Ucraina, droni suicidi e Stinger: così Kiev ribalta il fronte della guerra

Biden ha stanziato altri 800 milioni per aiuti bellici. Le consegne nei Paesi Nato

Ucraina, droni suicidi e Stinger: così Kiev ribalta il fronte della guerra
di Flavio Pompetti
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Venerdì 18 Marzo 2022, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 08:08

«I have a need», (ho bisogno di aiuto), ha detto Zelensky nel video proiettato al congresso di Washington due giorni fa. Tre ore dopo Joe Biden ha accontentato il presidente ucraino nel modo in cui tutto l’occidente finora ha risposto all’appello: gli Usa hanno stanziato 800 milioni di aiuti nella forma di equipaggiamento bellico, che si aggiungono al miliardo e 200 milioni già concessi nel corso di due invii dall’inizio della guerra. 
Il pacchetto più recente comprende 800 missili Stinger e 2000 Javelin, 1.000 munizioni anticarro e 6.000 At-4 anti mezzi corazzati. Completano la spedizione 100 droni Switchblade e 100 lanciagranate; 5.000 fucili automatici da assalto, mille pistole, 400 mitragliatrici e 400 fucili a pompa, con una dotazione di 20 milioni tra proiettili, granate e colpi da mortaio. Far arrivare queste armi nelle mani dell’esercito ucraino non è facile, ma gli Stati Uniti stanno eseguendo le consegne con straordinaria rapidità: la fornitura di 60 milioni di dollari concessa lo scorso agosto aveva impiegato fino a novembre per giungere in Ucraina. Quella da 350 milioni di dollari decisa il 26 febbraio è stata recapitata quasi interamente nel giro di una settimana. 

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LE CONSEGNE

L’esercito statunitense consegna i materiali presso basi sicure nei paesi della Nato più vicini ai confini del paese, e da qui sono gli stessi ucraini a disporre il passaggio della frontiera, contando sul supporto logistico Usa che aiuta a dissimulare i movimenti dei piccoli convogli con tecniche anti-rilevamento radar. 
Le truppe russe hanno cercato di sbarrare la strada d’ingresso chiudendo l’accerchiamento in prossimità del confine polacco, ma è qui che hanno trovato la resistenza più efficace. I missili Stinger, leggeri e lanciati a spalla, si sono rivelati un ottimo strumento di deterrenza per l’aviazione russa, che di fatto non è riuscita a bloccare i rifornimenti.

Il resto del lavoro è stato fatto dai Mig 29 concessi dalla Polonia su intercessione di Washinton. 

I PIANI FALLITI

La manovra lanciata da Putin il 24 febbraio prevedeva che il bombardamento delle postazioni e degli aeroporti militari avrebbe consegnato loro nel volgere di giorni il controllo totale dei cieli. Questo obiettivo è stato mancato clamorosamente. Le forze ucraine sono riuscite a mettere in salvo gran parte dell’arsenale aereo, e oggi combattono a volte con successo i confronti con il nemico. Il ministero della Difesa di Kiev dice di avere abbattuto 84 aerei e 108 elicotteri russi. Un rapporto più credibile del blog Oxy riduce il totale a 28, contro i 10 velivoli ucraini neutralizzati dai russi.Prima della guerra l’arsenale aereo ucraino contava una ventina di droni di fabbricazione turca, di classe TB2. Mezzi lenti, che viaggiano a non più di 200 km l’ora. Il loro utilizzo si è rivelato decisivo contro gli ingombranti carri armati russi, che sono costretti a marciare in colonna e spesso si offrono come facile bersaglio agli attacchi dal cielo. Zelensky ha chiesto ripetute volte l’invio di droni di nuova generazione per infliggere più danni. Biden lo ha appena accontentato con la spedizione di 100 Switchblade, droni “suicidi”, leggeri e auto pilotati, capaci di colpire un carro armato dopo aver volato fino a 40 minuti di distanza. 

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