Cuba, un morto nei disordini: dagli Stati Uniti sostegno alle proteste, l'Iran difende il regime

Cuba, un morto nei disordini: dagli Stati Uniti sostegno alle proteste, l'Iran difende il regime
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Mercoledì 14 Luglio 2021, 15:17

Un morto durante le proteste in corso in questi giorni a Cuba. Lo ha comunicato il ministero dell'intero dello stato caraibico ieri notte. È la prima vittima delle manifestazioni di cui le autorità danno notizia. Stando all'agenzia statale cubana Acni si chiamava Diubis Laurencio Tejeda, 36 anni, ed è morto a Arroyo Naranjo, nei pressi dell'Avana. Il giovane è morto durante una manifestazione vicino ad una stazione di polizia a La Güinera, dove altri civili ed agenti sono rimasti feriti.

«Non c'è stata a Cuba nessuna esplosione sociale, dato il sostegno del nostro popolo alla rivoluzione ed al governo», ha provato a tranquillizzare il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez, liquidando come «disordini, vandalismo e violenze» le proteste di domenica scorsa, tornando ad accusare gli Stati Uniti di averle orchestrate. «Avviso il governo degli Stati Uniti che la sua condotta irresponsabile potrebbe avere conseguenze gravi ai danni degli interessi di entrambi i Paesi», ha aggiunto il ministro, in una conferenza stampa in cui ha accusato Washington di aver «approfittato della pandemia per esacerbare le sanzioni contro Cuba».

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Gli arresti

Intanto una corrispondente del quotidiano spagnolo Abc all'Avana, Camila Costa, è stata arrestata lunedì mentre usciva di casa. Al momento è imputata per reati di oltraggio e disordine pubblico. La nostizia è stata comunicata al padre della reporter dagli agenti del regime cubano. La notizia gli è stata comunicata ieri durante una visita alla stazione di polizia di Infanta y Manglar, dove è trattenuta la giornalista, secondo quanto riportato da Abc sul suo sito. «Starà li 72 ore e poi dovrebbe essere affidata alla procura», ha dichiarato il padre, Orlando Acosta. Lui si trovava con la figlia al momento dell'arresto. Camilla era uscita per accompagnare il padre a farsi un test Covid, necessario per il rientro venerdì negli Stati Uniti, dove l'uomo risiede. Acosta ha riferito di non aver potuto incontrare la figlia, con la quale non ha potuto avere contatti, neanche telefonici, da lunedì mattina per ordine del ministero della Sanità che vieta le visite a causa della pandemia. Secondo fonti consultate dal giornale spagnolo la pena per i reati contestati alla reporter potrebbe oscillare tra i tre e i sei anni di reclusione.

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Oltre alla giornalista. Una star cubana di YouTube è stata arrestata durante un'intervista televisiva in diretta mentre descriveva le proteste in corso nel suo paese. La donna, che si fa chiamare Dina Stars, stava parlando con il programma «Todo es Mentira» del canale spagnolo Cuatro quando improvvisamente ha interrotto un altro ospite e ha detto: «Le forze di sicurezza sono là fuori».

La donna cubana si è recata alla porta del suo appartamento all'Avana, poi è tornata alle telecamere per dire che veniva portata via. «Ritengo il governo responsabile di qualunque cosa mi accada», ha detto. All'inizio della sua intervista, Dina Stars ha fatto riferimento alle proteste dicendo: «Abbiamo bisogno di aiuto. Le persone vengono uccise qui. La gente non ha più niente da perdere. Le persone a Cuba stanno morendo, o muoiono di fame o si ammalano perché non ci sono medicine, o vengono uccise durante una manifestazione». Secondo Amnesty International, almeno 115 persone sono state detenute, inclusi dissidenti e giornalisti di spicco. Si dice che decine di persone siano scomparse.

Il ritorno di Raul Castro

Intanto ieri sera è stata diffusa la notizia di una riunione d'emergenza del Politburo del partito comunista cubano, convocata dopo le proteste di domenica. Lì è tornato a farsi vedere Raul Castro. A dare notizia del ritorno sulla scena del leader rivoluzionario è stato l'organo ufficiale del partito, Granma. «Durante l'incontro, sono state analizzate le provocazioni orchestrate da elementi controrivoluzionari, organizzate e finanziate dagli Stati Uniti con scopi destabilizzanti», si legge nell'articolo che loda «l'esemplare risposta del popolo all'appello del compagno Diaz-Canel (presidente di Cuba dal 2018 n.d.r.) a difendere la rivoluzione nelle strade, che ha permesso la sconfitta delle azioni sovversive». La presenza di Castro alla riunione viene interpretata come un segno di quanto il regime sia preoccupato per le proteste e del fatto che vi siano dubbi sulla capacità del presidente di gestire da solo la crisi.

