Covid, Virginia: 16enne porta aiuti in aereo a ospedali isolati

Covid, Virginia: 16enne porta aiuti in aereo a ospedali isolati
di Anna Guaita
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Mercoledì 8 Aprile 2020, 23:05

​NEW YORK – Ci sono i giovani che disobbediscono alla quarantena e di nascosto si incontrano per bere e ascoltare musica insieme. E poi ci sono quelli che salgono su un piccolo aereo da turismo e portano soccorso agli ospedali rurali, dimenticati da tutti.
 
TJ Kim a sedici anni sperava di continuare il suo amato campionato di lacrosse. Ma ora che il suo liceo è chiuso e ogni attività sportiva è ferma, è riuscito a trovare un modo per coniugare un’altra sua passione con il bisogno di autare gli altri. TJ non ha ancora la patente, eppure è un esperto pilota. Da un anno prende lezioni di volo e sogna un giorno di diventare un pilota della Marina. Ma intanto, con l’aiuto del padre, sta usando questa sua abilità per portare materiale di soccorso negli ospedali  sperduti nelle lontane zone rurali.

TJ vive a Bethesda, nel Maryland, ma le sue mete sono gli ospedali nella zona ovest della vicina Virginia, zone montuose e rurali, poco popolate e largamente dimenticate.
 
Il suo carico è composto di disinfettanti, maschere e guanti protettivi. Migliaia di oggetti indispensabili a chi lotta in prima linea, raccolti attraverso la solidarietà dei compagni, dei vicini, e il lavoro del padre. TJ ha soprannominato la sua missione “Operation Sos”, dove sos sta per Supplies Over Skies (Rifornimenti dal cielo).
 
Il suo primo volo è avvenuto il 27 marzo, quando è atterrato a Luray, nella Valle di Shenandoha, nella Vrginia del nordovest. L’ospedale della cittadina ha accolto il sedicenne pilota come un salvatore: ​ «Tutti pensano ai grandi ospedali delle grandi città – gli hanno detto – e si dimenticano di noi».
 
TJ ha promesso che porterà regolarmente aiuto ai sette ospedali rurali nella zona ovest della Virginia.
 
TJ non è il solo giovane che si sia mobilitato. Nel blog “Quest’America” abbiamo raccontato di altri casi di giovani che lavorano come volontari per aiutare nell’epidemia. A New York ho segnalato il gruppo Invisible Hands, 1500 giovani che si offrono di andare a fare la spesa per anziani chiusi in casa. E non solo: sono anche disposti a fare lunghe chiacchierate al telefono con persone sole che hanno bisogno di sentire una voce.

Gruppi simili sono oramai nati un po’ dappertutto. Portano da mangiare agli anziani e ai malati, portano fuori il cane, annaffiano i prati, portano fuori i sacchi con l’immondizia, cuciono maschere seguendo le direttive degli ospedali.
 
«E’ un priodo così triste – dice TJ Kim -. Quando porto aiuti a questi ospedali vedo il sollievo sulle loro facce. Mi rendo utile. E’ un bel momento».
 
 

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