L'Ucraina vuole più armi per riconquistare la Crimea. «Ma così rischiamo la guerra nucleare». Usa, cresce il dissenso

L'amministrazione Biden ha manifestato il proprio sostegno a Kiev per questa operazione, ma dietro le quinte la questione sarebbe ben diversa

L'Ucraina vuole più armi per riconquistare la Crimea, ma negli Usa cresce il dissenso: «Così rischiamo guerra nucleare»
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 15 Marzo 2023, 18:18 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 12:00

È dall'inizio della guerra di Mosca contro l'Ucraina che i leader occidentali lo dicono chiaramente: Kiev deve fare molta attenzione riguardo al tentativo di cacciare la Russia dalla Crimea, perché questo potrebbe voler dire un rischio di guerra nucleare. La penisola che Vladimir Putin ha annesso nel 2014 togliendola all'Ucraina ha un ruolo strategico, ma è anche un rischio per Kiev. Dice Tamila Tasheva, funzionario del governo ucraino in Crimea che i capi di governo occidentali sono molto preoccupati all'idea che il presidente Volodymyr Zelensky possa insistere affinché il territorio torni sotto il governo ucraino. «Abbiamo sentito dai leader occidentali che se tornassimo in Crimea, ci sarebbe un'inevitabile escalation - ha dichiarato Tasheva al Daily Best - e che questo potrebbe voler dire scatenare un conflitto nucleare. La narrazione è cambiata da quando spieghiamo cosa sia realmente la Crimea, cosa significhi per la Russia e in che modo le cose siano collegate tra loro».

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Crimea, l'Ucraina vuole più armi per riconquistarla

Tasheva ritiene, infatti, che le preoccupazioni per una eventuale escalation sono svanite ora che l'Ucraina sta sostenendo che la Crimea è la chiave per una vittoria contro Putin, sia perché la Russia continua a usarla come trampolino di lancio per la guerra, sia perché Putin la considera la chiave della sua legittimità politica in Russia.

L'Ucraina spera che il suo piano per cacciare la Russia dalla Crimea, così come dall'altro territorio che ha rubato, stia finalmente guadagnando slancio e si dice pronta a una controffensiva.

Tuttavia, rimangono molte le posizioni contrarie a questo progetto. Pubblicamente, l'amministrazione Biden ha segnalato il sostegno all'Ucraina per questa operazione, ma dietro le quinte, la questione sarebbe ben diversa. «La Crimea è Ucraina. È territorio ucraino e vogliamo vedere ripristinati tutti i confini riconosciuti a livello internazionale», ha dichiarato il coordinatore del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby, aggiungendo che l'amministrazione Biden non sta dettando limiti su ciò che il paese invaso può e non può fare. Tuttavia, al Pentagono, alti funzionari dell'amministrazione Usa nutrono parecchie riserve.  L'amministrazione non sembra ancora cogliere l'importanza operativa di isolare la Crimea dalla Russia, ha spiegato Ben Hodges, ex comandante generale dell'esercito degli Stati Uniti in Europa.

Insomma, il fronte sembra parecchio spaccato, perché le dichiarazioni pubbliche sono una cosa, la reale capacità dell'Ucraina di riprendersi la Crimea è un'altra, e dipende fortemente dagli aiuti militari che il paese continuerà a ricevere. Kiev insiste e pressa sugli Stati Uniti per ottenere che vorrebbe utuilizzare proprio per tentare la riconquista. «Se vogliamo riprendere la Crimea ne abbiamo proprio bisogno», ha confermato Tasheva. Ma se gli Usa fossero d'accordo con l'Ucraina, avrebbero già inviato il sistema missilistico tattico dell'esercito (ATACMS), munizioni a lungo raggio che possono raggiungere circa 180 miglia.

La Russia, dal canto suo, ha minacciato di rispondere duramente. Ma Tasheva ha affermato che si tratta solo di minacce inutile e a vuoto fatte da Putin.

Il dissenso negli Usa

C'è da dire, però, che la quota di americani che pensa che gli Stati Uniti stiano fornendo troppi aiuti all'Ucraina è aumentata nelle ultime settimane, secondo un recente sondaggio del Pew Research Center. Il dubbio si sta diffondendo sia tra i repubblicani che tra i democratici. E mentre alcuni legislatori hanno fatto marcia indietro sulle loro posizioni, con le elezioni presidenziali del 2024 che incombono, l'attenzione degli americani potrebbe spostarsi ulteriormente su altre preoccupazioni interne. Diversi candidati presidenziali repubblicani hanno già accantonato l'idea di un aiuto all'Ucraina. Nikki Haley, ex ambasciatrice delle Nazioni Unite che ha annunciato di candidarsi alla presidenza, ha segnalato che gli aiuti statunitensi potrebbero finire, sotto la sua guida.

Haley, tuttavia, ha cercato di trovare un equilibrio inquadrando la guerra in Ucraina come un conflitto che deve essere vinto, osservando che una sconfitta potrebbe comportare ulteriori problemi sulla scena globale e potenzialmente portare a un conflitto più ampio. «Questa non è una guerra contro l'Ucraina, questa è una guerra per la libertà, ed è una guerra che dobbiamo vincere - ha sostenuto l'ex ambasciatrice -. Se vinciamo questa guerra, verrà inviato un messaggio chiaro alla Cina, all'Iran, alla Corea del Nord, e alla stessa Russia. Se si perde, il rischio è che la Polonia e i paesi baltici siano i prossimi, e questo vorrebbe dire una guerra mondiale».

Un altro potenziale candidato, il governatore della Florida Ron De Santis, ha confermato il suo sostegno a Kiev, anche se in toni non proprio entusiasti. E l'ex presidente Donald Trump ha detto che avrebbe permesso alla Russia di «prendere il controllo» di parti dell'Ucraina se fosse stato ancora alla Casa Bianca. E secondo l'ex ambasciatore Usa in Ucraina, John Herbst, tra i repubblicani che guardano alla presidenza, una vittoria di Trump sarebbe probabilmente il peggior risultato per gli aiuti a Kiev.

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