Coronavirus, tornano sotto esame i 200 passeggeri sbarcati a Roma da Wuhan

Coronavirus, tornano sotto esame i 200 passeggeri sbarcati a Roma da Wuhan
di Mauro Evangelisti
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Domenica 26 Gennaio 2020, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 08:30

Se il contagio può passare anche da un soggetto asintomatico, vale a dire che non ha né febbre né tosse, arginare la diffusione del virus anche in Europa, anche in Italia, diviene più complicato. Vanno fatte alcune premesse, prevenire allarmismi e reazioni isteriche: bisogna evitare la irrazionale caccia all'untore, ieri sera Venezia è stato segnalato il caso di una coppia di cinesi presi a sputi da alcuni minorenni e derisi; per quanto riguarda la diffusione del virus va ribadito che la trasmissione non è semplice, per fortuna, avviene di solito per via aerea ma a una distanza, dicono i primi riscontri, di circa un metro; inoltre, il tasso di mortalità è molto basso. Avendo chiari questi due concetti di partenza, bisogna anche dire che siamo di fronte a una malattia nuova, che va fermata.

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Ripartiamo dal Boeing 787 atterrato giovedì mattina da Fiumicino proveniente da Wuhan. Il Ministero della Salute ha organizzato, per tutti i 220 passeggeri, in gran maggioranza cinese ma tra loro c'era anche qualche italiano, uno screening, controlli rigorosi sulle condizioni di salute. Nessuno aveva i sintomi (solo tre cittadini cinesi sono stati portati allo Spallanzani, ma è stato dimostrato che non erano portatori del virus). Bene, quei 220 cittadini, a quel punto, hanno proseguito il loro viaggio (come era giusto che fosse e sono le stesse procedure che stanno seguendo anche gli Stati Uniti e l'Australia per fare due esempi). Ma se tra di loro vi era un asintomatico, c'è il rischio che possa essere portatore del virus in modo inconsapevole. Va detto che sono stati tutti schedati, al ministero della Salute conoscono tutti i loro spostamenti. Ma l'incognita esiste, così come c'è anche per migliaia e migliaia di cittadini italiani, europei, di qualsiasi nazionalità, che abbiano viaggiato di recente a Wuhan, siano tornati in Europa e hanno il virus senza avere i sintomi della malattia.



SCENARIO
Bisogna allarmarsi? No, dicono gli esperti, perché - ribadiamolo di nuovo - la trasmissione del virus non è semplice e comunque il tasso di mortalità è basso (e si muore anche per l'influenza, senza che abbiamo analoghe preoccupazioni, per dirla in modo brutale). Però è giusto vigilare con grande attenzione per evitare la diffusione della malattia, per questo la Cina ha preso misure pesantissime senza precedenti mettendo in quarantena 57 milioni di cittadini, per questo anche l'Unione europea e l'Organizzazione mondiale della sanità stanno valutando, ora per ora, l'evolversi della situazione. Più nel dettaglio l'articolo di Lancet (firmato da microbiologi e infettivologi dell'università di Shenzen coordinati da Jasper Fuk-Woo Chan) parlava di un piccolo gruppo di sei individui (cinque dei quali della stessa famiglia): i tempi di incubazione variano da individuo a individuo, ma c'era il caso del bambino di dieci anni portatore del virus pur non mostrando alcun sintomo.

Spiega il virologo Roberto Burioni: «Sembra possibile l'esistenza di pazienti asintomatici, che stanno bene, non hanno febbre, ma possono diffondere il coronavirus. Il che significa che la misurazione della temperatura agli aeroporti potrebbe non essere sufficiente per bloccare la diffusione della malattia. La lotta contro quest'infezione sarà più difficile del previsto». Anche Yuen Kwok-Yung, microbiologo e ricercatore sulla Sars dell'Università di Hong Kong, intervistato dalla rivista Time, ha spiegato: «Questo nuovo virus potrebbe essere più infettivo della Sars, si sta diffondendo rapidamente, i numeri aumentano con grande velocità. Abbiamo visto bambini che avevano sì la polmonite, ma non tosse e febbre, e dunque non è facile riconoscere questi nuovi casi di infezione dal coronavirus. I controlli sono complicati ed è preoccupante che vi siano catene di contagio non collegate a Wuhan».

RIMPATRIO
C'è poi il tema degli italiani, una cinquantina, che si trovano bloccati per ragioni di lavoro o studio, a Wuhan e nelle altre città isolate per fermare il contagio. Con loro la Farnesina è costantemente in contatto. Gli Stati Uniti stanno già organizzando il rimpatrio di tutti gli americani, anche la Francia sta valutando la stessa operazione. L'Italia intende prendere in considerazione tutte le soluzioni possibili, d'intesa con le altre nazioni dell'Unione europea. Il rimpatrio non è escluso, ma vi dovrebbe comunque essere il consenso di questi connazionali che dovrebbero anche affrontare un periodo di quarantena in un'altra città cinese come Pechino e Shanghai prima di potere partire per l'Italia.

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