Elezioni Israele, exit poll contrastanti. Netanyahu in testa: 35 seggi su 120

Israele, exit poll: testa a testa Netanyahu-Gantz
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Martedì 9 Aprile 2019, 21:09 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 07:44

Le elezioni con due vincitori: Benny Gantz e Benyamin Netanyahu. Questo il risultato del voto in Israele che esce dagli exit poll diffusi dalle reti televisive israeliane al termine di una giornata convulsa. Seconda una prima proiezione relativa a 70 stazioni elettorali, il Likud di Benyamin Netanyahu è in testa con 35 seggi su 120, mentre 'Blu-Biancò di Benny Gantz ha 34 deputati. Lo dice la tv commerciale Canale 13. Gli exit poll della stessa emittente indicavano invece la parità tra i due partiti. Confermata al momento la caduta dei laburisti, l'esclusione della lista 'Nuova destrà di Bennett e Shaked, mentre l'elettorato arabo riesce a far entrare in parlamento 2 liste. Secondo Canale 13, il blocco dei partiti di destra che sostengono Netanyahu dovrebbe contare alla Knesset 65 deputati, mentre i suoi avversari potrebbero disporre solo di 55.

Un risultato che - se confermato dallo spoglio reale dei voti - costituirà un bel rebus per il presidente Reuven Rivlin a cui spetta il compito istituzionale di affidare l'incarico. Da una parte c'è un partito maggioritario, dall'altra una coalizione altrettanto maggioritaria. E non è un caso che entrambi, sfidante e premier, subito dopo gli exit poll, abbiano cantato vittoria.

«Abbiamo vinto - ha detto Gantz che stasera è stato salutato dai suoi sostenitori come il nuovo primo ministro -. Il popolo di Israele si è pronunciato. Grande giorno». «Spetta a noi formare il governo - ha poi aggiunto più tardi -. Sarà il più largo possibile, sarò il premier di tutti». A stretto giro di posta è arrivata la rivendicazione di Netanyahu. «Il blocco di destra guidato dal Likud ha ottenuto una chiara vittoria - ha esultato a sua volta - ringrazio i cittadini di Israele per la loro fiducia». Poi la promessa: «Inizierò a formare un governo di destra con i nostri partner naturali stasera».

Fatto sta che se i due big rivendicano il primato, dietro di loro non mancano le macerie, oltre il dato clamoroso del disimpegno arabo dal voto: secondo alcune stime il calo sarebbe stato del 40% rispetto ai loro concittadini ebrei. Il partito 'Nuova destrà degli attuali ministri Naftali Bennett e Ayelet Shaked - alleati di Netanyahu nel suo governo - potrebbero essere esclusi dalla Knesset per non aver passato lo sbarramento elettorale del 3,25%. Stessa sorte per quello che veniva considerato un outsider vincente di queste elezioni, lo stravagante Moshè Feiglin sostenitore del messianismo ebraico e della libera marijuana. Secca sconfitta - sempre se gli exit poll saranno confermati dal voto reale - per il partito laburista di Avi Gabbai: dovrebbe avere 7-8 deputati al Parlamento contro i 24 delle passate elezioni.

Il Meretz, altro partito storico della sinistra israeliana, avrebbe ottenuto 4-5 seggi. Ma ancora più clamoroso il crollo delle liste arabe: nella scorsa legislatura avevano 13 seggi, per ora possono contare solo sui 6-7 seggi di 'Hadash-Taal'. Anche il secondo partito arabo 'Balad-Raam' potrebbe non aver superato la soglia di ingresso. Avigdor Lieberman - ex ministro della difesa defenestrato da Netanyahu nel 2018 - con il suo partito avrebbe invece superato soglia guadagnando 4 seggi. I partiti religiosi hanno mantenuto le loro posizioni. Ora tocca allo spoglio dei voti veri dare il quadro reale della nuova Knesset, ma la formazione del governo potrebbe essere cosa ardua. A meno che - hanno cominciato a segnalare gli analisti - a mettersi d'accordo non siano proprio i due vincitori.


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