Droni sul Cremlino, generale Camporini: «Difficile che velivoli ucraini possano volare fino a lì, Mosca non è la Crimea»

L'ex capo di stato maggiore della Difesa: «Plausibile la pista interna, la situazione nelle stanze del potere non mi pare rosea»

Droni sul Cremlino, generale Camporini: «Difficile che velivoli ucraini possano volare fino a lì, Mosca non è la Crimea»
di Marco Ventura
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 23:06 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 13:10

«Un caso lampante di provocazione. Questo episodio dei droni lanciati sul Cremlino, considerando anche le immagini che sono stati distribuite, non è che propaganda. Rientra in quelle azioni di “false flag”, falsa bandiera, che si attuano allo scopo di costituirsi un pretesto per fare qualcos’altro». Non ha dubbi l’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa, oggi responsabile Sicurezza e difesa per Azione, Vincenzo Camporini. «Vedo troppe contraddizioni. Se fossero velivoli partiti dall’Ucraina e pilotati da remoto, non sarebbero stati intercettati se non all’ultimo. Significherebbe che la Russia non ha una difesa aerea, sarebbe un segnale pessimo sulle capacità militari russe».

E se si trattasse di velivoli lanciati da sabotatori o addirittura da oppositori interni di Putin, non lontani dal Cremlino?
«Peggio.

Significherebbe che Putin non ha il controllo del territorio. Non parliamo della lontana Siberia, ma dei dintorni della capitale. In realtà, Putin ha buoni motivi per cercare di attribuire agli ucraini un’attività che mette in pericolo la Russia: le sue forze militari terrestri oggi non sono in condizione di continuare con successo le operazioni militari. Ha bisogno di un pretesto per lanciare un’altra mobilitazione che gli consenta di mettere insieme le risorse necessarie per proseguire la guerra».

E se l’attacco venisse da alcuni oligarchi?
«Motivazioni interne possono essercene mille. Putin potrebbe voler dire: c’è chi trama contro di me nella “curia”, mi stanno minacciando, accorrete e difendetemi. Un atto del genere può significare chiamare la guardia a sé. La situazione al Cremlino non dev’essere rosea. È una cupola in cui le ambizioni di Prigozhin si scontrano con quelle di altri, di Medvedev. C’è anche una corsa alla successione di Putin. Sarà una lotta non priva di vittime».

È possibile che un’azione di false flag giustifichi, in prospettiva, l’arma nucleare?
«Teoricamente l’ipotesi sta in piedi ma è inverosimile, sta nella mente di qualche personaggio come Medvedev, politicamente sarebbe un disastro per la Russia. La Cina non potrebbe più neanche lontanamente supportare direttamente o indirettamente Mosca, che finirebbe isolata globalmente».

Droni ucraini sembrano essere arrivati in Crimea e in una foresta a 20 km da Mosca.
«Una cosa è la Crimea, un’altra Mosca. I droni ucraini sono residuati degli anni ’60, vettori da ricognizione riconvertiti, dei bei bestioni, non modelli difficili da identificare ma veri e propri aeroplani, con le caratteristiche e la visibilità di un mezzo di quelle dimensioni».

 

Ma possono arrivare dall’Ucraina al Cremlino?
«Non ho dati al riguardo, ma non credo».

Si parla di droni e missili fabbricati in casa o in giardino.
«Costruire oggetti operativamente validi richiede competenze tecnologiche e tecniche e un mucchio di tempo. Il primo memorandum, dell’Eurofighter venne firmato nell’82, è entrato in linea nel 2002. Pensiamo a quanto ci è voluto per l’F-35, non sono cose che si fanno nel cortile di casa in qualche settimana».

Arriveranno gli F-16 a Kiev?
«Tecnicamente, l’addestramento su un velivolo come l’F-16 ha bisogno di tempi molto lunghi. Ho volato sul Mig-23 e altri velivoli di produzione russa e il cockpit, il quadro strumenti del pilota è radicalmente diverso da quello che usiamo in Occidente. Che un pilota ucraino possa scendere dal Mig e salire sull’F-16 richiede decine di ore d’addestramento. Tempi che vanno al di là delle prossime scadenze operative».
 

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