Brittany Renee Borgess, una 30enne di Duboistown, in Pennsylvania, non dimenticherà mai la mattina del 22 luglio 2016: come tutti i giorni, prima di andare a lavorare, stava portando suo figlio Isaac, due anni, e Samaria, quattro (figlia del suo fidanzato William Motyka), nei due diversi asili che i piccoli frequentavano. Dopo aver fatto scendere Isaac è ripartita e a quel punto la sua mente ha avuto un blackout fatale: si è diretta verso il suo luogo di lavoro, ha parcheggiato nel retro di un centro commerciale, è scesa e ha chiuso a chiave la macchina, dimenticando completamente che nei sedili posteriori c'era ancora Samaria. Quando sei ore dopo è tornata a riprendere l'auto le si è gelato il sangue nelle vene: Samaria era stesa esanime sul pavimento della vettura, uccisa dal calore asfissiante che nell'abitacolo era di 43 gradi al momento del ritrovamento.
Per Brittany, incriminata per omicidio colposo, la sentenza è arrivata in queste ore, a oltre due anni dalla tragedia: la giuria, dopo una riunione di tre ore, ha sorprendentemente deciso di affibbiarle una semplice multa da 25 dollari per aver lasciato la piccola abbandonata a se stessa. Nulla di più. Alla lettura del verdetto l'aula del tribunale è diventata una bolgia, con i parenti e gli amici della famiglia della bimba che protestavano e invocavano una pena severa: «Quella non può essere considerata una dimenticanza come un'altra, c'è una bambina che è morta» urlavano inferociti.
Durante il dibattimento i pubblici ministeri avevano sostenuto che non c'era una spiegazione ragionevole del perché la donna avesse lasciato la piccola da sola e che l'oblio non dovrebbe essere accettato come scusa per la morte di Samaria: «È assurdo lasciare un bambino morire in una macchina». L'avvocato di Brittany, dal canto suo, aveva sostenuto la tesi in base alla quale era stato un malfunzionamento del cervello a causare la perdita di consapevolezza da parte della donna. «Borgess non ignorò coscientemente o dimenticò consapevolmente che Samaria era nell'auto - ha detto l'avvocato Peter T. Campana - Brittany era in uno stato di sonno e stress cronici».
E la giuria, quando si è trovata a decidere se Brittany avesse compiuto un atto criminale o fosse stata vittima di una semplice dimenticanza, non se l'è sentita di giudicarla colpevole. Per lei la condanna è arrivata dalla vita: poco tempo dopo la tragedia lei e William si sono lasciati, e per il resto della sua esistenza rivivrà mille volte, come in un incubo, quegli attimi in cui è scesa dalla macchina senza guardare dentro. Sarebbe bastato uno sguardo per cambiare il corso del destino di tutti.
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