Cina, incubo Covid ma si torna a viaggiare: boom di prenotazioni verso l'estero. A Malpensa richiesto il tampone

I dati non governativi parlano di 5mila morti e oltre un milione di contagi al giorno. In occidente si temono nuove varianti. Bassetti: l'Ue alzi la barriera

Cina, incubo Covid ma si torna a viaggiare: boom di prenotazioni verso l'estero (ma l'Ue non aumenta le restrizioni)
di Marco Prestisimone
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Martedì 27 Dicembre 2022, 18:44 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 09:16

In Cina insieme ai dati allarmanti sulla nuova impennata di contagi Covid (almeno cinquemila morti e oltre un milione di positivi al giorno, secondo le stime della società britannica Airfinity), è tornata anche la voglia di viaggiare. Una preoccupazione e un'esigenza difficilmente conciliabili. Eppure la situazione è proprio questa: nonostante i numeri sui positivi sono sempre più alti, complice la politica zero-Covid che non ha funzionato affatto, i cinesi torneranno presto a viaggiare. E anzi, i dati fanno segnare un vero e proprio boom di prenotazioni dopo da quando Pechino ha annunciato che avrebbe riaperto i confini il mese prossimo. Le domande di passaporto per i cittadini cinesi che desiderano imbarcarsi in viaggi internazionali riprenderanno dall'8 gennaio. Lunedì il governo ha dato lo stop a quasi tre anni di regole relative alla quarantena per gli arrivi che hanno influenzato per forza di cose i viaggi all'estero.

Da quel momento i siti di viaggi hanno fatto segnalare un picco di traffico, ma i turisti cinesi non avranno accesso illimitato a tutti i Paesi. Il Giappone, per esempio - una delle destinazioni più popolari per i viaggiatori cinesi - ha annunciato che tutti i turisti provenienti dalla Cina dovranno mostrare un test Covid negativo all'arrivo, o mettersi in quarantena per sette giorni, a causa dell'aumento dei casi. Anche per andare in India sarà necessario mostrare un tampone negativo. Ma il test negativo è tornato - nonostante le rassicurazioni dell'Ue - anche all'aeroporto di Milano Malpensa: la Regione Lombardia richiede infatti un tampone molecolare a chi arriva in volo a Malpensa dalla Cina, tampone che comunque non è obbligatorio. «Si tratta di una misura di prevenzione che serve anche ad accertare il tipo di variante Covid di chi arriva dal Paese asiatico.

Ieri sono stati eseguiti 90 tamponi, oggi 120 e domani si avranno i primi risultati sul sequenziamento».

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Le regole anti-Covid in Cina e la reazione dell'Europa

L'allentamento delle restrizioni - di fatto l'ultimo baluardo della politica cinese - arrivano nel momento in cui il Paese è alle prese con una nuova ondata di infezioni. Il risentimento contro la politica del governo - che ha scatenato anche dele proteste pubbliche contro il presidente Xi Jinping a novembre - ha portato a un allentamento delle misure. Peccato che da quel momento ci sia stata una risalita del numero dei contagi, con ospedali senza posti letto e con carenza di farmaci. Prima della decisione del governo, i cinesi erano fortemente scoraggiati dal mettersi su un volo e quindi in viaggio, anche perché la vendita di viaggi di gruppo e pacchetti vacanze era vietata. Da già dopo mezz'ora dall'annuncio, i dati del sito di viaggi Trip.com - citato dai media cinesi - hanno mostrato che le ricerche di destinazioni popolari erano decuplicate: tra queste Macao, Hong Kong, il Giappone, la Thailandia e la Corea del Sud le destinazioni più gettonate. Ma è inevitabile che l'eco arrivi anche in Europa con la paura che il virus possa viaggiare insieme ai turisti. Riportando il mondo indietro di quasi tre anni. Da quel momento le cose sono cambiate eccome, specialmente grazie ai vaccini. Ma la preoccupazione di nuove varianti resta alta. Al momento l'Ue però tira dritto: «Attualmente non ci sono più restrizioni ai viaggi sia all'interno che verso l'Unione Europea. Le restrizioni sono state abolite ma è stato mantenuto un freno di emergenza che potrebbe essere attivato, se necessario, per reintrodurre le restrizioni: se la situazione epidemiologica lo richiedesse, le misure relative al Covid-19 potrebbero essere reintrodotte in modo coordinato e seguendo un approccio basato sulle persone».

Bassetti: Ue alzi la barriera o ci saranno più rischi che con Wuhan

«A distanza di 3 anni siamo in una situazione in cui non avrei mai immaginato di trovarmi - ha detto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova -. Se vogliamo evitare di riprendere un Sars-CoV-2 mutato dobbiamo intervenire subito: servono controlli su tutti i voli dalla Cina, restrizioni ai viaggi, tampone molecolare ai passeggeri nelle 24 ore precedenti la partenza o quarantena all'arrivo con test molecolare per uscirne, altrimenti chi arriva non deve circolare. Sarebbe una misura che dovrebbe prendere, non l'Italia da sola, ma tutta l'Europa. E non per un mese, ma per sei».

«Con un bacino di un miliardo e mezzo di potenziali contagiati - spiega - il virus farà molte mutazioni e a questo dobbiamo porre la giusta attenzione per non fare lo stesso errore di tra anni fa, quando sottovalutammo cosa stava accadendo dall'altra parte del mondo. Non sono mai stato allarmista - aggiunge - ma ora dico che dobbiamo alzare una barriera per proteggerci da quanto sta accadendo in Cina, dove è in corso una nuova ondata di Covid senza precedenti e su cui c'è censura. Ma email criptate che arrivano da fonti cinesi riportano numeri da far paura, come 325 milioni di cinesi contagiati in 20 giorni, circa 10.000 morti al giorno e almeno 29 varianti di Omicron, alcune delle quali rientrano in quelle che evadono il vaccino in tutto». In Italia, oggi, «grazie allo straordinario lavoro fatto siamo completamente fuori dal Covid, non possiamo permetterci di trovarci 3 anni dopo a correre il rischio di ritrovarci daccapo. A fronte di questo, l'Organizzazione mondiale della sanità faccia qualcosa, trovi una soluzione, perché quello che arriva dalla Cina è una sorta di richiesta di aiuto».

 

 «I loro vaccini a vettore virale funzionano molto meno dei nostri a mRna, inoltre hanno vaccinato pochissimo le persone anziane e hanno un sistema sanitario molto più fragile del nostro, con ospedali per ricchi che funzionano bene, ma tutto il resto è come era da noi 50 anni fa. Quello che rischiamo oggi è molto peggio di quanto accadde con Wuhan perché, mentre allora il contagio era localizzato, ora l'allarme è su tutta la Cina. E proprio come lo scorso anno, da loro come da noi, siamo alle porte dell'inverno, che è una stagione più difficile per la circolazione di virus respiratori, ma anche a ridosso del Capodanno Cinese che sarà un'ulteriore occasione di scambio di persone e di virus. In questi anni in Italia e in Europa, continua Bassetti, «abbiamo fatto un investimento economico spaventoso con vaccini, tamponi e misure sanitarie: non possiamo trovarci ad andare indietro per colpa di chi non è stato in grado di seguire la scienza».

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