Coronavirus, fuga dalla Cina. Italiani bloccati: aiutateci, non riusciamo ad andarcene

Coronavirus, fuga dalla Cina. Italiani bloccati: aiutateci, non riusciamo ad andarcene
di Alessia Marani
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 5 Febbraio 2020, 07:27 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 05:56

Barricati in casa o nelle camere d'hotel in attesa di trovare la via di fuga per l'Italia. Se i 56 connazionali che si trovavano nella città di Wuhan e nella provincia dell'Hubei, epicentro della diffusione del coronavirus, sono stati tutti (tranne il 17enne che aveva manifestato i sintomi della febbre) rimpatriati lunedì con un volo di Stato, nel resto della Cina sono circa seicento gli italiani che ora vivono come in trappola, temono il contagio e non riescono a trovare un volo o una triangolazione aerea idonea per fare rientro nelle loro città d'origine.

Coranavirus, tra calcetto e pizza la vita lenta dei 56 italiani in quarantena alla Cecchignola

Coronavirus, a Fiumicino termoscanner sui voli nazionali e internazionali

Vite stravolte. Come sta accadendo a Gabriele Di Fazio, ballerino romano di 23 anni che si trova a Kunming, nella provincia dello Yunnan, con la sua fidanzata, una cittadina serba. «Il nostro teatro non fa più spettacoli, quindi noi non lavoriamo, né possiamo allenarci. Fuori metro e autobus non funzionano, ci sono palazzi in quarantena e anche i voli interni per la Cina sono bloccati, il cibo fresco scarseggia, nelle farmacie non ci sono più le mascherine - dice il ragazzo - oltretutto il nostro datore di lavoro è sparito e neanche ci sta pagando. Ma a rischio siamo tutti, non solo quelli di Wuhan, tutte le province cinesi hanno alti tassi di malati, abbiamo paura, aiutateci».



LE SPESE
La storia di Gabriele è paradossale perché lui all'inizio di gennaio era tornato a casa, nel quartiere di Dragona, a sud della Capitale, e poi il 23 si era di nuovo imbarcato per Kunming, «senza che nessuno mi facesse capire il pericolo che correvo». Il ragazzo spiega che i voli per raggiungere l'Europa e l'Italia sono diventati «super-esosi, costano anche 3-4mila euro» e che lui aveva scommesso tutto nella sfida di un lavoro all'estero: «In Cina puoi affittare una casa solo se paghi un anno in anticipo, e lì sono finiti i miei soldi». L'unità di crisi della Farnesina è operativa h24, al centralino arrivano minuto dopo minuto le richieste più disparate, a tutti vengono fornite indicazioni. Gli italiani che risultano iscritti all'anagrafe cinese sono 10.091, 1861 nel solo distretto di Pechino. A questo numero vanno aggiunti tutti coloro che vi vivono stabilmente pur senza avere preso la residenza, quelli che hanno fatto richiesta di un visto temporaneo per motivi di lavoro o di studio e, infine, i turisti. Tra tutti questi in seicento avevano programmato di lasciare la Cina, ma nel frattempo è scattato il blocco aereo. E chi è determinato a lasciarsi alle spalle lo spettro del coronavirus sta vivendo un'odissea.

È rimasta sospesa a Tapei, sull'isola di Taiwan, una spedizione di speleologi italiani formata dal viterbese Paolo Forconi, dalla forlivese Elisa Ponti e dai toscani Zairo Nucciotti (Firenze) e Lucia Pedri (Lucca). «Il nostro volo schedulato per metà febbraio prevedeva la partenza da Taipei per Pechino e infine Roma - spiega Elisa Ponti -. Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una mail da Air China che ci comunicava la cancellazione della tratta Pechino-Roma, con soggiorno a loro spese in albergo fino a che non ripartiranno i voli dalla Cina. Ma si parla di mesi. Ci hanno chiesto di ricontattarli. Lo abbiamo fatto per mail ma nessuna risposta. Abbiamo scritto al consolato italiano a Taipei e nessuna risposta. Abbiamo scritto alla Farnesina e ci hanno detto di riprogrammare un altro volo. Ma sono costosissimi e non garantiscono il rientro in Italia». A preoccupare gli speleologi, oltretutto, è il fatto che «in qualunque Paese europeo dovessimo riuscire ad atterrare, dovremmo affrontare i 14 giorni di quarantena».

GLI AEROPORTI
Luigi Cravotta, maresciallo in pensione di Castellammare del Golfo (Tp), è stanco e provato. Sua figlia Chiara, studentessa di 23 anni, è ancora bloccata a Tsingtao, nella provincia di Shandong: «Ancora non siamo riusciti a trovare una soluzione». Nella sua stessa situazione, a Chengdou, si trovava fino a ieri sera un'altra siciliana di Alcamo. Era in aeroporto pronta a imbarcarsi per l'Italia, quando ai voli è stato imposto lo stop. «Dopo quattro giorni finalmente siamo riusciti a trovarle un volo via Bangkok», ha postato la mamma su Fb. Rientrare in Italia dalla Cina non è impossibile, ma sicuramente difficile al momento e non per tutte le tasche. Le principali compagnie europee, infatti, hanno interrotto i voli diretti. Air China, però, vola ancora su Londra e sono possibili triangolazioni attraverso il Medio Oriente; Abu Dhabi e Dubai sono scali che funzionano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA