Conti bancari su Credit Suisse appartenenti ai nazisti rifugiati in Argentina: gli Usa chiedono trasparenza

La vicenda risale al 2020, quando il Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles aveva pubblicato un elenco di 12 mila nazionalsocialisti vissuti nel Paese sudamericano dagli anni '30

Scoperti conti bancari appartenenti ai nazisti rifugiati in Argentina: Credit Suisse ne nega l'esistenza mentre gli Stati Uniti chiedono trasparenza
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Aprile 2023, 10:27

Dopo una ricerca durata due anni, la banca svizzera Credit Suisse ha indicato di non avere prove concrete dell'esistenza di conti bancari appartenenti ai nazisti vissuti in Argentina a partire dagli anni '30, contrariamente a quanto sostenuto dal Centro Simon Wiesenthal. Il realtà l'istituto bancario elvetico avrebbe trovato solo pochi conti in banca. Negli Stati Uniti le conclusioni dello studio elvetico suscitano però polemiche.

Cosa è successo

La vicenda era iniziata nel 2020, quando il Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles aveva pubblicato un elenco di 12 mila nazionalsocialisti e simpatizzanti del regime nazista vissuti nel Paese sudamericano a partire dagli anni '30. Molti di loro, secondo l'organizzazione intitolata al celebre cacciatore di nazisti, avrebbero avuto conti presso la banca elvetica, che all'epoca si chiamava ancora Credito Svizzero.

Parte del denaro depositato sarebbe appartenuto alle vittime dell'olocausto. Le indagini intraprese da Credit Suisse non hanno «trovato alcuna prova» a sostegno delle affermazioni del Centro Simon Wiesenthal, stando a quanto comunicato dalla banca martedì sera.

La società di consulenza incaricata della ricerca ha «identificato otto persone nominate negli elenchi argentini che probabilmente avevano un conto presso il Credito Svizzero nel periodo di riferimento tra il 1933 e il 1945“. Tuttavia, sette di questi conti erano stati chiusi entro il 1937 e solo uno era ancora aperto durante la Seconda guerra mondiale. Le conclusioni dell'indagine hanno suscitato molte critiche negli Stati Uniti. Una commissione parlamentare accusa la banca svizzera di aver ostacolato le ricerche. "Le informazioni che abbiamo ricevuto mostrano che Credit Suisse ha stabilito un quadro inutilmente rigido [per le ricerche, ndr] e si è rifiutata di dare seguito alle nuove piste che sono emerse nel corso dell'indagine", ha dichiarato il senatore repubblicano Chuck Grassley.

 

Tuttavia, sia Grassley che la Casa Bianca hanno lodato l'impegno della banca ad ampliare l'indagine e hanno detto che la terranno d'occhio anche in futuro: «Ci impegniamo a portare a termine questa indagine», ha dichiarato Whitehouse. "Il fatto che il Credit Suisse abbia accettato di ampliare la portata della sua indagine iniziale in risposta all'indagine della commissione dimostra il potere della supervisione del Congresso sulle frodi aziendali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA