Johnson&Johnson, ok Ema atteso giovedì: ecco come "funziona" il vaccino più atteso

Le quotazioni della Johnson&Johnson alla borsa di New York
di Francesco Padoa
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Martedì 2 Marzo 2021, 16:22 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 20:19

Ci siamo, è partita oggi negli Stati Uniti la campagna di vaccinazione Johnson & Johnson, ovvero del terzo vaccino sul mercato Usa, quello monodose di Johnson & Johnson, dopo quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna (due dosi). Dopo il primo lotto di 4 milioni di dosi, gli Stati Uniti si aspettano di ricevere un totale di 20 milioni di dosi entro la fine di marzo, 100 milioni entro giugno, 200 milioni entro fine anno. «Siamo estremamente grati» agli esperti dell'agenzia statunitense Fda «per l'ampia revisione dei dati che supportano l'uso di emergenza del candidato vaccino anti-Covid monodose di Johnson & Johnson. Riteniamo che abbia il potenziale per aiutare a cambiare la dinamica della pandemia», ha dichiarato Paul Stoffels, direttore scientifico di Johnson & Johnson. E ora anche l'Italia spera che le consegne di Johnson&Johnson, contrattato per decine di milioni di dosi, non si facciano attendere. L'Agenzia europea del farmaco convocherà una sessione straordinaria del suo comitato per i medicinali per uso umano giovedì 11 marzo «per prendere in considerazione l'autorizzazione del vaccino Johnson&Johnson», ha reso noto oggi l'Ema. «Quel giorno potrebbe essere emesso un parere sull'autorizzazione all'immissione in commercio di questo vaccino, a condizione che i dati presentati sulla qualità, la sicurezza e l'efficacia del vaccino siano sufficientemente solidi e completi e che qualsiasi informazione aggiuntiva richiesta per completare la valutazione sia prontamente presentata».

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E proprio oggi Joe Biden annuncerà che il gigante farmaceutico Merck & Co. aiuterà nella produzione del vaccino anti Covid Johnson & Johnson, con «una storica partnership» tra due competitori che potrà far aumentare in modo significativo il numero delle dosi a disposizioni del vaccino appena autorizzato negli Usa. In base all'accordo Merck dedicherà due suoi impianti negli Usa alla produzione del vaccino. In uno si svolgeranno le fasi di produzione vera e propria, in un altro quelle in cui viene messo nelle fiale e preparato per la distribuzione. Dall'amministrazione Biden si sottolinea la ricerca di modi per aumentare le capacità di produrre il vaccino Johnson & Johnson's, cercando appunto l'accordo con Merck, uno dei principali produttori di vaccini, che ha fallito nel tentativo di sviluppare un proprio vaccino anti Covid. L'accordo ha la potenzialità di aumentare in modo enorme, forse raddoppiare, le dosi di vaccino Johnson& Johnson's, concludono le fonti lodando la scelta di «corporate citizenship» delle due società che hanno «riconosciuto che siamo di fronte ad un impegno da tempi di guerra».

Come funziona il vaccino Johnson & Johnson?
Il vaccino Johnson & Johnson è quello che viene chiamato un vaccino vettore virale .

Per creare questo vaccino, il team di Johnson & Johnson ha preso un adenovirus innocuo - il vettore virale - e ha sostituito una piccola parte delle sue istruzioni genetiche con i geni del coronavirus per la proteina spike SARS-CoV-2 . Dopo che questo adenovirus modificato è stato iniettato in via intramuscolare, entra nelle cellule umane fornendo dunque le istruzioni necessarie per la sintesi di proteine virali. Le cellule quindi leggono le istruzioni genetiche necessarie per produrre la proteina spike e le cellule vaccinate producono e presentano la proteina spike sulla propria superficie. Il sistema immunitario della persona rileva quindi queste proteine ​​estranee e produce anticorpi contro di loro che proteggeranno la persona se dovesse mai essere esposta a SARS-CoV-2 in futuro. Il vaccino vettore dell'adenovirus è sicuro perché l'adenovirus non può replicarsi nelle cellule umane o causare malattie e la proteina spike SARS-CoV-2 non può causare Covid-19 senza il resto del coronavirus. Questo approccio non è nuovo. Johnson & Johnson ha utilizzato un metodo simile per produrre il suo vaccino contro l'Ebola e anche il vaccino AstraZeneca-Oxford COVID-19 è un vaccino vettore virale dell'adenovirus.

