Donald Trump, impeachment approvato dalla Camera per l'assalto al Congresso

Donald Trump sotto impeachment, crepe tra i repubblicani. Il presidente sempre più isolato
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Mercoledì 13 Gennaio 2021, 15:59 - Ultimo aggiornamento: 22:31

Donald Trump, con una procedura lampo di un solo giorno, la Camera Usa ha approvato la mozione di impeachment contro l'ormai ex presidente per incitamento all'insurrezione, per aver incoraggiato i suoi fan ad assaltare il Congresso e impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden. La votazione ha raggiunto in tempi rapidi il quorum della maggioranza semplice dei 217 voti. Finora solo nove repubblicani a favore. Trump diventa così il primo presidente della storia a finire in stato d'accusa due volte, dopo quella per l'Ucrainagate.

L'accusa

L'accusa è appunto quella di incitamento all'insurrezione per aver istigato in un comizio i suoi fan ad assaltare il Congresso e impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden, che ha contestato per settimane evocando inesistenti brogli elettorali e minacciando anche il segretario di Stato della Georgia.

Un attacco violento costato cinque morti, diversi feriti, danneggiamenti e un vulnus senza precedenti alla democrazia americana. 

Pelosi contro Trump

«Trump è un pericolo evidente ed immediato, ha incitato la ribellione armata contro la nazione, deve essere destituito», ha denunciato in aula la speaker della Camera Nancy Pelosi, definendo i rivoltosi non «patrioti», come li ha chiamati il presidente, ma «terroristi». Il voto è avvenuto «nella stesa scena del delitto», come ha sottolineato un deputato. E in un'atmosfera da stato di guerra nella capitale, dopo l'allarme dell'Fbi su possibili attacchi armati tra il 16 e il 20 gennaio in tutti gli Stati Usa, in vista del giuramento di Joe Biden: centinaia di riservisti hanno passato la notte all'interno di Capitol Hill, dormendo e bivaccando nelle sale e nei corridoi mentre arrivavano gli eletti. Ma la Guardia Nazionale, che il giorno del giuramento schiererà 20 mila uomini, presidia a mano armata anche tutto il perimetro esterno del parlamento, difeso come tutti i principali edifici governativi da griglie metalliche. 

 

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La posizione di Pence

La mozione d'impeachment è arrivata  dopo che la Camera ha approvato quella sul 25esimo emendamento. Mike Pence tuttavia si è rifiutato di invocarlo, ritenendo che non sia «nel miglior interesse del Paese» ed invitando ad evitare «azioni che dividerebbero e infiammerebbero ulteriormente la passione del momento». La seconda messa in stato d'accusa di Trump ha però ricevuto un crescente consenso tra i repubblicani, che in quella precedente per l'Ucrainagate erano stati invece compatti alla Camera. Già prima del voto erano usciti allo scoperto cinque deputati del Grand Old party. Tra loro Liz Cheney, numero tre del Gop alla House e figlia del controverso ex vicepresidente di George W. Bush. «È Trump ad aver acceso il fiammifero dell'attacco», ha accusato la parlamentare, che pilota il fronte interno contro The Donald candidandosi di fatto a guidare il partito alla Camera togliendo la leadership a Kevin McCarthy, contrario all'impeachment. Uno strappo che segna l'inizio della guerra dentro il Grand Old Party, costretto a scegliere fra Trump e la sua condanna.

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Delicati equilibri in gioco

La chiave di volta potrebbe essere il potente leader repubblicano al Senato Mitch McConnell, che in privato ha detto di vedere di buon occhio l'impeachment, ritenendolo fondato e utile per aiutare il partito a voltare pagina. Se confermasse pubblicamente la sua posizione, potrebbe aprire una grande breccia tra i suoi, consentendo forse di arrivare alla maggioranza dei due terzi per la condanna. Intanto sta valutando se convocare il Senato - ora in pausa sino al 19 gennaio - già venerdì per iniziare il processo d'impeachment. Trump stasera è tornato a lanciare un appello alla calma e ad evitare «vandalismi e violenze» dopo il suo comizio di martedì in Texas, dove però aveva respinto ogni responsabilità, ammonendo che la messa in stato d'accusa è «la prosecuzione della più grande caccia alle streghe della storia» e sta causando una «enorme rabbia» nel Paese. Intanto pensa a graziare se stesso e i figli (ma Donald Junior non la vuole) mentre precipita nei sondaggi, viene messo al bando anche da Youtube e la città di New York rescinde tutti i contratti con la Trump Organization. Compresi quelli per l'iconica giostra e le due piste di pattinaggio di Central Park.

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