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Le reazioni

La Guardia Costiera americana ieri sera ha rivolto un appello ai cubani a non mettersi in mare per cercare di raggiungere la Florida. Intanto ci sono state manifestazioni di sostegno alle proteste in tutti gli Stati Uniti (in foto una ieri svoltasi in Florida). Con una dichiarazione pubblicata su Twitter, la Guardia Costiera esprime la sua solidarietà con le «migliaia di cubani che hanno manifestato pacificamente», ma allo stesso tempo ricorda «a chiunque abbia intenzione di mettersi in mare, di non farlo: è un viaggio pericoloso ed inclemente». E ricorda che 20 persone hanno «perso tragicamente la vita nelle ultime settimane cercando di fare questa traversata». Con la sua dichiarazione, la Guardia Costiera ha però rivolto anche un monito alla comunità dell'esilio di Miami che sui social media ha lanciato appelli per raggiungere Cuba via mare. «La Guardia Costiera monitora ogni attività che possa indicare movimenti di migrazione illegali nello stretto della Florida, compresi viaggi non autorizzati dalla Florida a Cuba», si legge nella nota.

Gli Stati Uniti

«Noi chiediamo la calma e condanniamo ogni violenza contro chi protesta pacificamente ed allo stesso tempo chiediamo al governo cubano di rilasciare chiunque sia stato arrestato per una protesta pacifica». Così il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price, ha chiesto all'Avana di rilasciare le persone arrestate dopo le proteste di domenica e di mettere fine alle restrizioni di Internet che stanno rendendo difficile le comunicazioni nell'isola. «Chiediamo ai leader di Cuba di mostrare moderazione e di rispettare la voce del popolo aprendo tutti i tipi di comunicazione, online ed offline», ha detto ancora il portavoce del segretario di Stato Antony Blinken. «Bloccare le tecnologie, le vie di comunicazione, questo non aiuta ad affrontare i legittimi bisogni ed aspirazioni dei cubani» ha aggiunto lodando «il grande coraggio» dei manifestanti e criticando le autorità cubane per aver cercato di «mettere in silenzio le loro voci».

Dopo la Guardia Costiera americana, anche il ministro per la Sicurezza Interna, Alejandro Mayorkas, ha chiesto ai cubani di non cercare di fuggire via mare dall'isola. «La gente rischia di morire, non è mai il momento giusto per cercare di migrare via mare», ha detto Mayorkas la cui famiglia è fuggita 60 anni fa da Cuna dopo la rivoluzione. L'appello del ministro, fatto dal quartier generale della Us Coast Guard, insieme al vice comandante, l'ammiraglio Linda Fagan, è stato rivolto agli haitiani che potrebbero cercare di lasciare l'isola in questo momento in cui l'endemica crisi economica e politica è stata esacerbata dall'assassinio del presidente Jovenel Moise. «Fatemi essere chiaro, se vi mettete in mare non arriverete negli Stati Uniti», ha detto ancora Mayorkas ricordando che la Guardia Costiera ha appena sospeso le ricerche di 9 cubani che erano a bordo di un'imbarcazione che si è rovesciata ad una trentina di miglia da Key West.

L'Iran difende il regime

L'Iran accusa gli Stati Uniti «di compiere ingerenze negli affari interni» di Cuba, dopo il sostegno espresso dall'amministrazione americana alle manifestazioni di protesta degli ultimi giorni sull'isola. «Mentre gli Stati Uniti sono i principali responsabili di molti dei problemi del popolo cubano, ora esprimono il proprio sostegno alle manifestazioni a Cuba», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh. Teheran «esprime la propria solidarietà con il popolo e il governo di Cuba», aggiunge la nota.

Mentre in Italia il Pd va in sostegno dei manifestanti

«A Cuba c'è una dittatura. E la protesta di chi chiede libertà. E diritti umani in pericolo. E arresti in massa. In tali casi non sono ammessi i se, i ma, i silenzi di comodo: si sta con la democrazia contro la tirannia. Letto oggi riotta: ha mille volte ragione». Lo scrive in un tweet il senatore del Pd Dario Parrini, presidente della commissione Affari costituzionali.

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