Biden sotto attacco per gli affari del figlio Hunter in Cina: si ipotizzano evasione fiscale e riciclaggio

Biden sotto attacco per gli affari del figlio Hunter in Cina: si ipotizzano evasione fiscale e riciclaggio
4 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Dicembre 2020, 20:25 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 19:25

Altre grane per Joe Biden: ancora prima dell'insediamento alla Casa Bianca arriva la tegola delle indagini sul figlio Hunter, con alcuni repubblicani che invocano la nomina di un procuratore speciale per evitare che con la futura amministrazione tutto venga insabbiato. E sì, perché le indagini sarebbero di più ampia portata rispetto a quanto rivelato dallo stesso secondogenito del presidente eletto degli Stati Uniti. Nel mirino infatti ci sarebbero non solo questioni fiscali, ma anche gli affari di Hunter in Paesi stranieri come la Cina, col sospetto di operazioni volte persino al riciclaggio di denaro.

Ad essere coinvolte sarebbero le procure di diversi Stati Usa, oltre a quello del Delaware dove la famiglia Biden risiede.

In campo anche l'Fbi, viste le preoccupazioni degli 007 per le transazioni con alcuni attori stranieri, vedi quelli legati a Pechino. Le varie indagini erano però state in qualche modo 'congelatè per non condizionare la campagna elettorale. E non è chiaro se in tale contesto si siano rivelati importanti i contenuti del misterioso laptop attribuito ad Hunter e ritrovato in Delaware: una circostanza usata per mesi da Rudy Giuliani, avvocato personale di Donald Trump, per alimentare una campagna di sospetti.

Fatto sta che le dichiarazioni dei redditi e la documentazione fiscale del figlio dell'ex vicepresidente Usa sarebbero al vaglio anche della sezione che si occupa di frodi finanziarie di una delle corti distrettuali di New York, mentre ad indagare sui legami con Paesi stranieri e sul possibile riciclaggio sarebbero gli investigatori federali sia in Delaware sia nella capitale Washington. Ma un'inchiesta per sospetti reati finanziari sarebbe stata aperta anche da una corte distrettuale della Pennsylvania: quest'ultima riguarderebbe anche il fratello minore del presidente eletto, James Biden, coinvolto in alcuni affari legati alla gestione di un ospedale. Non c'è comunque alcuna indicazione che il futuro inquilino della Casa Bianca sia a sua volta indagato. Sebbene le ombre che si allungano sulla famiglia rischiano di mettere in grave difficoltà l'ex vicepresidente, con Trump che durante la campagna elettorale ha accusato i Biden di «corruzione» per aver condotto affari più o meno loschi sfruttando le loro connessioni. Senza contare le presunte pressioni su Kiev per far licenziare il procuratore che indagava sulla società ucraina Burisma, nel cui board sedeva proprio Hunter Biden.

«Il 10% degli elettori avrebbe cambiato il proprio voto se avessero saputo prima», il post di alcuni commentatori conservatori immediatamente ritwittato da Trump. Ma la strada per Biden si complica anche sul fronte delle nomine e dei possibili conflitti di interesse. Un problema in vista delle conferme in Senato ma anche per l'ostilità dell'ala progressista del partito democratico. Nel mirino ora c'è Anthony Blinken, scelto come segretario di Stato: sarebbe, insieme ad altri ex responsabili dell'amministrazione Obama, tra i cofondatori di una società di consulenza che ha lanciato un fondo per investire nel settore della sicurezza e della difesa. Fondo nel cui portafoglio ci sarebbero per lo più start up tecnologiche e di raccolta ed elaborazione dati che hanno ottenuto contratti dal governo Usa, compresi alcuni accordi con il Pentagono e con la Cia. Blinken infine sarebbe anche coinvolto nella società di investimenti tra i cui consulenti figura Lloyd Austin, l'ex generale nominato da Biden segretario alla Difesa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA