Colombia, uccisi candidato della destra e attivista sociale. Tra luglio e agosto almeno 16 i morti per violenza politica nel Paese

Colombia, uccisi candidato della destra e attivista sociale. Tra luglio e agosto almeno 16 i morti per violenza politica nel Paese
di Elena Panarella
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Domenica 8 Settembre 2019, 17:28
Una lunga scia di sangue continua a scorrere nelle strade della Colombia, nonostante gli accordi di pace tra lo Stato e la formazione guerrigliera delle Farc-Ep. Altri due omicidi a sfondo politico hanno macchiato di sangue il fine settimana, dove sono stati uccisi, nel dipartimento di Antioquia, un candidato del Centro democratico di destra alle elezioni regionali di ottobre, e nel dipartimento di Narino un insegnante, attivista sociale impegnato con le comunità meno favorite. 

La prima vittima, indica la radio Rcn di Bogotà, è Orley Garca, candidato alle comunali del municipio di Toledo, caduto ieri nell’imboscata di un commando che lo ha ucciso a colpi di fucile. L’ex presidente Alvaro Uribe, leader del partito Centro democratico, ha confermato che Garca è stato colpito da 13 proiettili. Fonti locali hanno indicato all’emittente che gli autori dell’attentato potrebbero essere guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) che non hanno aderito all’accordo di pace con il governo. Intanto la polizia del dipartimento di Narino ha confermato l’assassinio, nella notte fra venerdì e ieri in una zona rurale di Tumaco, dell’insegnante José Cortés Sevillano. Anche in questo caso si è trattato di un commando armato che ha affrontato Cortés, presidente della Giunta di Azione comunale di El Carmen, in un albergo dove si trovava con altre persone, sparandolo in varie parti del corpo, e causandone la morte immediata. Il governatore del dipartimento, Camilo Romero ha vivamente condannato l’assassinio sostenendo che la Colombia non può continuare a seppellire i suoi leader sociali, per cui si impongono misure urgenti da parte del governo. Secondo Camilo González, direttore dell’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace (Indepaz), da quando ha assunto il potere il presidente Iván Duque (agosto 2018), almeno 230 leader sociali sono stati uccisi in tutto il Paese. Anche se in realtà la scia di sangue non si è mai fermata. È dal 9 aprile 1948, giorno dell’omicidio del candidato presidenziale e leader liberale cattolico Jorge Elicer Gaitán, che la Colombia sta attraversando decenni di violenze interne, scatenate da cause molto diverse.

Il Centro risorse per l’analisi dei conflitti (Cerac) della Colombia ha riferito che durante il mese di agosto, i morti per violenza politica nel Paese sono aumentati rispetto a luglio, con 9 uccisi il mese scorso rispetto ai 7 del mese precedente. Tuttavia, l’organizzazione ha rivelato che, nonostante questo aumento del mese scorso, nei primi otto mesi del 2019 ci sono stati il 31% in meno di casi di decessi associati a questo tipo di violenza rispetto allo stesso periodo del 2018. Nel suo rapporto mensile sulla violenza, Cerac ha affermato che la minaccia rimane il crimine predominante nella violenza politica nel 2019, con il 47%. 

L’organizzazione ha ricordato che il 1 settembre sono stati assassinati una candidata a sindaco del comune di Suárez e un candidato al consiglio dello stesso comune, in un massacro attribuito (anche in questo caso) ai dissidenti delle Farc. Anche se poi è difficile capire dove sta la verità in una guerra fatta anche di interessi. «I nove decessi associati ad atti di violenza politica, registrati ad agosto, evidenziano un aumento del 29% rispetto ai sette registrati a luglio», è scritto nel rapporto. Il Centro risorse per l’analisi dei conflitti ha osservato che nel corso del 2019, il numero di persone minacciate in azioni di violenza politica si è ridotto del 41% rispetto allo stesso periodo del 2018, passando da 136 a 80 casi. 
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