Eutanasia, sì del Parlamento spagnolo alla legge: «È un diritto fondamentale»

Eutanasia, sì del Parlamento spagnolo alla legge: «È un diritto fondamentale»
di Elena Marisol Brandolini
4 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Marzo 2021, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 12:19

Quest'oggi, il parlamento spagnolo licenzierà la legge di depenalizzazione e regolamentazione dell'eutanasia, collocando la Spagna tra i primi sei paesi al mondo, dopo Olanda, Belgio, Lussemburgo, Canada e Colombia, a riconoscere il diritto alla morte dignitosa. Il voto di oggi al Congresso è sugli emendamenti introdotti in Senato, dove la legge è stata approvata la scorsa settimana con una grande maggioranza parlamentare, contrari solo il PP e Vox. Ma il passo decisivo era stato fatto alla fine dello scorso anno nel Congresso, quando la nuova normativa veniva approvata con 198 voti favorevoli, 138 contrari e 2 astensioni.

Bari, malato di Sla denuncia cure «insufficienti» e chiede l'eutanasia: «Vivere così è un'agonia»


LE IPOTESI
La legge spagnola, si legge nel preambolo, regolamenta «le ipotesi in cui l'eutanasia non deve essere oggetto di censura penale». Perché «l'eutanasia si connette con il diritto fondamentale della persona costituzionalmente protetto com'è la vita», ma coesiste con altri diritti protetti dalla Costituzione, come sono «l'integrità fisica e morale della persona, la dignità umana, il valore superiore della libertà, la libertà ideologica e di coscienza, il diritto all'intimità». Perciò si legifera «per rispettare l'autonomia e la volontà di porre fine alla vita di chi è in una situazione di malattia grave e incurabile, o di una malattia grave, cronica e invalidante, con una sofferenza insopportabile che non può essere alleviata». Contemplando due condotte di eutanasia, quella attiva prestata da un medico su richiesta del paziente, o quella in cui è la persona interessata a terminare con la propria vita con la collaborazione del medico. La decisione di ricorrere all'eutanasia dev'essere autonoma, senza pressioni esterne e con l'informazione del personale medico; sull'intero processo vigila la Commissione di Garanzia e di Valutazione costituita in ciascuna Comunità.

La prestazione è totalmente a carico della sanità pubblica e per accedervi è sufficiente essere iscritti all'anagrafe comunale ed essere maggiorenni.

Eluana Englaro, il papà 12 anni dopo: «Ho combattuto nel deserto, ma grazie a lei c'è la legge sul biotestamento»


La legge sull'eutanasia è il frutto di una lunga e difficile gestazione ottenuto, dopo quattro tentativi falliti, grazie alle persone sofferenti aiutate a morire da amici o medici perseguitati dalla giustizia, che hanno fatto delle loro storie il simbolo di una battaglia di civiltà fino a diventare un vero e proprio caso. Una presa di coscienza che ha inizio a metà degli anni Novanta, quando lo scrittore galiziano Ramón Sampedro, rimasto tetraplegico all'età di 25 anni per un incidente che lo obbligò tutta la vita a letto e a scrivere con la bocca, iniziò la sua lotta personale, rivendicando il diritto a una morte dignitosa. E non potendo provvedervi da solo, né potendo contare sul sostegno di medici, fu costretto a farsi aiutare per mettere fine alla sua esistenza dalla sua amica Ramona Maneiro, che perciò venne perseguita giudizialmente. E come lui, molti altri casi di malati terminali più o meno noti.


IL MEDICO
Come nel caso del dottor Marcos Ariel Hourmann, argentino di nascita, ex-medico in un ospedale di Tarragona, che praticò l'eutanasia a una paziente di 82 anni in stato terminale e fu il primo nella sua professione a essere condannato in Spagna a un anno di carcere, nel 2009, e venne stigmatizzato per molti anni come «il medico assassino». Il giorno della prima approvazione della legge nel Congresso dei deputati, disse, intervistato da El Diario: «Se il mio caso ha aiutato a fare questa legge, ne è valsa la pena, senza dubbio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA