Le immagini dell'attacco alla diga di Nova Kakhovka sul fiume Dnipro, nella parte occupata dai russi nella regione ucraina di Kherson, sono drammatiche. Un'esplosione ha aperto una voragine nel bacino d'acqua da 18 milioni di metri cubi e uno tsunami si è abbattuto su case e attività delle 24 cittadine sulla destra del fiume, quella parte rimasta sotto il controllo di Kiev. Le evacuazioni sono scattate immediatamente e, per ore, si è temuto il peggio anche per la centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Perché è strategica
Ma perché la diga danneggiata, al centro delle accuse reciproche tra Kiev e Mosca, è strategica per entrambi i fronti? Un'analisi interessante l'ha fornita l'esperto di geopolitica Lucio Caracciolo, il fondatore della rivista “Limes” che, nello studio di La7 ospite della trasmissione “Otto e Mezzo” condotta da Lilli Gruber nel giorno del micidiale attacco, ha spiegato come la distruzione di Nova Kakhovka rappresenti un punto a favore dell'Ucraina nella guerra tra Putin e Zelensky.
Chi è stato
«Si rimpallano le responsabilità, sono stati i russi o sono stati gli ucraini?» domanda la conduttrice al professore esperto di geopolitica. «Su chi è stato ovviamente non so e penso che non lo sapremo per un bel pezzo» afferma Caracciolo. «Sulle conseguenze invece qualcosa si può dire subito: questa grande diga che regola la parte finale del flusso del grande fiume Dnipro che attraversa l'Ucraina è una diga che i russi hanno occupato il 24 febbraio 2022. L'esercito di Mosca - spiega il prof - dopo aver fallito l'attacco su Kiev è andato su questa diga perché è quella che garantisce il flusso d'acqua dolce della Crimea e, saltando questa diga, la Crimea resta senza rifornimento, quindi ha un effetto strategico enorme» evidenzia Caracciolo. Che aggiunge: «Sul piano tattico più ravvicinato è chiaro che più allaghi l'area di una possibile controffensiva ucraina più fa comodo ai russi, quindi le interpretazioni su chi è stato se derivano dal principio del cui prodest possono essere le più varie ma, guardandola dal punto di vista strategico, cioè vince la guerra chi ha la Crimea alla fine di questo conflitto allora è un punto per l'Ucraina».
«Questo è un punto a favore dell'Ucraina?» lo interrompe e domanda Gruber per essere certa di quello che l'esperto ha appena rivelato sull'attacco. «Certo - ribadisce Caracciolo - Mette i russi in estrema difficoltà nel mantenere in piedi la Crimea.
Fuoco incrociato
Intanto però, il giorno dopo l'attacco micidiale, il fuoco delle accuse incrociate tra Mosca e Kiev sulla distruzione della diga continua: in 40mila sono stati costretti all'evacuazione dalle aree finite sott'acqua e, secondo la procura generale ucraina, di questi circa 25.000 si trovano nei territori occupati dai russi. L'esercito di Putin ha puntato il dito contro le truppe di Zelensky per aver bombardato la diga nel tentativo di offuscare i fallimenti della controffensiva e di lasciare la Crimea occupata senz'acqua dolce. «Il regime di Kiev ha compiuto un sabotaggio, su larga scala pianificato in anticipo», sono le parole del ministro della Difesa russo Shoigu, che ha ipotizzato, dietro all'attacco, una tattica di Kiev per spostare le proprie truppe in posizione di offensiva.
Dall'Occidente è arrivata compatta la condanna alla Russia per quello che il diritto internazionale riconosce come «crimine di guerra». Un coro unanime dall'Italia, dove il ministro Tajani ha espresso preoccupazione, al Regno Unito, dove Cleverly ha definito l'attacco alla diga «ripugnante». Il cancelliere Scholz ha previsto che l'entrata della guerra in una «nuova dimensione», mentre il segretario della Nato Stoltenberg ha descritto l'attacco come l'esempio della «brutalità russa». L'Unione Europea ha descritto la distruzione della diga come «una nuova escalation senza precedenti». Di certo è che la guerra tra Russia e Ucraina è entrata in una nuova fase con un peso sempre maggiore per la sua dimensione internazionale.
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