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Quanto è efficace?
L'analisi della FDA ha rilevato che, negli Stati Uniti, il vaccino Johnson & Johnson COVID-19 era efficace al 72% nel prevenire tutti i Covid e all'86% nel prevenire casi gravi della malattia. Sebbene ci sia ancora una possibilità che una persona vaccinata possa ammalarsi, appare molto meno probabile che abbia bisogno di ricovero in ospedale o che muoia per Covid.  Uno studio simile in Sud Africa, dove una nuova variante più contagiosa è dominante, ha prodotto risultati simili. I ricercatori hanno scoperto che il vaccino Johnson & Johnson è leggermente meno efficace nel prevenire ogni livello di contagio - 72% in generale - ma era ancora efficace per l'86% nel prevenire le forme più gravi. Il rapporto della FDA indica anche che il vaccino protegge anche dalla variante inglese e brasiliana. Lo studio condotto in Sudafrica, dove la variante B.1.351 è dominante, ha mostrato che il siero è meno efficace ma comunque in grado di prevenire le forme gravi con un livello di protezione dell’82%. In termini di tollerabilità e sicurezza, non sono state segnalate reazioni avverse significative ma effetti collaterali transitori da lievi a moderati, tra cui dolore al sito di iniezione, mal di testa, affaticamento e mialgia. 

Qual è la differenza con gli altri vaccini?
La differenza fondamentale è che il vaccino Johnson & Johnson è un vaccino vettore dell'adenovirus, mentre i vaccini Moderna e Pfizer sono entrambi vaccini a mRNA . I vaccini a RNA messaggero utilizzano le istruzioni genetiche del coronavirus per dire alle cellule di una persona di produrre la proteina spike, ma questi non usano un altro virus come vettore: in parole più semplici i vaccini a mRNA non utilizzano un altro virus per trasportare le informazioni genetiche. Ci sono anche molte differenze pratiche e sostanziali. I vaccini a base di mRNA richiedono due dosi, mentre quello della Johnson & Johnson richiede solo una singola dose. E questo può rappresentare un fondamentale vantaggio non riuscendo ancora la produzione e distribuzione a coprere le necessità e le richieste di tutti i Paesi. 
Il vaccino Johnson & Johnson può anche essere conservato a temperature molto più elevate (2-8 gradi) rispetto ai vaccini con mRNA, e questo è un vantaggio anche per il trasporto. Infatti i vaccini a mRNA devono essere spediti e conservati a temperature di molto inferiori allo zero termico e richiedono una complicata catena del freddo per essere distribuirli in modo sicuro. Il vaccino Johnson & Johnson può essere conservato per almeno tre mesi in un normale frigorifero, rendendolo molto più facile da usare e da distribuire.

Per quanto riguarda l'efficacia, è difficile confrontare direttamente il vaccino Johnson & Johnson con i vaccini a mRNA a causa delle differenze nel modo in cui sono stati progettati gli studi clinici. Sebbene i vaccini Moderna e Pfizer siano efficaci per circa il 95% nel prevenire il Covid, le sperimentazioni sono state condotte durante l'estate e l'autunno del 2020, prima che le nuove varianti più contagiose circolassero diffusamente. I vaccini Moderna e Pfizer potrebbero non essere altrettanto efficaci contro le nuove varianti come quelli Johnson & Johnson, realizzati più recentemente e quindi alla luca delle mutazioni del virus.

Nel caso si possa scegliere, quale farsi somministrare?
Sebbene l'efficacia complessiva dei vaccini Moderna e Pfizer sia superiore a quello Johnson & Johnson, quest'ultimo è efficace quasi quanto i vaccini a base di mRNA nel prevenire forme gravi dell'infezione, e questo è ciò che conta maggiormente. Il vaccino Johnson & Johnson e altri vaccini a vettore virale come quello di AstraZeneca sono particolarmente importanti nell'ottica di una vaccinazione di massa. Non richiede un congelatore, rendendo molto più facile la spedizione e lo stoccaggio. È un vaccino one-shot, che rende la logistica molto più semplice rispetto all'organizzazione di due dosi a persona. 

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Quante dosi arriveranno in Italia?
Tra aprile e giugno, se non ci saranno ulteriori tagli e ritardi, l'Italia dovrebbe ricevere complessivamente (tra tutti i vaccini disponibili) oltre il triplo delle dosi avute fino a marzo: una media di 17,4 milioni al mese per un totale di 52.477.454, una cifra inferiore di oltre 12 milioni rispetto ai programmi iniziali. Nel dettaglio, dovrebbero essere consegnate 10.042.500 dosi di Astrazeneca, 23.162.758 di Pfizer, 7.307.292 di Johnson & Johnson, 7.314.904 di Curevac e 4.650.000 di Moderna. Nel terzo trimestre, stando sempre al cronoprogramma, dovrebbe aumentare ancora la fornitura di vaccini: un totale di 78.857.145 da luglio a settembre, 26,2 milioni di dosi al mese. Astrazeneca dovrebbe consegnare 24.771.250 dosi, Pfizer 23.534.011, Johnson & Johnson 15.943.184, Curevac 6.640.000, Moderna 7.968.700. Infine, negli ultimi 3 mesi dell'anno, sono attesi 28.200.037 dosi complessive, 9,4 al mese: concluse le forniture di Astrazeneca, dovrebbero arrivare gli ultimi 9.601.840 dosi di Pfizer, gli ultimi 3.321.497 di Johnson & Johnson, 7.968.000 di Curevac e 7.308.700 di Moderna.

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