Brexit, Ue teme scenario peggiore: «Tutti i Paesi si preparino al no deal»

Brexit, Ue teme scenario peggiore: «Tutti i Paesi si preparino al no deal»
di Antonio Pollio Salimbeni
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Mercoledì 4 Settembre 2019, 08:02
BRUXELLES Mentre ai vertici di Commissione europea e Ue si comincia a ritenere con crescente rassegnazione che la possibilità di una Brexit senza accordo è sempre più evidente, plana l'ipotesi di nuove elezioni nel Regno Unito. Si tratta di una prospettiva tuttora incerta che interferirebbe sulla scadenza del 31 ottobre, la data del divorzio. Non ci sono reazioni né a Bruxelles né nelle altre capitali che contano sugli ultimi contorcimenti del neopremier britannico Boris Johnson. Tuttavia si coglie un'enorme preoccupazione per la piega che sta prendendo lo scontro politico in atto a Londra. Oggi riprendono a Bruxelles i contatti a livello tecnico dopo le settimane di pausa vacanziera: ci sarà il consigliere di Johnson per gli affari europeo David Frost. In mattinata si riunisce la Commissione europea e toccherà al presidente Juncker e al negoziatore per la Brexit Barnier fare il punto della situazione.

MESSAGGI IN CHIARO
I messaggi in chiaro da Bruxelles sono negativi. Segnalano che le quotazioni del no deal, di una uscita del Regno Unito senza accordo, con tutti i rischi economici, politici e anche quello di ritrovarsi con una crisi pericolosa alle frontiere tra Repubblica d'Irlanda e Irlanda del Nord, sono in ascesa. «L'eventualità di una Brexit senza accordo resta una possibilità evidente», ha indicato la portavoce della Commissione Mina Andreeva. Stamattina, al termine della riunione dei commissari europei, sarà lanciato un appello ai governi Ue «affinché tutti siano pronti nel caso si arrivi al divorzio con il Regno Unito senza intesa». Parole molto nette. I tecnici comunitari sono al lavoro per poter usare il Fondo europeo per le calamità naturali a fini diversi, compreso il sostegno finanziario per fronteggiare i danni economici di una Brexit dura.

In teoria, il fatto che Boris Johnson possa rafforzarsi in una tornata elettorale anticipata potrebbe ampliare i suoi margini di manovra all'interno per aprire una nuova fase con la Ue. Tuttavia non è su una tale ipotesi che nell'Unione si stanno facendo scommesse. Da una parte c'è chi spera ancora che il treno in corsa della Brexit possa essere arrestato in qualche modo. Dall'altra parte governi e Commissione sono tuttora in attesa di proposte credibili da Londra che siano in grado di sostituire il famoso backstop per evitare il ritorno di confini fisici tra le due Irlande.
Johnson ne parla da giorni, ma al tavolo Ue non è arrivato nulla di convincente. Il premier britannico continua a ripetere che non accetterà mai il backstop.

Si tratta della rete di protezione che scatterebbe nel caso in cui Regno Unito e Ue non trovassero un accordo sulle relazioni commerciali future: l'Irlanda del Nord continuerebbe a far parte dell'unione doganale e dovrebbe rispettare una parte sostanziale delle norme del mercato unico, mentre il Regno Unito dovrebbe restare allineato all'unione doganale con una evidente perdita di sovranità nazionale in materia commerciale. Boccone amaro e indigesto per i brexiteers. Barnier ha ribadito che l'accordo raggiunto con Theresa May e bocciato da Westminster non è rinegoziabile: pronti a discutere di alternative al backstop ma «abbiamo bisogno di formule concrete compatibili con quell'accordo».

La Ue non cambia posizione nonostante le preoccupazioni (soprattutto tedesche) per le ricadute economichei e geopolitiche di una Brexit dura. Ha detto un funzionario governativo francese: «I nostri principi non cambiano, non sono legati alla vita politica britannica». In ogni caso, non è affatto detto che il risultato del voto sarebbe favorevole a Boris Johnson.
 
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