Trump ora è davvero solo, Pence lo scarica: no all'ultima richiesta di ribaltare il voto

Trump ora è davvero solo, Pence lo scarica: no all'ultima richiesta di ribaltare il voto
di Francesco Malfetano
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Venerdì 1 Gennaio 2021, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 16:23

Donald Trump è ormai da solo. Anche la sua ultima speranza di ribaltare l'elezione di Joe Biden il giorno dell'Epifania è ormai stata accantonata. Ieri infatti gli avvocati del suo vicepresidente Mike Pence hanno in pratica certificato che anche l'ex governatore dell'Indiana ha scaricato The Donald. Come riportato dalla Cnn i legali hanno infatti chiesto a un giudice federale del Texas di respingere l'istanza del deputato repubblicano Louie Gohmert, chiedendo loro di inidirizzare a Camera e Senato la loro recriminazione. Vale a dire la richiesta con cui gli ultimi fervidi sostenitori del Presidente in carica miravano a costringere il vicepresidente Pence ad ignorare i voti di vari Stati chiave quando il Congresso si riunirà mercoledì prossimo sotto la sua guida per certificare la vittoria del presidente eletto Biden. Non andrà però così, e al di là degli occhi di mezzo mondo puntati sulla sessione congiunta del Congresso e dei lunghi discorsi con cui i senatori Repubblicani terranno impegnata senza dubbio la riunione, il 6 gennaio non accadrà nulla di davvero strano.

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Il conteggio dei voti elettorali in questa fase infatti, come al solito sarà una faccenda di routine e abbastanza pomposa utile però a sancire - Costituzione americana alla mano - in maniera ancor più inappelabile la vittoria di Biden, dopo che il Collegio Elettorale lo ha già ufficialmente eletto il 14 dicembre scorso. In realtà, sempre secondo la stampa americana, qualche ultimo sussulto ci dovrebbe essere. Almeno un paio di senatori repubblicani e circa 140 deputati del Gop (Grand Old Party) sarebbero pronti a contestare il 6 gennaio l'esito del voto delle presidenziali in alcuni degli Stati a stelle e strisce. Per farlo però - come riporta il dettagliato protocollo - sarebbe necessario  il consenso di entrambi i rami del Parlamento: e la Camera è controllata dai democratici. La data da cerchiare resta quindi il 20 gennaio, data dell'inizio del nuovo mandato presidenziale.  

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