«Se si dispone di informazioni su questa persona chiamare allo 509-628-0333». Non ci crederete ma il primo a rispondere è stato proprio lui, il ricercato: «Calmi sto arrivando». E sì da non crederci, ma è andata proprio così. Lo scambio surreale è proseguito. Passa qualche ora ma Akers non si presenta e a quel punto la polizia riscrive: «Ti stiamo aspettando ma non sei ancora arrivato». E lui non si è fatto attendere e ha risposto: «Scusate finisco un paio di cose e sarò presto da voi... appena ho sistemato tutto». «Dovrei essere lì entro le prossime 48 ore». A quel punto gli agenti, probabilmente stupiti nel constatare che il loro tentativo di incastrare Anthony stava andando avanti, hanno deciso di giocare e continuare con i post. Ma dopo 48 ore Akers ancora non si era presentato, e una valanga di utenti hanno iniziato a seguire la vicenda come in un film. «Ma si è consegnato?», commenta un cittadino. «È arrivato?», scrive un altro. «Non l’ha fatto», risponde la polizia. A quel punto Akers interviene nuovamente, facendo le scuse alla polizia di Richland.
«Cari, non siete voi, sono io il motivo del ritardo». «Ovviamente ho degli impegni. Mi scuso per avervi fatto aspettare. Sarò lì non più tardi dell’ora di pranzo di domani, so che non avete motivo di credermi...Ma arriverò». Ai post di Akers oltre 200mila commenti in poche ore di cittadini incuriositi dalla vicenda. «Stiamo iniziando a pensare che non vieni, chiamaci in qualsiasi momento e verremo noi da te», hanno incalzato gli agenti. Ma a sorpresa, martedì 4 dicembre, alle 15.29, il signor Akers è arrivato nella sede della polizia di Richland. Ma prima di entrare ha scritto l’ultimo post «Sono qui per il nostro appuntamento». Con tanto di selfie allegato mentre suona al loro citofono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA