Brexit, nuovo ko per Boris Johnson sul voto anticipato: la Camera dice no 293 a 46

Brexit, nuovo ko per Boris Johnson sul voto anticipato: la Camera dice no 293 a 46
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Martedì 10 Settembre 2019, 01:58 - Ultimo aggiornamento: 10:27
Seconda bocciatura, come previsto, sulla mozione presentata da Boris Johnson per la convocazione di elezioni anticipate nel Regno Unito il 15 ottobre. La Camera dei Comuni l'ha bocciata con 293 sì contro 46 no e numerosi astenuti (la settimana scorsa c'erano stati 298 sì e 56 no). Il quorum necessario sarebbe stato dei due terzi ma gli oppositori, Labour in testa, hanno confermato il no: chiedendo al premier Tory d'assicurare prima che il 31 ottobre non vi sia una Brexit no deal nel rispetto della legge pro-rinvio appena varata.

Boris Johnson aveva rilanciato  la sfida delle elezioni per sciogliere il nodo della Brexit ripresentando in tono polemico e in un clima rovente una mozione per il voto anticipato. Il premier Tory ha preso di mira le opposizioni, e in particolare il leader laburista Jeremy Corbyn, accusati di aver invocato a lungo le urne, ma di volerle ora posticipare malgrado la legge anti-no deal (da Johnson chiamata «legge della resa») sia stata frattanto approvata: «L'unica ragionevole spiegazione è che hanno paura che vinceremo noi». 

Durante il suo intervento Johnson non ha mancato di rendere omaggio allo speaker John Bercow, che nelle scorse ore ha preannunciato le sue dimissioni in polemica con lo stesso premier, per il «lungo servizio» alla guida della Camera dei Comuni. Ma gli ha anche rinvolto qualche frecciata, come quando gli ha riconosciuto di aver sempre agito secondo quello che «lei ha giudicato essere l'interesse nazionale»; o quando - nel momento in cui Bercow ha permesso a un deputato di interromperlo con una mozione d'ordine rivelatasi impropria - lo ha ringraziato ironicamente per la sua «consueta imparzialità».

 
Boris Johnson ha detto di essere pronto a «negoziare con l'Ue» per portare a termine la Brexit «il 31 ottobre, se possibile con un accordo, ma altrimenti senza» malgrado la legge anti-no deal approvata dal Parlamento, che da stanotte sarà sospeso per 5 settimane. «Io non chiederò un altro rinvio», ha insistito il premier Tory, se le opposizioni lo vogliono l'unico modo è votare in favore delle elezioni e lasciar decidere «il popolo».

L'opposizione laburista britannica vuole le elezioni, ma non si si farà mettere «in trappola» dal primo ministro Tory, Boris Johnson, e vuole prima assicurarsi che il Paese non esca dall'Ue il 31 ottobre con una Brexit no deal.
Lo ha detto il leader del Labour rispondendo a Johnson alla Camera dei Comuni e confermando il rifiuto del suo partito come delle altre forze di opposizione di sostenere la mozione del governo per un voto anticipato il 15 ottobre. Corbyn ha poi accusato il primo ministro di aver deciso la sospensione del Parlamento da oggi per «sfuggire allo scrutinio delle sue azioni» e di voler «chiudere la democrazia»; lo ha inoltre ammonito a rispettare la legge anti-no deal che impone la richiesta di un rinvio della Brexit in mancanza di accordo con l'Ue e a rispettare il ruolo del Parlamento. Sulla stessa linea gli altri leader delle opposizioni, dalla LibDem, Jo Swinson, al capogruppo degli indipendentisti scozzesi dell'Snp, Ian Blackford, che ha detto: «Vogliamo le elezioni, ma non nei termini di un primo ministro inaffidabile».
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