Coronavirus, ora il vero pericolo è l'Africa: casi in aumento. E i medici nigeriani fanno sciopero

Disinfettanti all'ingresso di un ufficio in Kenya
di Gianluca Perino
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Mercoledì 18 Marzo 2020, 09:37 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 14:32

Adesso il mondo teme un nuovo fronte del Coronavirus, quello africano. Fino ad ora questo continente è stato in qualche modo al riparo dall'epiedemia, ma già nell'ultima settimana sono stati oltre quattrocento i casi che hanno riguardato Algeria, Burkina Faso, Camerun, Egitto (con 58 persone risultate positive), Marocco, Nigeria, Senegal, Sud Africa, Togo e Tunisia. E si contano le prime vittime.

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Per questo il livello di attenzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità è alto e le pressioni sui Paesi più poveri affinchè pratichino tamponi in maniera massiccia sono costanti. Il problema è che molte di queste nazioni non hanno fondi sufficienti ad affrontare un volume di test intenso. E, come avverte l'Oms, rischiano il collasso economico, oltre che quello sanitario. Intanto, a partire dal Marocco, è cominciata la chiusura di alcune frontiere. E in altri Paesi, come la Tanzania, da oggi le scuole resteranno chiuse. «L'Africa è un rischio enorme - ha detto il professor Walter Ricciardi - Come facciamo a dire alle persone di lavarsi le mani se in milioni non hanno nemmeno l'acqua potabile? Figuriamoci il sapone». Per il momento la Banca Mondiale ha stanziato sessanta milioni per l'emergenza, praticamente briciole per chi non ha nulla per opporsi a questa epidemia. Del resto, Paesi come Liberia, Sierra Leone e Guinea, ancora non si sono ripresi dell'Ebola, che tra il 2013 e il 2016 fece oltre diecimila morti. «Il nostro migliore consiglio all'Africa è prepararsi per il peggio». Lo ha detto il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel suo briefing sul Covid-19. «Il mio continente deve svegliarsi, abbiamo visto cosa è successo negli altri Paesi e continenti», ha detto, invitando tutti i Paesi africani a cancellare immediatamente ssembramenti di massa.

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LO SCIOPERO DEI MEDICI NIGERIANI
In questa situazione di crisi, si inseriscono anche proteste che rischiano di aumentare il caos. Come quella dei medici della capitale nigeriana Abuja, che hanno intrapreso uno «sciopero a tempo indeterminato» per ritardi di retribuzione e condizioni di lavoro insicure. L'annuncio choc è arrivato subito dopo la conferma del terzo caso di coronavirus nel Paese. Il presidente della sezione di Abuja dell'Associazione dei medici, Roland Aigbovo, ha dichiarato che si è trattato di una «decisione difficile», ma i medici non sono stati pagati per due mesi nonostante ripetuti «avvertimenti e ultimatum», ha detto. I problemi derivano da un nuovo sistema di gestione stipendi ntrodotto dalle autorità di Abuja. Anche altri operatori sanitari degli ospedali governativi della città hanno lo stesso problema e aderiranno allo sciopero entro 48 ore se le loro richieste non saranno soddisfatte, ha aggiunto Aigbovo. La Nigeria è stato il primo Paese dell' Africa sub-sahariana a confermare un caso di coronavirus il mese scorso.

JACK MA IN CAMPO
La Fondazione Jack Ma e la Fondazione Alibaba doneranno forniture mediche, compresi kit di test, maschere e tute protettive, a 54 Paesi africani per aiutarli nella prevenzione e nel controllo della malattia provocata dal nuovo coronavirus (COVID-19). Secondo l'annuncio diffuso sul suo profilo personale Weibo da Jack Ma, fondatore della società tecnologica globale Alibaba Group, ognuna delle 54 nazioni africane riceverà 20.000
kit di test, 100.000 maschere e 1.000 tute protettive e protezioni facciali per uso medico. Il materiale donato sarà prima consegnato ad Addis Abeba, capitale dell'Etiopia. Il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali assumerà la guida nella gestione della logistica e nella successiva distribuzione delle forniture ai Paesi africani. La donazione ai Paesi africani è l'ultima di una serie di iniziative della Fondazione Jack Ma e della Fondazione Alibaba volte a sostenere gli sforzi globali per combattere la pandemia. Tra i precedenti Paesi che hanno ricevuto gli aiuti figurano il Giappone, la Repubblica di Corea, gli Stati Uniti, l'Italia e la Spagna.

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