Beirut, un militare italiano ferito nelle esplosioni, sotto choc altri soldati dei 1.200 che l'Italia schiera nel contingente internazionale Unifil dal 1978

Beirut, un militare italiano ferito nelle esplosioni, sotto choc altri soldati dei 1.200 che l'Italia schera nel contingente internazionale Unifil dal 1978
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Martedì 4 Agosto 2020, 21:08 - Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 08:53

Il soldato italiano ferito, per fortuna lievemente, nelle esplosioni di Beirut fa parte del contigente di oltre mille fra uomini e donne con cui l'Italia partecipa in maniera significativa allo schieramento internazionale Unifil in campo dal 1978 per contribuire al mantenimento della pace in Libano. Schieramento la cui responsabilità è stata più volte affidata agli italiani come avviene dal 2018.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha voluto subito essere informato sulle condizioni del militare italiano ferito in Libano ed esprimere la vicinanza di tutto il governo, ricevendo rassicurazioni sullo stato del militare che è stato lievemente ferito al braccio durante l'esplosione. Come fa sapere il ministero della Difesa, «lo stabile dove si trovavano i dodici militari Italiani infatti, anche se non si trovava nelle immediate vicinanze, è stato danneggiato dall'onda d'urto. È in corso il loro trasferimento da Beirut alla base di Shama. Tutti hanno avvisato di persona le loro famiglie rassicurandole sulle proprie condizioni».


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Gli italiani in Libano


Gli italiani, in particolare, animano la Joint Task Force - Lebanon Sector West, zona nella quale appena il 27 luglio è avvenuto il passaggio di mano della bandiera delle Nazioni Unite che ha sancito il cambio del contingente italiano in Unifil: il generale di Brigata Diego Filippo Fulco, comandante della Brigata “Granatieri di Sardegna” ha ceduto il comando al Generale di Brigata Andrea Di Stasio, comandante della Brigata “Sassari” . A sancire il trasferimento d’autorità il generale di Divisione Stefano Del Col, capo della missione Unifil nel Sud del Libano. Presente alla cerimonia l’Ambasciatore d’Italia in Libano  Nicoletta Bombardiere. 
 
 
 

Brigata Sassari


Navi dell'Unifil anche ieri alle 17 erano ormeggiate nel porto di Beiruto dove sono avvenute le due esplosioni talmente potenti da essere avvertire a Cipro, a 249 chilometri di distanza. 
Un militare italiano del contingente ha riportato lievi ferite. Come fa sapere lo Stato Maggiore della Difesa spiegando che è stato lo stesso militare a informare direttamente i familiari sul suo stato di salute. In stretto coordinamento con le forze di sicurezza libanesi, sono intervenuti i soccorsi del Sector West di Unifil che hanno provveduto all'evacuazione del personale. Sono in corso gli accertamenti da parte di Unifil e delle forze di sicurezza libanesi per accertare la dinamica dell'accaduto.
 


«Siamo qui in seguito ad una risoluzione, del 2006, del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – aveva detto in primavera il generale Diego Filippo Fulco, allora comandante del contingente italiano in Libano, in un collegamento con IlMessaggero.it anche sul tema della pandemia di coronavirus – Il nostro compito è quello di far rispettare la cosiddetta blue line (una linea di demarcazione tra Israele e Libano, resa nota dalle Nazioni Unite dal 2000, ndr) e far sì che in questa parte non circolino armi, non autorizzate dal governo o da Unifil (ovvero la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite, ndr)». Ma gli italiani devono anche «supportare il governo del Libano nell'attuare la propria sovranità su questa area e svolgere alcuni compiti di sostegno alla popolazione»


Il contingente italiano – che, all'interno di Unifil, è il secondo, dal punto di vista numerico, dopo quello indonesiano – si è mosso, dalla fine di febbraio, per la sicurezza sanitaria dei propri uomini. «Abbiamo da subito attuato le misure necessarie ad evitare il contagio – sottolinea il generale Fulco – E così sono arrivati i termoscanner, all'ingresso delle nostre basi e abbiamo dotato il personale di mascherine e guanti. Allora, il virus era un nemico poco definito e conosciuto e occorreva muoversi con le massime cautele». 

La missione Unifil - come ricorda il dell'Esercito - è nata con la Risoluzione 425 adottata in data 19 marzo 1978 da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a seguito dell'invasione del Libano da parte di Israele (marzo 1978). Successive Risoluzioni hanno prorogato, con cadenza semestrale, la durata della missione.

Con la Risoluzione n. 1701 dell'11 agosto 2006 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha previsto il potenziamento del contingente militare Unifil fino a un massimo di 15.000 uomini, da schierare in Libano in fasi successive, espandendo l'area di operazioni a tutto il territorio libanese a sud del fiume Litani.

In tale contesto le unità di Unifil, su richiesta del Governo libanese, agiscono come "forze cuscinetto" tra i contendenti. L'Italia, allo scopo di contribuire all'incremento del pacchetto di forze a disposizione di UNIFIL, partecipa alla missione internazionale - denominata in ambito nazionale Operazione "Leonte".​​​

L’Italia ha la leadership nel Comando del settore Ovest.

Dall’inizio della seconda fase della missione Unifil (agosto 2006), per quattro volte è stato scelto quale Unofil Head of Mission e Force Commander un generale Italiano. La prima volta, il generale Claudio Graziano (attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa) ha ricoperto la carica per quasi tre anni, dal 2 febbraio 2007 al 28 gennaio 2010. Dal 28 gennaio del 2012, il generale  Paolo Serra è stato a capo fino al 24 luglio 2014 quando il generale Luciano Portolano è subentrato nella carica fino al 20 luglio 2016. Dal 7 agosto 2018 il nostro Paese ha assunto nuovamente l’incarico di Head of Mission e Force Commander con il Generale di Divisione Stefano Del Col.​

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