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Catalogna senza presidente, Torra sospeso dai giudici: ritardò a rimuovere uno striscione pro-indipendentisti

Mondo
Martedì 29 Settembre 2020 di Elena Marisol Brandolini
Il 131˚ presidente della Generalitat Quim Torra è stato condannato in via definitiva dal Tribunal Supremo a un anno e mezzo di inabilitazione dagli incarichi pubblici per aver disobbedito alla Giunta Elettorale, avendo tolto con ritardo lo striscione appeso sulla facciata del Palau de la Generalitat con la scritta Llibertat presos polítics, nel corso della campagna elettorale per le politiche dell’aprile 2019. Il TS conferma così in secondo grado la sentenza già emessa dal Tribunal Superior de Justícia de Catalunya, lasciando senza presidente la Generalitat e obbligando il popolo catalano a un ritorno alle urne. Un verdetto largamente previsto che, per la prima volta, inabilita un president nell’esercizio delle sue funzioni e apre perciò un periodo mai sperimentato nella politica catalana, con approdo a nuove elezioni autonomiche tra la fine di gennaio e l’inizio del febbraio del prossimo anno.

Quim Torra, giornalista, letterato e senza esperienza politica di gestione in prima linea, era arrivato all’incarico di presidente nel maggio 2018, succedendo a Carles Puigdemont, in esilio dall’autunno 2017 dopo la dichiarazione lampo dell’indipendenza del 27 ottobre di quell’anno. Candidato non di prima scelta, individuato dopo l’impossibilità per l’indipendentismo di realizzare le investiture di Puigdemont (a distanza, perché in esilio), di Jordi Sánchez (messo in carcere dopo il referendum dell’1 ottobre) e di Jordi Turull (finito in carcere nel corso del dibattito parlamentare), Torra aveva voluto improntare la sua presidenza a una logica di lealtà nei confronti del suo predecessore e al mandato del referendum dell’1 di ottobre, senza rinunciare a marcare un profilo proprio. Come nel caso dello striscione non ritirato a tempo, un atto cocciuto e innecessario, pagato a caro prezzo.

Con una sentenza considerata sproporzionata dall’associazionismo democratico catalano, dai sindacati confederali al F. C. Barcelona, dai partiti come Podemos e l’area dei Comuns e accolta invece con soddisfazione dalle destre. E contro cui ieri l’indipendentismo è sceso nelle piazze delle diverse città, perché esprime «un attacco alla libertà di espressione, alla democrazia e alla sovranità del popolo catalano». Un nuovo capitolo nella giudiziarizzazione della questione catalana che non aiuta alla soluzione del conflitto.
Comincia così una lunga campagna elettorale in Catalogna, in una situazione già tesa tra i componenti della coalizione di governo, con un patto tra Esquerra Republicana e Junts per Catalunya per gestire la prossima fase istituzionale. Sarà il repubblicano Pere Aragonès a sostituire Torra temporaneamente nell’incarico, molto delimitato nella funzione di rappresentanza. Se nel parlament non ci saranno candidature con possibilità di passare - i partiti indipendentisti non ne proporranno - trascorsi due mesi si convocheranno nuove elezioni, da celebrarsi dopo ulteriori 54 giorni, ossia tra il 31 gennaio e il 7 febbraio.

Difficile capire ora se e come potrà riprendere il tavolo di dialogo tra il governo spagnolo e il governo catalano. Il governo spagnolo ha iniziato questa settimana ad esaminare la questione degli indulti ai leader indipendentisti catalani condannati nel processo per l’1 ottobre, una procedura che risolverebbe la condizione personale dei detenuti senza tuttavia annullare il reato, che è quanto chiede invece il movimento indipendentista con l’amnistia.  Si starebbe poi lavorando alla modifica del delitto di sedizione nel Codice Penale con valore retroattivo. Per evitare strumentalizzazioni della parte più reazionaria dei vertici della giustizia in vista della sentenza a Torra e dell’anniversario dell’1 ottobre, il governo spagnolo aveva impedito al re Felipe VI di recarsi a Barcellona la scorsa settimana alla cerimonia inaugurale del Consejo General del Poder Judicial, suscitando la protesta pubblica del suo presidente Carlos Lesmes.Gli organi di giustizia non vengono rinnovati da anni in Spagna per il veto posto dal PP che ne ha la maggioranza e il conflitto tra potere esecutivo e potere giudiziario sta diventando grave. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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