Choc nell'Ateneo di Durham, un club dello strupro sessista tra i maschi più ricchi del campus

Choc nell'Ateneo di Durham, un club dello strupro sessista tra i maschi più ricchi del campus
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Martedì 15 Settembre 2020, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 16:56

È uno degli atenei più prestigiosi del Regno Unito e vanta 188 anni di storia, con tanto di motto tratto dai Salmi. Ma uno scandalo che si allarga fra i suoi corridoi e dormitori rischia di gettare un'ombra di vergogna irreparabile sull'università di Durham, gloria accademica del nord dell'Inghilterra. Un gruppo di studenti maschi neoiscritti, che la stampa britannica definisce «posh» (di buona famiglia o figli di papà, che dir si voglia) sono stati pescati a scambiarsi messaggi in chat sulla promozione di una sorta di caccia alle colleghe più povere, messe in palio come per scommessa in un diluvio di richiami sessisti, classisti e persino di riferimenti espliciti allo stupro: almeno a parole.

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L'idea iniziale, come hanno denunciato diversi giornali riaprendo un dibattito allarmato ormai in corso da una settimana sull'isola, pare sia stata quella di dar vita a una competizione interna: vince chi riesce a portarsi a letto la ragazza più povera del campus. Un'espressione particolarmente ripugnante di elitismo
made in UK, notano alcuni commentatori, che proprio nelle università e nella sottocultura di club e confraternite studentesche tocca tradizionalmente i punti più bassi fra rituali d'iniziazione e abusi sessuali compiuti anche a base di droghe e alcol, come emerso in non pochi fatti di cronaca. In questo caso i predatori sono stati scoperti grazie all'azione di un gruppo Facebook universitario chiamato Overheard at Durham Uni.

Da una delle chat denunciate sul social network sono spuntate
discussioni fra circa 60 ragazzi, in gran parte matricole, sorpresi a fare non solo i gradassi, ma a usare apertamente il verbo «stuprare», nonché a scambiarsi consigli sulle droghe più efficaci per eliminare «le inibizioni» delle potenziali vittime e sui modi per mantenere segrete le loro conversazioni via internet da circolo di giovin signori debosciati. Sono tutti studenti appartenenti alla upper-class, secondo la ricostruzione dei tabloid, che guardano con disprezzo evidente chi sia di più bassa estrazione sociale. E non solo: nella chat incriminata il classismo s'incrocia infatti con i peggiori toni sessisti infarciti di volgarità sulle ragazze, specialmente quelle meno abbienti catalogate alla stregua di oggetti per il divertimento personale o di trofei. Dopo la denuncia, l'università è finalmente intervenuta avviando un'inchiesta ma limitandosi per ora a minacciare provvedimenti di espulsione.

«Si tratta di commenti ripugnanti e di una chat inaccettabile per i nostri valori e i nostri principi», ha concesso un dirigente dell'ateneo, Jeremy Cook, in attesa che il rettorato di Durham passi dalle parole ai fatti. Intanto la vicenda torna ad alimentare l'eterno dibattito - sociale, ma anche politico - sul modo in cui non di rado vengono tuttora trattate qua e là nel Regno le donne, nel mondo accademico come altrove, specie se figlie della working-class. «Quanto accade a Durham non è nuovo e nemmeno sorprendente, nelle più prestigiose università ci sono problemi di classismo, razzismo e misoginia da molti anni», ha osservato Lisa McKenzie, docente di sociologia e attivista che ha dedicato diversi saggi alla piaga delle discriminazioni. Secondo la ricercatrice, che rivendica fieramente le sue radici povere, a cambiare deve essere una certa narrativa che continua a «svilire» la classe lavoratrice britannica, e specialmente le donne che vi appartengono per origine. Ma anche il clima d'impunità e di privilegio (di ceto o di censo) su cui troppi figli di papà del Regno possono ancora contare: come si sospetta sia avvenuto in almeno tre recenti assoluzioni collettive di studenti 'posh' accusati di violenza sessuale in altrettanti campus. 

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