Petrolio, embargo a fine aprile (dopo il voto francese). L'Europa pronta allo stop alle forniture russe

L’anticipazione del New York Times: via al sesto pacchetto di sanzioni europee. Le misure solo a fine mese per non avvantaggiare Le Pen al ballottaggio

New York Times: «L'UE prepara il bando al petrolio russo»
di Gabriele Rosana
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Giovedì 14 Aprile 2022, 18:53 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 12:24

L’Europa prepara lo stop al petrolio russo. A Bruxelles si lavorerà anche nel fine settimana di Pasqua, a porte chiuse e in stretta segretezza, per predisporre il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca dall’inizio della guerra in Ucraina. Il testo definitivo, complice il delicato ballottaggio delle presidenziali francesi, non arriverà tuttavia prima di fine mese. Dopo la decisione di vietare l’import di carbone (ma solo a partire da agosto) contenuta nel lotto di misure che ha ricevuto luce verde la scorsa settimana in risposta al massacro dei civili a Bucha, la Commissione europea punta adesso sull’embargo del petrolio russo, da cui l’Unione dipende per il 25% dei suoi consumi. La misura - confermata al New York Times da fonti vicine al processo decisionale - rientra nella logica delle sanzioni graduali messe in campo da Bruxelles in risposta all’invasione: restrizioni sempre più dure per aumentare il pressing sul Cremlino e ridurre i flussi di cassa verso la Russia. Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, parlando alla Bbc, era tornato ad accusare i Paesi Ue, in particolare Germania e Ungheria, di bloccare lo sforzo comune europeo per congelare l’import di greggio.

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Il divieto, che andrà approvato all’unanimità dai Ventisette (ma anche senza attendere l’attraversamento di una nuova “linea rossa” da parte dell’esercito di Putin), potrebbe essere condizionato tuttavia a un periodo di transizione, come già nel caso del carbone, così da garantire alle economie nazionali più esposte di trovare fonti alternative con cui sostituire le forniture russe senza dover ricorrere al razionamento o alla chiusura di alcuni settori produttivi.

Con l’Opec - l’organizzazione degli esportatori dell’oro nero - che non risponde all’appello Ue e Usa di aumentare l’estrazione oltre i 400 mila barili in più al giorno, i timori concreti sono che l’impennata dei prezzi vista finora per il gas si estenda presto anche al greggio. L’identikit delle preoccupazioni e delle cautele porta inevitabilmente a Berlino, visto che la Germania riceve da Mosca il 34% del petrolio e dei suoi derivati. E non è il solo distinguo. 

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Il passaggio

 

Secondo quanto riferito da fonti Ue, la bozza di provvedimento predisposta dalla Commissione finirà infatti sul tavolo dei governi solo dopo il 24 aprile, quando è previsto il ballottaggio delle presidenziali francesi tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Con il ricordo delle proteste dei gilet gialli contro gli aumenti della benzina ancora vivo nella memoria dell’inquilino dell’Eliseo e dei suoi alleati, Bruxelles vuole evitare di fornire un assist prezioso alla candidata dell’ultradestra, che ha fatto della tutela del potere d’acquisto uno dei principali slogan della sua campagna elettorale. A sottolineare la gravità della decisione, l’ok finale sarebbe poi rimesso non più ad ambasciatori e ministri degli Esteri, ma a un vertice straordinario (non ancora convocato) dei capi di Stato e di governo a Bruxelles, che potrebbe tenersi a inizio maggio. 
E nel tutto per tutto Ue contro Putin, a rischiare sarebbe anche il gas, di fatto l’ultima fonte fossile ancora risparmiata dalle sanzioni Ue. In parallelo, secondo fonti citate da Bloomberg, l’esecutivo Ue sarebbe infatti pronto a bollare come illegittimo, perché in sostanza aggiramento delle sanzioni, il sistema del “conto K” proposto da Mosca per il pagamento delle forniture di gas, l’apertura cioè di un conto speciale denominato in rubli presso Gazprombank, che convertirebbe poi automaticamente gli euro o i dollari incassati in valuta russa. A dirsi quasi tranquillo rispetto al nuovo affondo occidentale è invece Vladimir Putin, secondo cui, «non c’è possibilità che l’Europa riesca a rimpiazzare il gas russo», nonostante i piani per la diversificazione e l’aumento delle forniture di Gnl da altri partner. «I loro attacchi destabilizzano e fanno salire i prezzi», ha detto ieri durante una riunione sulla situazione dell’industria oil&gas nazionale, quando ha anche annunciato la volontà «di consolidare la tendenza degli ultimi anni e reindirizzare il nostro export verso i mercati in rapida crescita dell’Asia». 

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