Coronavirus, spiraglio in Europa: sul tavolo manovra da 3mila miliardi

Coronavirus, spiraglio in Europa: sul tavolo manovra da 3mila miliardi
di Antonio Pollio Salimbeni
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Venerdì 3 Aprile 2020, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 19:05

La sensazione è che l'Europa si sia data la sveglia sotto i colpi della crisi sanitaria di cui non si vede la fine e con la certezza che la ripresa economica, quando ci sarà, sarà un percorso lento e non facile. La preoccupazione che la recessione sarà profonda aumenta e fa premio su radicate convinzioni e ferrei tabù: non è improbabile nell'Eurozona una caduta del Pil fino al 10%.

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LE DIFESE COMUNI
La prova è che i governi stanno rafforzando le difese comuni, argomento maledettamente ostico per diversi stati, quelli del Nord, in buona parte anche in Germania. Il quadro non è definito, il negoziato tra i governi è in pieno corso. È una partita che avrà una verifica martedì con la riunione dell'Eurogruppo e l'ultimo atto venerdì prossimo se sarà confermato l'ennesimo video-vertice dei 27. La sveglia si vede anche dalle cifre. La presidente della Commissione von der Leyen ha indicato: «Finora istituzioni Ue e stati hanno mobilitato 2.770 miliardi, è la risposta più forte in una crisi europea mai data finora». E c'è chi sostiene che si possa arrivare anche a quota 3.000 miliardi.
Il percorso individuato negli ultimi giorni viene confermato. Ieri la Commissione ha adottato la proposta di creare un fondo da 100 miliardi da raccogliere con un'emissione di obbligazioni Ue garantite dagli Stati per finanziare i regimi di copertura della disoccupazione. Italia e Spagna sarebbero tra i maggiori beneficiari, ma non è stata definita alcuna quota. Von der Leyen parla di «piano Marshall» facendo leva sul bilancio dell'Unione. Però non propone ai governi di raddoppiarne almeno il volume, sempre pari all'1% del reddito Ue, briciole per un continente. E dire che la trattativa sul bilancio 2021-2027 ruota da mesi sul dubbio se lasciarlo all'1% o portare il limite all'1,06-07%.
Con scontri lancinanti tra i paesi rigoristi, il solito Nord, e gli altri. Il commissario all'Economia Paolo Gentiloni è ottimista: «La crisi è senza precedenti, non se ne esce con vincitori e vinti ma tutti insieme perché le difficoltà riguardano tutti». Non che tutto sia risolto. Anzi. Per esempio, non ci sono segnali che in Olanda il bond comune proposto dalla Francia riscuota favore. Berlino non si è pronunciata, ma si sa dell'allergia tedesca al tema. Comunque nessuno può stare fermo sulle proprie posizioni. Basti dire che il ministro delle Finanze olandesi, Hoepkstra, che qualche giorno fa aveva chiesto un'indagine sugli Stati a debito come l'Italia, ha fatto pubblica ammenda e con il premier Rutte ha proposto di creare un fondo per sovvenzioni agli Stati in difficoltà al quale Amsterdam sarebbe pronta a partecipare con 1 miliardo (si parla di un valore totale di 20 miliardi).
Non prestiti, ma doni pur di non ampliare la missione del fondo salva-Stati o ingoiare (magari in un futuro prossimo venturo) un Covid-bond. In linea con la tradizione caritatevole sviluppata fin dal X secolo e con i principi etici del calvinismo, tuttora assai forte in quelle latitudini.
Il ministro delle Finanze francesi Le Maire ha aggiunto qualche dettaglio all'idea di covidbond comune a 5-10 anni garantito dagli Stati «per dare il là alla crescita in un modo coordinato una volta che la crisi sanitaria è conclusa».

IN LINEA CON I NOVE
Il fondo sarebbe rimborsato «nel lungo termine con un'imposta di solidarietà o un contributo degli stati». Fa parte delle proposte sul tavolo dell'Eurogruppo, un'idea in perfetta linea con quanto indicato da 9 Stati nella lettera alla Ue (in testa Italia, Francia e Spagna) sulla quale si erano divisi i leader. L'Eurogruppo discuterà una lista di soluzioni che poi passerà ai 27 secondo un ordine di fattibilità relativamente ai tempi di attuazione e al consenso raggiunto. Ci saranno i vari «pacchetti» della Commissione compreso il fondo anti-disoccupazione (in totale 140 miliardi circa); l'operazione Bei con l'emissione di bond per raccogliere sul mercato 200-250 miliardi per prestiti alle piccole e medie imprese che si aggiungono ai 40 miliardi già previsti; i prestiti del Mes a condizionalità light (altro segno dell'evoluzione delle posizioni nel fronte del Nord) esclusivamente legata alle spese per l'emergenza. Valgono poco più di 200 miliardi (36 miliardi la quota italiana), ma la disponibilità del Mes è di 410 miliardi. Non c'è ancora un'intesa sul Mes, tuttavia si è registrata un'apertura da parte italiana.
Si vedrà nei prossimi giorni. Berlino è favorevole, la Francia pure. Poi la proposta francese e quella olandese. Toccherà ai capi di Stato e di governo, probabilmente il 10 aprile, decidere il che fare. Grossomodo gli Stati Ue hanno definito finora misure fiscali per oltre il 2% del pil Ue, cui si aggiunge il 13% del pil per sostegni alla liquidità stando ai dati del Consiglio. Vanno aggiunti le misure proposte o già decise dalla Commissione e le operazioni della Bei. E, naturalmente, il programma di acquisti di titoli della Bce per 750 miliardi. Lo scudo contro l'instabilità finanziaria.

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