Clima, sale il mare nel Mediterraneo: coste rischiano la scomparsa

Clima, sale il mare nel Mediterraneo: coste rischiano la scomparsa
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Lunedì 28 Febbraio 2022, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 16:46

Città sempre più a rischio. Ondate di calore, tempeste, siccità e inondazioni, ma anche dagli effetti più lenti dei cambiamenti climatici come l'innalzamento del livello del mare, minacciano la salute, le vite e i mezzi di sussistenza delle persone, nonché infrastrutture critiche, compresi i sistemi energetici e di trasporto. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell'Ipcc «Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability» (Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità) pubblicato oggi.

La popolazione a rischio nelle città e negli insediamenti costieri aumenterà di circa il 20% con un innalzamento medio globale del livello del mare di 0,15 mt rispetto ai livelli attuali; raddoppierà con un innalzamento di 0,75 m e triplicherà con +1,4 mt.

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«La crescente urbanizzazione e il cambiamento climatico insieme creano rischi complessi, soprattutto per quelle città che sperimentano una crescita urbana mal pianificata, alti livelli di povertà e disoccupazione, e una mancanza di servizi di base - dice Debra Roberts, copresidente del gruppo di lavoro II dell'Ipcc - Ma le città offrono anche opportunità per l'azione per il clima: edifici verdi, forniture affidabili di pulito acqua ed energie rinnovabili e sistemi di trasporto sostenibili che collegano le aree urbane e rurali.

Tutto può portare a una società più inclusiva e più giusta».

Sale il Mediterraneo, coste a rischio scomparsa

Il livello del mare nel Mediterraneo è aumentato di 1,4 mm l'anno nel corso del XX secolo. L'incremento è accelerato alla fine del secolo e ci si attende continui a crescere in futuro a un tasso simile alla media globale, raggiungendo valori potenzialmente prossimi al metro nel 2100 in caso di un alto livello di emissioni. L'innalzamento del livello del mare, sottolinea lo studio, ha già un impatto sulle coste del Mediterraneo e in futuro aumenterà i rischi di inondazioni costiere, erosione e salinizzazione. Le coste sabbiose strette che sono di grande valore per gli ecosistemi costieri e per il turismo sono a rischio di scomparsa. L'adattamento include opere ingegneristiche (di varia scala) e sistemi soft/ecosistemici, oltre all'arretramento della linea di costa. Le opere ingegneristiche, nonostante la loro efficienza, hanno effetti negativi sugli ecosistemi, sull'attrattività turistica delle coste e sui costi economico-finanziari, che le rendono vantaggiose solo per zone densamente popolate. I sistemi soft/ecosistemici sono limitati dalla competizione con altre attività nell'uso del territorio. In molti paesi del Mediterraneo, la pianificazione non risulta prendere in considerazione la possibilità di marcati aumenti del livello del mare.

Animali a rischio estinzione

Estinzioni causate al clima nel 47% delle 976 specie esaminate, e la colpa è dell'aumento della temperatura. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell'Ipcc «Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability» (Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità) pubblicato oggi. Vittime del riscaldamento globale, l'Hemibelideus lemuroides, sottospecie bianca del lemuroide dalla coda ad anello del Queensland, in Australia, scomparso dopo le ondate di caldo del 2005 (solo 2 individui trovati con il censimento intensivo del 2009), e il Bramble Cays Melomys (Melomys rubicola), scomparso dopo il 2009 e dichiarato estinto nel 2016 a causa dell'innalzamento del livello del mare e dell'aumento delle mareggiate, associate ai cambiamenti climatici. A livelli di riscaldamento superiori a 2°C, avvertono gli scienziati, entro il 2100 i rischi di estinzione aumenteranno rapidamente: in particolare, per le specie endemiche tale rischio aumenta di 10 volte a fronte di un aumento della temperatura da 1,5°C a 3°C rispetto ai livelli preindustriali. 

«L'aumento delle condizioni meteorologiche e climatiche estreme» - fra cui ondate di caldo, siccità e inondazioni - «ha avuto alcuni impatti irreversibili poiché i sistemi naturali e umani sono spinti oltre la loro capacità di adattamento», causando «una moria di massa in specie come alberi e coralli». Questi eventi meteo estremi hanno «impatti a cascata sempre più difficili da gestire» e hanno «esposto milioni di persone a una grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto in Africa, Asia, Centro e Sud America, nelle Piccole Isole e nell'Artico». Lo affermano gli scienziati Onu esperti in cambiamento climatico.

Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell'inazione. Dimostra che il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente per il nostro benessere e per un pianeta sano. Le nostre azioni di oggi daranno forma al modo in cui le persone si adatteranno e la natura saprà rispondere ai crescenti rischi climatici». Così Hoesung Lee, presidente dell'Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate), in occasione della presentazione del nuovo rapporto «Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability» (Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità) pubblicato oggi. «Questo rapporto riconosce l'interdipendenza tra clima, biodiversità e persone e integra scienze naturali, sociali ed economiche in maniera più marcata rispetto alle precedenti valutazioni dell'Ipcc - continua Hoesung Lee - lo studio evidenzia l'urgenza di un'azione immediata e più ambiziosa per affrontare i rischi climatici. Le mezze misure non sono più un'opzione». 

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