Russi ammutinati, ucraini scontenti: la guerra e quei segni di stanchezza nei due eserciti

In un video la rivolta dei soldati della Repubblica filo-russa: "Mandati a combattere senza armi e cibo"

Russi ammutinati, ucraini scontenti: i segni di stanchezza nei due eserciti
di Mauro Evangelisti
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Sabato 4 Giugno 2022, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 15:14

La guerra sta logorando il morale di chi dovrebbe combattere. Succede nel campo russo, dove è più difficile accettare sacrifici e rischi da parte di soldati che a volte neppure sanno perché si trovano in terra straniera. Avviene anche nella parte ucraina: certo, l'idea di difendere il proprio Paese rafforza, inevitabilmente, gli animi, ma si avverte a volte lo scollamento tra il fronte del Donbass e Kiev, che appare lontana. Pochi giorni fa l'analisi dell'Intelligence britannica ha ripetuto quando aveva già scritto varie volte nelle ultime settimane: «Ci sono molteplici e credibili segnalazioni di ammutinamenti localizzati tra le forze russe in Ucraina; è probabile che la mancanza di comandanti di plotone e di compagnia esperti e affidabili provochi un'ulteriore diminuzione del morale e una continua scarsa disciplina».

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CHI DICE NO
Su Telegram, in queste ore, è circolato un video in cui si vede il comandante del 113esimo reggimento di fucilieri della Repubblica autoproclamata del Donetsk (fedele al Cremlino) che, insieme ai suoi soldati, depone le armi in polemica con Mosca: siamo andati a combattere battaglie senza cibo ed equipaggiamento, siamo arruolati con la leva obbligatoria nonostante i problemi di salute, ci sacrificano in modo cinico. Una settimana fa più di cento membri della guardia nazionale russa sono stati licenziati perché si sono rifiutati di andare in Ucraina a combattere.

Da tempo in Russia vengono segnalati incendi dolosi che distruggono o danneggiano dei centri di reclutamento dove si cercano soldati da mandare in Ucraina. Cominciano a scarseggiare e la Federazione russa sta ricorrendo anche ai cinquantenni. Il parlamento ha approvato una legge che alza l'età massima per servire nell'esercito da 40 a 50 anni. Da parte Ucraina la situazione è differente.

 

Zelensky, subito dopo l'invasione, ha proibito a tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese per avere forze sufficienti nella difesa dall'invasione russa. Chi combatte contro un aggressore straniero, oggettivamente, ha motivazioni più forti rispetto a chi magari vive in un villaggio della Siberia e viene spedito in una terra sconosciuta nel mezzo di una guerra di cui, spesso, ignora le ragioni. Detto questo, un recente reportage del Washington Post ha mostrato come anche tra coloro che combattono nel Donbass vi siano sacche di scontento, sia per la carenza di armi e cibo sia perché ci si sente abbandonati da Kiev.

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PROTESTE
Due ufficiali, entrati volontariamente nell'Esercito e impegnati nei pressi di Severodontesk, avevano spiegato: «Il nostro comando non si prende alcuna responsabilità, non ci sostiene. Si prende solo il merito dei nostri successi. Viviamo nelle trincee e abbiamo solo una patata al giorno da mangiare e poca acqua da bere. Non abbiamo armi a sufficienza, i russi ci attaccano con mortai e razzi». Su Telegram un altro battaglione ucraino ha registrato un video in cui spiega: «Ci mandano incontro a una morte certa. E non siamo solo noi in questa situazione, siamo in tanti». I due ufficiali citati dal Washington Post avevano lasciato il fronte per riposarsi, ma avevano anche detto: «Proteggeremo il nostro Paese, ma abbiamo bisogno di comandanti capaci». Successivamente sono stati arrestati per diserzione.
 

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