Dai Beatles a Judy Garland, gli "inni della guarigione" festeggiano i pazienti Covid dimessi

Dai Beatles a Judy Garland, gli "inni della guarigione" festeggiano i pazienti Covid dimessi
di Anna Guaita
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Martedì 12 Maggio 2020, 21:01
NEW YORK – Ogni giorno il mondo conta le vittime del coronavirus. Ogni giorno i numeri aumentano. Sembra che la strage non abbia fine. E sotto il peso del dolore e dello shock, non ci accorgiamo che aumentano anche i numeri di coloro che guariscono. Negli Stati Uniti, sono oltre 220 mila le persone che hanno sconfitto il virus, di cui 6.500 sono state dimesse dagli ospedali nelle ultime 24 ore. Questo aspetto, questo momento di gioia, viene poco registrato sui media, ma negli ospedali americani è diventato un appuntamento con la speranza, sempre festeggiato. Grazie a una capo infermiera di Westchester, il sobborgo di New York che fu il primo a diventare un focolaio, è oramai tradizione annunciare la dimissione di un paziente covid sulle note di qualche canzone. L’infermiera Carley Dowd, lo scorso marzo, alla fine di una «giornata terribile che ci aveva lasciato i cuori pesanti» scelse insieme ai suoi 50 colleghi «Here comes the Sun» (Ecco che viene il Sole), dei Beatles.
 
E da quando la voce si è diffusa, molti altri ospedali hanno seguito lo stesso esempio, anche se spesso hanno fatto scelte diverse, sempre però all’insegna di note di gioia o di incoraggiamento. Da  «Don’t stop Believin’» (Non smettere di credere) dei Journey, a «Beautiful Day» degli U2, e «We are the champions» dei Queens la vittoria di un paziente sul virus viene annunciata a tutti attraverso gli altoparlanti nell’ospedale.
 
Il dottor Roy Devjit, del Montefiore Medical Center di New York, dice molto semplicemente: «Per noi è la colonna sonora della speranza».
 
La tradizione di trasmettere della musica sul sistema di diffusione sonora dentro un ospedale non è una novità negli Usa, ma in genere si usa quando nasce un bambino. Allora dagli altoparlanti proviene il dolce suono di una ninna nanna e tutti sapranno che una nuova vita è venuta alla luce.
 
Ma per l’infermiera Dowd, e tante sue colleghe, per tanti medici che stanno combattendo ogni ora contro la morte, anche semplicemente ruscire a strappare un paziente dall’intubazione è «come il miracolo di una nuova vita». E difatti ci sono ospedali che non annunciano solo che un paziente è stato dimesso, ma anche se un paziente è in fase di guarigione e viene staccato dalle macchine.
 
Le note sono un modo per ricordare ai pazienti che ancora lottano e a tutto il personale medico, che «torna il sole», come annunciano i Beatles. Nel linguaggio ospedaliero è così nato un nuovo «codice», il «code sun», codice sole, che annuncia una guarigione, in contrapposizione al «code blue», che indica un’emergenza mortale.
 
Non sono solo gli ospedali in area newyorchese ad aver adottato il «code sun». Dal Texas alla Louisiana, dal Massachusetts all’Alabama, si sentono le note del film «Rocky», o la «Fight Song» di Rachel Platten, o la sempre amatissima «Somewhere over the Rainbow» di Judy Garland.
 
Nella lista dei cosiddetti «inni della guarigione» non potevano mancare «Rise Up» di Andra Day e «Eye of the Tiger» dei Survivor. Ma spesso l’ospedale chiede al paziente stesso se ha una preferenza. Non sarà una sorpresa che a New York uno degli inni più richiesti dai guariti, è «Empire State of Mind» di Alicia Keys e Jay-Z, forse la canzone che nei giorni pre-covid19 più di ogni altra era emblematica della città e della sua vitalità.  







 
 
 
 
 
 
 
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