Coronavirus: «Sei positivi nello staff del comizio di Trump a Tulsa»

Coronavirus: «Sei positivi nello staff del comizio di Trump a Tulsa»
3 Minuti di Lettura
Sabato 20 Giugno 2020, 20:53 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 09:24

A Tulsa, in attesa del comizio di Donald Trump, la tensione era già alta dopo la notizia di un afroamericano ucciso da una guardia giurata quando è arrivato l'annuncio che sei membri dello staff di Donald Trump che lavorano all'evento in Oklahoma sono risultati positivi al coronavirus. Lo ha reso noto lo staff della campagna di Trump, secondo quanto riferisce la Cnn.

Il procuratore Berman di New York: «Non mi dimetto». E Trump lo licenzia


Comizio sempre più ad alta tensione a Tulsa per il presidente Donald Trump che ha voluto allestire il primo bagno di folla dopo oltre tre mesi di stop per una pandemia di coronavirus che ancora morde pesantemente gli Usa con quasi 120 mila morti ed oltre 2 milioni di casi.

Ma il presidente ha sfidato il rischio di causare un gigantesco focolaio per fermare il suo crollo nei sondaggi, facendo firmare una liberatoria ai partecipanti contro eventuali cause e limitandosi a distribuire mascherine con il logo della sua campagna e detergenti per le mani, oltre a misurare la temperatura. Tutto esaurito e lunghe file al Bok Center, un arena da 19 mila posti, e decina di migliaia di fan (senza mascherina) accampati da giorni nei dintorni accontentandosi dei maxi schermi esterni pur di partecipare a questo attesissimo comeback e alla «wild night» promessa dal loro beniamino.

Un evento blindatissimo dalla polizia nel timore di incidenti e provocazioni, dopo che il sindaco ha revocato il coprifuoco e che il presidente ha minacciato il pugno duro contro i contestatori.

 



Ad alimentare le preoccupazioni la notizia dell'omicidio di un altro afroamericano, ucciso da una guardia privata bianca di un motel a Tulsa. L'episodio risale al 6 giugno ma solo ora ne sono emerse le esatte circostanze, grazie alle immagini della videosorveglianza. La vittima è il 36enne Carlos Carson, padre di tre figli: si era andato a lamentare della sua auto vandalizzata con il gestore del motel e poi con la guardia Christopher Straigh.

Ma quest'ultimo, quando è uscito, prima ha usato contro di lui lo spray urticante e poi, quando ha reagito, gli ha sparato alla testa. Un attacco ingiustificato, secondo la polizia, che ha accusato Straigh di omicidio premeditato. L'uomo, 53 anni, è un ex sergente e un ex agente penitenziario con vari precedenti per cattiva condotta, anche per discriminazione razziale.

A far salire la tensione anche la decisione di Trump di tenere il suo comizio, sullo sfondo delle proteste per la morte di George Floyd, proprio a Tulsa, teatro di uno dei più gravi episodi di violenza a sfondo razzista nell'intera storia degli Stati Uniti: tra il maggio e il giugno del 1921 orde di bianchi attaccarono con armi ed esplosivi la comunità afroamericana nel quartiere di Greenwood, una delle più prospere degli Usa tanto da essere soprannominata 'Black Wall Street', uccidendo sino a 300 persone e distruggendo circa 1000 tra case e negozi.

Il tycoon è stato costretto anche a cambiare la data perché quella di ieri coincideva con il 'Juneteenth', la commemorazione annuale della fine della schiavitù, e i leader afroamericani lo consideravano «uno schiaffo in faccia».
Una festa durante la quale un gruppo di dimostranti ha abbattuto e bruciato l'unica statua di un generale confederato nella capitale, quella di Albert Pike. «Una vergogna», ha tuonato il presidente, che ha invocato l'arresto dei responsabili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA