L'avvertimento non usa giri di parole: «Non fate nulla di stupido a Taiwan». Ossia, non provate a invaderla. Le ripercussioni in caso contrario? Come quelle riservate alla Russia, dopo l'attacco all'Ucraina. Anonymous lancia un attacco-minaccia alla Cina. E lo fa hackerando la pagina web di un ente statale, quella del Partito Comunista Cinese (PCC).
Anonymous minaccia la Cina
Il collettivo globale di pirati informatici invita Pechino a stare attenta a come si muove a Taiwan.
Il raid informatico
Vittima del raid informatico di qualche giorno fa - come riporta tra gli altri Taiwan News - è stato il sito web di un ufficio distrettuale di Chengdu della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, organismo chiamato a formalizzare decisioni già prese dal presidente Xi Jinping e dai vertici del Partito comunista cinese. E non è la prima volta che Anonymous prende di mira il governo cinese. Già in passato l'hacker, "Cyber Anakin”, si è infiltrato per cinque giorni i sistemi informatici di Pechino, compresi quelli di alcune centrali nucleari. Nell’ultimo blitz, partito il 2 maggio, i pirati informatici hanno impostato l’interfaccia della pagina web hackerata con le bandiere di Tibet, Taiwan, Turkestan orientale (Xinjiang) e Mongolia interna: tutte realtà che le autorità cinesi ritengono a rischio “separatismo”.
Gli obiettivi di Anonymous
La minaccia a Pechino segue quelle - che si sono poi tradotte in azioni concrete - riservate alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio. Anonymous ha attaccato più volte le strutture web del Cremlino. Gli hacker, nel caso della Cina, hanno minacciato di sabotare i sistemi informatici della portaerei cinese Liaoning. A loro dire potrebbe fare la fine dell’incrociatore russo Moskva, affondato di recente dopo un probabile attacco missilistico ucraino. Perché proprio questa portaerei? Perché è la prima della flotta cinese e per giunta ha origine sovietica: varata nel 1988 nei cantieri navali di Nikolayev, dopo la caduta dell'Urss fu trasferita - guarda caso - in Ucraina. E poco prima del 2000 sfu venduta alla Repubblica Popolare Cinese.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout