Covid-19, ambasciata Usa lanciò allarme nel 2018: «Rischi da studi sui pipistrelli a Wuhan»

Covid-19, l'allarme degli Usa nel 2018: «Rischi da studi sui pipistrelli a Wuhan»
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Mercoledì 15 Aprile 2020, 13:04 - Ultimo aggiornamento: 15:32

Due anni fa l'ambasciata Usa a Bejing avvertì Washington sui potenziali rischi derivanti dalla ricerca che a Wuhan si stava effettuando sul Coronavirus nei pipistrelli. La notizia viene rivelata dal Washington Post, in un lungo articolo firmato da Josh Rogin, che tuttavia non manca di sottolineare come non vi sia ad oggi alcuna prova che il Covid-19 sia sfuggito da un laboratorio. Una tesi che gira fin dagli albori della pandemia e che è stata più volte smentita, proprio per insufficienza di prove.

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L'articolo del Washington Post si limita a rivelare l'esistenza di documenti riservati arrivati alla Casa Bianca nei primi mesi del 2018, dopo le visite di diplomatici statunitensi nei laboratori del Wuhan Institute of Virology, il primo centro di ricerca cinese ad aver ottenuto nel 2015 il riconoscimento del «massimo livello di biosicurezza» (conosciuto come BSL-4). Il quotidiano americano è riuscito a mettere le mani sul primo di questi documenti riservati, nel quale sarebbero espresse serie preoccupazioni sulla sicurezza del laboratorio e in particolare sul rischio di una nuova pandemia come la SARS dovuta alle ricerche sui coronavirus nei pipistrelli e alla loro potenziale trasmissione agli esseri umani.
 


Durante le loro visite, si legge nel documento, gli ufficiali americani «hanno notato che il nuovo laboratorio ha una grave carenza di tecnici adeguatamente formati necessari per operare in sicurezza». Il documento è datato 19 gennaio 2018 e sarebbe stato redatto da due funzionari delle sezioni ambiente, scienza e salute dell'ambasciata Usa che si sono incontrati con gli scienziati del WIV. «Il Dipartimento di Stato ha rifiutato di commentare questo e altri dettagli della storia», scrive il Washington Post.

Nei documenti si sarebbe anche sottolineata la necessità di fornire più aiuti al laboratorio (che vantava già il supporto del Galveston National Laboratory della University of Texas Medical Branch e altre organizzazioni Usa), non solo per i rischi connessi alle ricerche ma sopratutto per la loro importanza. Questi aiuti aggiuntivi, però, non sono mai arrivati. 

Il Washington Post ricorda come gli scienziati di tutto il mondo siano sostanzialmente d'accordo sull'origine animale del virus (ovvero che non sia stato creato in laboratorio) ma sottolinea anche come questo non esluda affatto l'ipotesi che il Covid-19 sia sfuggito dai laboratori dell'Istituto di Virologia di Wuhan dove si conducevano ricerche sui Coronavirus negli animali.

La tesi che tutto sia partito dal wet market di Wuhan, secondo molti, è debole. Secondo una ricerca cinese pubblicata su Lancet a gennaio, il primo paziente, identificato il primo dicembre 2019, non aveva alcun nesso con il mercato. E lo stesso vale per oltre un terzo dei casi facenti parte del primo grande focolaio cinese. Al wet market di Wuhan, inoltre, non si vendevano pipistrelli. 

Shi Zhengli, il capo del progetto di ricerca del Wuhan Institute of Virology, ha sempre negato categoricamente che il Covid abbia avuto origine nei suoi laboratori ed è stato il primo a dichiarare pubblicamente che il virus fosse arrivato dai pipistrelli. Il governo cinese non fornisce informazioni sulle origini del Sars-Cov-2.





 

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