Londra fuori dall'Ue: lavoro, residenza e turismo: cosa cambia per gli europei

Londra fuori dall'Ue: lavoro, residenza e turismo: cosa cambia per gli europei
di Cristina Marconi
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Lunedì 26 Novembre 2018, 07:21 - Ultimo aggiornamento: 20:15

Così come stanno le cose, il Regno Unito si avvia verso il suo ultimo Natale europeo. Il 29 marzo del 2019 allo scoccare delle 11 il paese sarà fuori dalla Ue e per i tre milioni e mezzo di cittadini europei nel paese inizierà una fase nuova, in cui si potrebbero sentire un po' più in terra straniera di quanto avvenuto finora. Anche se nella pratica non dovrebbe cambiare quasi nulla per loro. «I cittadini europei che hanno costruito le loro vite nel Regno Unito avranno i loro diritti protetti, così come i britannici che vivono altrove nella Ue», ha ribadito la May e questo varrà non solo per chi è arrivato prima del 29 marzo del 2019, ma per tutti coloro che lo faranno prima della fine del periodo di transizione, che potrebbe essere esteso al 2022. Rispetto al passato, sarà infatti necessario registrarsi e dotarsi di un permesso di residenza permanente, acquisibile dopo cinque anni di tasse.

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LE NOVITÀ
Ma cosa cambia per i cittadini europei che vorranno trasferirsi per studiare o lavorare nel Regno Unito dopo il periodo di transizione? Su questi punti non ci sono ancora molte certezze. Anche perché i vari temi sul tavolo, dalla scuola al lavoro tanto per citarne soltanto due, saranno oggetto di altre trattative con l'Europa. Certamente sarà più difficile trovare lavoro: i permessi, infatti, verranno rilasciati in base alle necessità del mercato inglese senza corsie preferenziali (come accade oggi) per gli europei. Possibile anche una stretta sulla residenza, oltre all'ipotesi di un aumento delle tasse universitarie (ora gli europei pagano migliaia di euro in meno rispetto ai cittadini extraeuropei).
Ma c'è dell'altro. Il testo da 585 pagine sul ritiro dalla Ue, legalmente vincolante, comprende anche i dettagli sul conto da saldare prima di andare via, 39 miliardi di sterline per coprire il bilancio fino al 2020 e per onorare spese come le pensioni dei funzionari britannici della Ue, e la soluzione per evitare un confine tra Irlanda e Irlanda del Nord in attesa che venga negoziato un accordo di libero scambio tra Regno Unito e Unione europea. Si tratta del punto più controverso, poiché mantenendo, seppur provvisoriamente, l'Ulster nel mercato interno e il Regno Unito nell'unione doganale, si viene meno a molte delle promesse che la premier Theresa May ha fatto negli anni passati, ossia tenere tutto il paese sotto le stesse regole e stringere accordi commerciali con paesi terzi controllando l'immigrazione. Nella dichiarazione politica, testo più breve e non vincolante, si parla invece del futuro dei rapporti tra il Regno Unito e il blocco europeo, sottolineando che saranno «mercati separati e ordinamenti giuridici distinti» dopo la Brexit e che l'accesso britannico ai mercati europei dipenderà dal rispetto degli standard sulla concorrenza, le tasse, l'ambiente, le tutele sociali e occupazionali: dell'idea di «commercio senza frizioni» presentata dalla May e invisa ai leader europei, che la trovavano troppo vicina al mercato interno, rimane solo la serie comune di regole.

I SERVIZI FINANZIARI
Sui servizi finanziari, a cui la dichiarazione dedica solo tre paragrafi, si legge che le due parti avranno «in piedi un sistema di equivalenza» per accettare il regime regolatorio l'uno dell'altro e che questo dovrà essere pronto il prima possibile, prima del giugno 2020, per sostituire il sistema di «passaporto» che permette attualmente a un'istituzione di operare in tutta la Ue. Per gli esperti manca ancora sufficiente chiarezza per giudicare il testo, la cui approvazione pone però le basi per scongiurare l'ipotesi invisa a tutti del no deal. Proprio questo mercoledì la Banca d'Inghilterra pubblicherà le sue stime sull'impatto monetario e economico dell'accordo e un paragone con quello che rischia di succedere se si tornasse alle regole del WTO, con tariffe e controlli alle frontiere, in modo da dare un'immagine chiara della differenza tra i due scenari.

L'ELIMINAZIONE
La permanenza nella Ue, che doveva essere anch'essa inclusa tra gli scenari descritti, è stata eliminata. Ieri il commentatore Wolfgang Münchau di Eurointelligence, sulle pagine di FT, lo definiva «il miglior accordo possibile» dopo averlo analizzato attentamente, osservando come mantenendo l'allineamento delle regole con la Ue permette di contemplare un futuro secondo referendum, ma quello giusto, ossia sul rientro in Europa, con un tutto il tempo per una campagna efficace e positiva. Un'altra delle mille opzioni sul tavolo in questo momento di incertezza.
 

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