President Trump and the First Lady traveled to Iraq late on Christmas night to visit with our troops and Senior Military leadership to thank them for their service, their success, and their sacrifice and to wish them a Merry Christmas. pic.twitter.com/s2hntnRwpw
— Sarah Sanders (@PressSec) 26 dicembre 2018
La presenza americana nel Paese non è mai stata a tempo indeterminato, ma aveva come obiettivo quello di strappare all'Isis le sue roccaforti militari.
Un obiettivo centrato, secondo Trump che scarica sulla Turchia di Recep Tayyip Erdogan il compito di occuparsi di quello che resta dello Stato islamico in Siria. Gli Stati Uniti - aggiunge Trump - non hanno mai avuto un ruolo nella ricostruzione del Paese: questo tipo di ruolo dovrebbe essere svolto da altri paesi ricchi. «I paesi dell'area devono farsi avanti e assumersi una maggiore responsabilità» dice ai soldati americani. Un ruolo, secondo Trump, ce l'ha l'Arabia Saudita: il tycoon ha riferito che Riad si è detta d'accordo ad aiutare nella ricostruzione in Siria. Quindici anni dopo l'invasione del 2003, gli Stati Uniti hanno ancora 5.000 truppe in Iraq che sostengono il governo locale nella sua battaglia contro quello che resta dell'Isis. Per i presidenti americani visitare le truppe è una tradizione. George W. Bush aveva servito il tacchino il giorno del Ringraziamento ai soldati a Baghdad nel 2003. Barack Obama era volato, sempre a Baghdad nell'aprile del 2009, quattro mesi dopo il suo insediamento alla Casa Bianca.
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