Facebook, «contributo significativo» ai giornali per evitare la stretta sulle notizie in Australia. L'Europa ferma al palo

Facebook, «contributo significativo» ai giornali per evitare la stretta sulle notizie in Australia. L'Europa ferma al palo
di Valentina Errante
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Mercoledì 24 Febbraio 2021, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 08:48

Emendamenti concordati e intesa raggiunta. Il governo australiano ha ritoccato la legge che impone ai colossi del web di pagare le news agli editori e adesso l'iter per l'approvazione non dovrebbe trovare più intoppi e concludersi in settimana. Facebook intanto tornerà a pubblicare le notizie che aveva oscurato rendendo inattive, per gli utenti australiani, anche le pagine ufficiali delle testate nazionali. Insomma, si può dire on certezza che per la prima volta i giganti del web sono stati messi alle strette. E l'Australia ora potrebbe fare da apripista agli altri paesi. Steven Guilbeault, ministro del Patrimonio culturale canadese, ha annunciato l'intenzione di andare avanti per introdurre un'equa legislazione tra i media e i giganti del web. Il ministro ha detto di essere al lavoro anche con i suoi omologhi in Francia, Germania e Finlandia per imporre nuove regole. L'Ue invece è ancora indietro, nonostante le pressioni degli editori che hanno stretto un'intesa con Microsoft, mentre negli Usa la commissione Giustizia della Camera presenterà un progetto di legge stile Australia.

Australia contro Fb/ L’esempio sull’editoria che la Ue deve seguire

La modifica


La scelta australiana è dettata dalla necessità di fermare l'utilizzo gratuito di contenuti prodotti dai media e sostenere il settore.

L'idea di Canberra era di imporre un codice di condotta per l'utilizzo delle notizie, per generare una negoziazione «giusta» sul valore dei contenuti delle notizie. In altre parole: pagarle. La mediazione tra Canberra e Facebook, che ha portato ad alcune modifiche della legge, prevede che il governo non possa imporre il nuovo codice se il social riuscirà a dimostrare di contribuire in maniera «significativa» al giornalismo locale. In altre parole, le notizie verranno pagate il giusto prezzo. Il ministro australiano delle Finanze, Josh Frydenberg e quello per le Comunicazioni, Paul Fletcher, hanno confermato le modifiche. «Questi emendamenti - hanno spiegato in una nota congiunta - forniranno maggiore chiarezza sulla maniera in cui opererà il codice di condotta, rafforzando la struttura per assicurare che la produzione di news sia remunerata equamente. Il codice di condotta prevede tuttora trattative tra le piattaforme come Facebook e Google, e le compagnie australiane dei media, per concordare il pagamento». Per i gruppi editoriali locali è comunque un grande successo: i maggiori fra questi, come Guardian Australia e News Corporation di Rupert Murdoch, hanno già ripreso i contatti con Facebook. Il vicepresidente della divisione Global news partnership di Facebook, Campbell Brown, ha confermato che la compagnia riprenderà il servizio di news: «Abbiamo concordato una soluzione che ci permetterà di sostenere gli editori che noi scegliamo, inclusi quelli minori e locali. Il governo ha chiarito che potremo mantenere la capacità di decidere quali notizie compaiono su Facebook, quindi non saremo automaticamente soggetti a negoziati obbligatori». Intanto Google ha stretto accordi separati, ciascuno per decine di migliaia di dollari l'anno, con i diversi gruppi editoriali.


L'Ue

Dopo che l'Australia ha aperto la strada, le associazioni degli editori europei (Emma, Enpa, Epc, Nme) e Microsoft hanno concordato di lavorare insieme a una soluzione per garantire all'industria editoriale una remunerazione equa per i contenuti delle notizie che i giganti del web utilizzano sulle loro piattaforme, accrescendo traffico e introiti pubblicitari. Il meccanismo di arbitrato europeo dovrebbe considerare il modello australiano, che consente a un collegio arbitrale di stabilire un prezzo equo, in base ai benefici derivanti da ciascuna parte e ai costi di produzione del contenuto. Dal canto suo, il parlamento valuta l'ipotesi con cautela. Prima di introdurre nuove misure, gli eurodeputati sostengono che i governi nazionali debbano applicare la nuova direttiva sul diritto d'autore, che entrerà in vigore a giugno.
 

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