Darya Dugina, falla nella rete degli 007 russi: «Una talpa dietro l'autobomba». E Putin si scopre vulnerabile

L'esplosione nel diametro residenziale del potere. Prevale la pista interna: un'azione che punta ad appesantire i piani della guerra

Darya Dugina, falla nella rete degli 007 russi: «Una talpa dietro l'autobomba». E Putin si corpre vulnerabile
di Marco Ventura
4 Minuti di Lettura
Lunedì 22 Agosto 2022, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 08:56

La pista interna è quella che prevale ma restano i sospetti su sabotatori ucraini, profondamente infiltrati nel cuore del potere moscovita, magari con lo zampino professionale di elementi dell'Intelligence occidentale. E di qualche talpa ben informata. Varie ipotesi sono in campo, ma gli stessi vertici del Cremlino sembrano disorientati o prudenti, se l'unica reazione ufficiale è quella, dubitativa, della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, per la quale se gli inquirenti confermeranno la pista ucraina, si dovrà parlare di «terrorismo di Stato di Kiev».

Darya Dugina, la morte della figlia di Dugin spaventa l'Ucraina. Zelensky: «Temo cose terribili per il 24 agosto»

Per gli stessi speculari motivi, sul fronte opposto il consigliere e ventriloquo di Zelensky, Mykhailo Podolyak, nega qualsiasi coinvolgimento perché «i russi sono terroristi e noi no». E allora? Per Francesco Strazzari, grande esperto di guerre e sicurezza della Scuola Sant'Anna di Pisa, «la risposta sta nelle dinamiche operative dell'attentato, sulle quali però non abbiamo alcun controllo informativo. Sembra difficile immaginare che gli ucraini riescano da soli ad arrivare a Mosca e piazzare la bomba sotto la macchina di Dugin o della figlia, compiendo un omicidio mirato di questa portata. Forse Dugin non è l'ideologo di Putin, se lo fosse davvero sarebbe stato protetto».

 

Certo è che l'attentato è uno smacco per l'Fsb, erede del Kgb o meglio dell'Fso, il servizio di sorveglianza interno.

Strazzari crede di più alla matrice russa. Suggerisce di seguire le mosse del grande protettore e finanziatore di Dugin (e di tutto il mondo della destra radicale ortodossa eurasiatica) fortemente legato al separatismo del Donbass: Konstantin Valerievic Malofeev, capo del gruppo Cargrad e direttore dell'Aquila bicipite, Ong russa per lo sviluppo dell'educazione storica il cui nome parla da solo e segnala il carattere imperial-nazionalista del movimento.


I DUBBI
C'è perfino il dubbio che sull'automobile di Dugin ci fosse proprio lui, Malofeev. E siccome le testimonianze sono concordi nel sostenere che il cambio di automobile tra padre e figlia è avvenuto all'ultimo momento, uscendo dal Festival a cui i Dugin avevano partecipato, l'obiettivo poteva essere proprio Dugin e non la figlia, e con Dugin anche Malofeev. A quale scopo? Radicalizzare l'estrema destra russa e determinare un indurimento della guerra? Oppure si volevano colpire gli ultrà per segnalare l'insofferenza nell'entourage del Cremlino rispetto alle posizioni viscerali? In tal caso, si tratterebbe di un pesantissimo avvertimento. Il fatto che l'esplosione sia avvenuta nel diametro residenziale del potere moscovita, frantuma un tabù e porta la guerra in casa dello Zar. «L'origine dell'attacco è ovviamente interno, non esterno», sentenzia Nicolas Tenzer, già consigliere per la sicurezza internazionale nel governo francese, e per Leonid Volkov, vicino al leader dissidente Alexei Navalny, il distretto di Odintsovo, teatro dell'azione-killer, corrisponde al «ventre molle del putinismo e lo scoppio notturno dovrebbe spaventare moltissimi veri ideologi della guerra».

 

Certo, anche se negano, gli ucraini hanno un interesse oggettivo nell'attentato, che dimostra come Putin e la sua cerchia siano vulnerabili e «nessuno resterà impunito». C'è poi un'altra ipotesi, argomentata da un super-esperto di intelligence che preferisce non esser citato e ricorda come il premier britannico Boris Johnson abbia «schierato fin dal primo giorno della guerra, a Kiev, gli operatori speciali del 22° Reggimento Sas», incursori addestrati a operare dietro le linee, «tra i migliori al mondo, in grado di organizzare la guerra clandestina, gente che gira in abiti civili e parla russo».


GLI INFILTRATI
La presenza di specialisti occidentali «può meglio spiegare i sabotaggi e attentati in territorio russo», anche se finora si è trattato di azioni molto lontane da Mosca, soprattutto mirate a depositi di munizioni, reti di rifornimento e singoli collaborazionisti nei territori occupati. «Il punto è che a dispetto di quello che viene raccontato, i russi hanno lavorato finora col freno a mano in Ucraina, hanno evitato di bombardare il palazzo presidenziale o il ministero della Difesa di Kiev e questa uccisione della figlia di Dugin potrebbe far saltare il freno a mano. I ragazzi americani nei college giocano a baseball, quelli russi a scacchi. E la guerra è stata condotta da quei ragazzi russi: aprire al centro per poi attaccare sui lati con torri, cavalli e alfieri. Adesso lo schema rischia di saltare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA