Cina, le ultime donne dai piedi costretti: «Fasciati dall'età di 4 anni per un'antica usanza»

I piedi deformati di una 92enne dello Yunnan (foto di Cameron Hack per @thatsmags)
di Sabrina Quartieri
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Lunedì 25 Marzo 2019, 14:25 - Ultimo aggiornamento: 14:27

Si chiama “Loto d’oro” per l’andatura fluttuante che questa pratica impone alle donne che l’hanno subita. Risalente al X secolo, l'usanza di fasciare i piedi per mantenerli piccoli è stata per lungo tempo osservata dalle bambine e dalle adolescenti cinesi perché, così facendo, avrebbero trovato marito più facilmente. Nonostante il dolore straziante quindi, a un certo punto della crescita, quando le ossa erano ancora malleabili, si iniziavano a usare delle strettissime fasce per contenere la dimensione della pianta entro i 12 centimetri, misura ideale e molto apprezzata. In Cina, il divieto ufficiale di questo costume arriva nei primi decenni del Novecento, ma molte giovani, specialmente nelle campagne, hanno continuato segretamente a fasciarsi i loro piedi. Come le figure femminili raccontate su “Thatsmags” dagli scatti e dalle interviste di Cameron Hack, che ha incontrato quattro delle ultime testimoni ancora viventi della tradizione del “Loto d’oro”.
 
«Ho iniziato a fasciare i piedi all'età di quattro anni con l'aiuto di mia madre. Non ero d'accordo, ma non avevo scelta, e a quel tempo non capivo bene. Da allora non ho mai smesso di usare le bende. All'epoca era molto doloroso, ma ora non mi fa affatto male, anche se in questi giorni non riesco a camminare». L’anziana donna dello Yunnan di 89 anni oggi si muove grazie a una sedia a rotelle e vive con suo figlio e la moglie. Anche se i suoi piedi sono davvero piccoli, questa minuta signora fino a sei anni fa intratteneva i turisti in visita al suo villaggio con degli spettacoli di danza. La sua vita matrimoniale è un bellissimo ricordo: «Ho passato molti anni felici con mio marito che ora non c'è più. Eravamo contadini e lavoravamo duramente per pochissimi soldi. A volte era difficile trovare cibo». I loro cinque figli, due maschi e tre femmine, oggi hanno tutti famiglia. La protagonista di questa storia non ha mai lasciato il suo villaggio e spesso riceve persone nella sua casa: «Scattano foto ai miei piedi e a volte comprano le scarpe che ho realizzato ma che non riesco più a indossare. Posso venderle per 100 yuan», conclude la donna.
 
«Cercherei di evitare di camminare, strisciando sulle ginocchia». L’87enne signora della Mongolia Interna non ama parlare troppo del suo difficile passato, ma oggi, raggiunta la vecchiaia, si sente più felice: «Ho avuto la possibilità di viaggiare in altre città e ora io e mio marito viviamo abbastanza bene. Sono fortunata ad averlo ancora con me. Ora mangio bene, indosso bei vestiti e mi sento al sicuro. Viviamo insieme, solo noi due, e quest'anno abbiamo compiuto entrambi 87 anni». L’anziana donna ha iniziato a fasciare i suoi piedi da bambina, per volere di sua nonna e di sua madre, anche loro sottoposte alla stessa pratica durante l’infanzia. «Avevo otto anni. Quando piangevo e soffrivo mi dicevano che senza i piedi piccoli nessuno avrebbe voluto sposarmi. A 18 anni ho incontrato mio marito, era il giorno del nostro matrimonio. Veniva da un altro villaggio e quando è arrivato ha guardato prima i miei piedi e poi il mio volto». L’anziana cinese che usa ancora le fasce e trova difficile camminare, deve farsi da sola le scarpette adatte alla sua pianta deformata. Circa 15 anni fa suo figlio le ha regalato un viaggio nella capitale: «Siamo andati a piazza Tienanmen e tanta gente guardava me e i miei piccoli piedi – conclude la donna - Penso che Pechino sia un buon posto, ma ora sono troppo vecchia per tornare».
 
«Fasciare i piedi era così doloroso. Ricordo che piangevo molto e, se nessuno mi guardava, mi toglievo le bende e le allentavo leggermente. Se qualcuno se ne fosse accorto, sarei stata nei guai, e avrei dovuto usare un ago e un filo per cucire insieme le parti di stoffa in modo da non poterle srotolare». L’anziana cinese dello Yunnan, oggi 92enne, aveva sei anni quando, orfana di madre, è stata costretta da sua zia a sottoporsi alla pratica del bendaggio. Un’usanza che ancora oggi mantiene, ma che in passato ha vissuto come una costrizione: «Non ero d'accordo, ma non avevo scelta». Suo marito l’ha incontrato a 16 anni, era un tipo molto tradizionale. Della sua vita coniugale ricorda quando a un certo punto ha smesso di usare le bende. L'uomo che aveva sposato non l’ha rimproverata, ma le ha scritto una lettera dove le spiegava quanto fossero importanti e belli per lui i suoi piccoli piedi. Così, la ribellione è stata stroncata. «Ora vivo con mio figlio e sua moglie, che si prendono cura di me. Mi preoccupo per mio nipote, che ha già più di 20 anni e deve ancora trovare moglie. Lavora di notte e dorme di giorno, quindi per lui è difficile incontrare qualcuno. Spero di poter vivere abbastanza a lungo per vederlo sposato», conclude la premurosa nonna dello Yunnan.

«Non permetto agli altri di vedere i miei piedi. Sono brutti e per me è una cosa privata». L’85enne cinese della Mongolia Interna ha iniziato a usare le fasce a 11 anni per volere di sua madre adottiva e, da allora, non ha più smesso. «Sono cresciuta nella famiglia che si è presa cura di me e mi sono unita con uno dei miei fratelli acquisiti – racconta l’anziana signora – Dopo aver cercato di avere figli per molto tempo senza riuscirci, abbiamo adottato un maschio e una femmina. Poi sono rimasta incinta di due gemelle e, poco dopo, mio marito è morto». A causa delle difficoltà economiche, delle due bambine date alla luce, una di loro è stata donata a una famiglia di un altro villaggio, mentre l’altra è deceduta: «La ragazza che da piccola ho abbandonato è venuta a trovarmi, ma è stato molto tempo fa. Il mio più grande rammarico è di averla data via», spiega la donna che non ha mai avuto la possibilità di studiare: «All'epoca – ricorda – molte ragazze non ne avevano l'opportunità».

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