Elezioni in Brasile, oggi si vota: i candidati, i sondaggi e le perplessità del voto

Elezioni in Brasile, oggi si vota: i candidati, i sondaggi e le perplessità del voto
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Domenica 7 Ottobre 2018, 11:52
Il «Trump brasiliano» contro il «sostituto di Lula». Sono 13 i candidati al primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane di oggi, ma il voto si annuncia soprattutto come un duello fra il populista di estrema destra Jair Bolsonaro e l’ex sindaco di San Paolo Fernando Haddad, che secondo tutti i sondaggi si affronteranno al ballottaggio. 

Ecco i principali otto candidati: Jair Bolsonaro: ex militare, figlio di genitori di origine italiana, il 63enne Bolsonaro è in testa a tutti i sondaggi con il 35% come candidato del partito Social Liberale. Populista di estrema destra, ha sedotto molti elettori, stufi della corruzione della politica e preoccupati per la violenza della criminalità. Malgrado sia deputato dal 1991, Bolsonaro si scaglia contro le elites, con un linguaggio spiccio, provocatorio e aggressivo dove non mancano i toni maschilisti, razzisti e omofobi, così come i richiami nostalgici alla dittatura militare del 1964-1965. Gravemente ferito da uno squilibrato, che lo ha pugnalato il sei settembre ad un evento elettorale, Bolsonaro è appena uscito dall’ospedale. L’aggressione ha rafforzato la sua popolarità, rendendo più difficile ai suoi avversari attaccarlo. Dal letto di ospedale ha trasformato la sua convalescenza in uno show mediatico, con foto e dirette sui social. Molto presente su Twitter, è considerato una sorta di «Donald Trump brasiliano».  

Fernando Haddad: l’ex sindaco di San Paolo (2013-2016), la città più grande del Brasile, è stato scelto come candidato del partito dei Lavoratori (PT), quando è apparso chiaro che il carismatico ex presidente Luis Inacio Lula da Silva non avrebbe potuto correre a causa della condanna per corruzione che sta scontando. Intellettuale con studi universitari di Economia, Diritto e Filosfia, 55 anni, insegna scienze politiche all’università di San Paolo. Haddad proviene da una famiglia cristiano libanese ed è stato ministro dell’Istruzione. Promette di governare in continuità con i governi di Lula, abolendo le riforme liberiste del presidente uscente Michel Temer. Nei sondaggi è indicato al secondo posto con il 22%, con l’appoggio di un elettorato di sinistra che non crede alla colpevolezza di Lula. Per vincere deve identificarsi il più possibile con Lula, dimostrando però di non essere un pupazzo dell’ex presidente. Ciro Gomez: Attivo in politica dagli anni 80, apprezzato nei circoli della sinistra, il 60enne Gomez è stato ministro dell’Integrazione Nazionale fra il 2003 e il 2006 prima di rompere con Lula. Si è poi distanziato dal PT, dopo le accuse di corruzione che lo hanno investito, candidandosi per la formazione PDT. I sondaggi lo accreditano all’11% escludendolo dal ballottaggio. Ma il suo appoggio potrebbe essere cruciale per Haddad.

Poi c’è Geraldo Alkmin: ex governatore dello stato di San Paolo, rappresenta il partito di centro destra PSDB dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso, una delle formazioni storiche del panorama politico brasiliano. Sconfitto da Lula alle presidenziali del 2006, il 65enne medico Alkmin è un sostenitore del libero mercato, vicino all’establishment economico brasiliano. Misurato nei discorsi, chiede un voto in nome della ragione per attirare i consensi dei conservatori moderati. Ma il ciclone Bolsonaro ha eroso i suoi consensi, che secondo gli ultimi sondaggi si attestano all’8%. Nella corsa alle presidenziali c'è anche Marina Silva. Ex ministro dell’Ambiente (2003-2008) con Lula, ha poi rotto con l’ex presidente. Afro-brasiliana di umili origini, 60 anni, si è già candidata alle presidenziali nel 2010 e il 2014. La sua discesa in campo ha sollevato ogni volta forti speranze, che però non si sono tradotte in un buon risultato alle urne. Inizialmente accreditata al 15%, è ora scesa nei sondaggi al 5%. La Silva si candida alla guida del suo movimento Rete della sostenibilità. 

