. In Svezia il cambiamento è altrettanto epocale, ma ha soprattutto dei risvolti ideologici. «Abbiamo mantenuto una dottrina per 200 anni. Significa qualcosa per le persone. Diventa una questione di identità - ha spiegato a “The Guardian” Gunilla Herolf, ricercatrice associata senior presso l'Istituto svedese per gli affari internazionali - Chiedi agli svedesi tre cose che definiscono il loro Paese e molti potrebbero rispondere: cacciare gli alci, mangiare aringhe fermentate e non allineamento».
Le paure
«La Svezia non combatte una guerra dal 1812. Siamo stati protetti dietro la Finlandia, che a differenza nostra non si è mai sentita al sicuro. Abbiamo avuto il lusso di poter dire quello che ci piaceva», ha precisato Herolf facendo riferimento alle battaglie politiche per pace, disarmo nucleare, mediazione internazionale, sostegno alle nascenti democrazie mondiali. Ciò è diventato parte dell'identità dei potenti socialdemocratici svedesi, che hanno vinto tutte le elezioni per 100 anni. Molti a sinistra ritengono ancora che entrare nella Nato possa aumentare le tensioni e rendere il Paese meno sicuro.
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I "contrasti"
Herolf non accetta le argomentazioni sul fatto che i finlandesi siano più pragmatici: «Non sono sicuro che la Svezia si sarebbe comportata diversamente dalla Finlandia se fosse stata nella sua posizione geografica». Ma non lo è, quindi ha ridotto il suo esercito negli anni ‘90, prima di aumentare nuovamente la spesa per la difesa dal 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea. Tuttavia, molti in Svezia – dove circa il 55% ora sostiene l’adesione alla Nato – ritengono, per lo meno, che la decisione sia stata affrettata. «La rapida decisione della Finlandia ha in qualche modo dirottato il dibattito svedese - ha affermato Ålander - La Svezia non potrebbe essere l'unico Paese nordico al di fuori della Nato».
Le reazioni della Russia
Nessuno dei due paesi si aspetta grandi conseguenze. La Russia ha interrotto le esportazioni di elettricità in Finlandia e sta per fare lo stesso con il gas, ma queste rappresentano meno del 10% delle forniture complessive e sono già state sostituite. Finlandesi e svedesi sono pronti anche ad attacchi informatici, campagne di disinformazione e violazioni dello spazio aereo. Ma, al di là di questo, in molti sono rimasti sorpresi dalla calma con cui la Russia ha preso la loro candidatura alla Nato. Forse, per Mosca, Finlandia e Svezia erano diventate una causa persa già nel momento in cui avevano aderito all’Ue.
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