Altri tre candidati vanno ricordati, malgrado le loro possibilità di successo appaiono irrisorie: Henrique Meirelles: ex presidente della banca centrale del Brasile sotto la presidenza di Lula, il 62enne Meirelles è stato ministro delle Finanze nel governo uscente. Candidato del partito MDB dell’impopolare presidente in carica Michel Temer, manca di carisma e viene considerato troppo vicino alle elites finanziarie internazionali. Guilhermo Boulos: leader del Movimento de los Trabajadores sin Techo (movimento dei lavoratori senza casa), il 36enne Boulos è considerato un personaggio emergente della sinistra brasiliana. Malgrado il carisma e la popolarità, i sondaggi gli assegnano percentuali bassissime. Cabo Daciolo: esponente del piccolo partito di estrema destra Patriota, il 42enne Daciolo è stato pompiere dell’esercito. Molto religioso ed estremamente conservatore, cita teorie cospirazioniste sulla diffusione del comunismo in Sudamerica. Si è attirato le ironie dei social denunciando i 400 milioni di poveri del Brasile, dove gli abitanti sono 285 milioni, e con un video dal sapore esoterico in cui annunciava il suo ritiro su un monte per meditare. Gli altri cinque sono: Vera Lucia, José Maria Eymael, Joao Amoedo, Joao Vicente Goulart e Alvaro Dias. 

Non solo presidenziali però. E si perché gli oltre 147 milioni di elettori sono anche chiamati a rinnovare l’intera Camera dei deputati, due terzi dei senatori e ad eleggere i governatori dei 26 stati che compongono la Federazione e del distretto Federale di Brasilia, la capitale, in una serie di competizioni elettorali che coinvolgono personalità come l’ex presidente Dilma Rousseff e l’ex calciatore Romario. In secondo piano nell’attenzione rispetto alle presidenziali, l’elezione dei 513 deputati e di 53 senatori è comunque importante. Nessuno dei partiti dei due principali candidati per i quali si prevede un duello al ballottaggio del 28 ottobre, il populista di estrema destra Bolsonaro e l’esponente del partito dei Lavoratori Haddad, sembra in grado di conquistare una maggioranza parlamentare. Il prossimo presidente, come già aveva fatto Dilma Rousseff nel 2014, dovrà dunque appoggiarsi ad una coalizione. L’attenzione è puntata intanto sullo stato di Minas Gerias dove l’ex presidente Dilma Rousseff cerca il riscatto politico dopo l’impeachment, presentandosi per un seggio di senatore. I sondaggi la danno al 28%, in testa a tutti i suoi avversari. In questo stesso stato è in corsa per un seggio di deputato anche il conservatore Aecio Neves, rivale sconfitto della Rousseff alle presidenziali del 2014. 

Mentre a Rio de Janeiro, si guarda a Flavio Bolsonaro, figlio del candidato alle presidenziali, che corre per un seggio di senatore ed è accreditato dai sondaggi al 25% in un testa a testa con il centrista Cesar Maia, ex sindaco della città. A sinistra il candidato del Partito dei Lavoratori, Lindbergh Farias, è indicato al 22%. Bolsonaro jr divide gli elettori come il padre: in città lo slogan «Lui no», con il quale i movimenti femministi attaccano il candidato populista alle presidenziali, viene scandito con l’aggiunta «e nemmeno suo figlio». Sempre a Rio, c’è attenzione anche alle elezioni per il governatore di questo Stato. Il favorito è Eduardo Paes, sindaco della città durante i giochi olimpici del 2016, dopo che il suo principale avversario Anthony Garotinho, suo predecessore fra il 1999 e il 2002, è stato escluso dalla corsa per una condanna di corruzione. Il nome che richiama più attenzione è però quello dell’ex calciatore Romario. Il 52enne trionfatore dei Mondiali del 1994 è già in politica come senatore. 
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